Corpus Christi

19 Agosto 2014

Erano le otto di sera e fuori buio pesto. Lei stava dietro la scrivania, seduta su una poltrona di sky coi braccioli rattoppati. Prego, aveva detto facendoci cenno di entrare. Mettetevi comodi, aveva aggiunto indicando le due sedie davanti a noi. L'ufficio, come lo chiamava lei, era il soggiorno di una casa mobile del Settantanove, l'anno in cui era entrata in convento. Uno chalet di legno in mezzo a un boschetto di pioppi a est della proprietà, cinque miglia da Brenham, contea di Washington, Texas.

 

Si chiamava sister Jordana, dal nome del fiume dove Nostro Signore era stato battezzato, aveva detto. Era grassa, introversa e sospettosa. Fosse stato per lei avrebbe detto scusate, mi spiace, non mi va di parlare della spiritualità femminile nella Chiesa, rinuncio all'intervista. Ma era obbligata dal voto di obbedienza alla madre badessa.

Teneva la testa infossata nelle spalle. Le guance piene si univano al collo senza nemmeno la piega del mento.

 

Cosa volete sapere, aveva chiesto incrociando le braccia sul petto. Parlava con la voce fina e nasale dei cartoni di Disney. La sua opinione, avevamo risposto. Aveva attaccato un discorso imparato a memoria che era durato poco meno di venti minuti. Okay, aveva detto alla fine, ora scusatemi ma devo andare. Le avevo stretto la mano e mentre lo facevo le ho chiesto se potevo aggiungere ancora una cosa. Prego, aveva risposto. Sister Jordana, avevo domandato, com'è che è arrivata fin qui? Come ho deciso di farmi suora? aveva ribattuto lei. Non era la domanda che le avevo fatto. A dire il vero non avevo idea di cosa volessi sapere. Sì, avevo risposto. È una storia lunga, aveva proseguito lei. Va bene, fa niente, stavo per ribattere, ma lei mi aveva preceduta. Mio padre faceva il falegname, aveva attaccato, come san Giuseppe. Mi ero aspettata un sorriso, un'occhiatina d'intesa, invece niente. Abitavamo vicino a un convento di Clarisse e quando serviva, lui dava una mano. Riparava il recinto, le sedie, i tavoli, cose del genere.

 

Lei gli voleva molto bene. Tutti gliene volevano. Era un uomo onesto, buono, giusto, molto religioso. Tutta la famiglia era molto religiosa. E io una brava ragazza, aveva continuato. Mi preoccupavo solo di comportarmi bene, di non dare dispiaceri ai miei. Andavamo a messa insieme tutte le domeniche. Finché un giorno, durante la comunione, il pastore non aveva detto: naturalmente noi sappiamo che questa è una convenzione, una commemorazione dell'Ultima Cena e nient'altro. Sappiamo bene che questo pane e questo vino non sono veramente il corpo e il sangue di Cristo. È una cosa cui credono solo i cattolici, aveva detto.

 

Si era fermata. Capisci? aveva chiesto. Non capivo. Sì, avevo risposto. Lei mi aveva guardata fisso. Io, aveva sillabato, ero certa che quel pane e quel vino erano il corpo e il sangue di Cristo. Lo sapevo. Lo sentivo. Il corpo e il sangue di Cristo erano dentro di me. Si era passata una mano sulla fronte e aveva tirato un sospiro.

 

Mi ero sentiva un'estranea nella mia chiesa, capisci? Con la mia famiglia accanto. Avevo annuito. Lei aveva scosso la testa. Mio padre, mia madre, i miei fratelli, tutti di fede battista e io che mi scoprivo cattolica. Cosa sarà di me, mi domandavo, se è la religione sbagliata? Che fine farò se prenderò questa strada? Si era di nuovo toccata la fronte. Sarò condannata alle fiamme dell'inferno per l'eternità? Era insopportabile, aveva biascicato, non riuscivo a sostenere quel pensiero.

 

Non capivo perché lo stesse raccontando a me, ma pareva che avesse aspettato tutta la vita per buttar fuori quella storia.

Ero sempre stata una brava figliola, capisci? Tutto quello che mi importava era rendere i miei genitori fieri di me. E invece stavo per dargli il peggior dolore che avessero mai sofferto. Una sera, di nascosto, sono uscita dalla finestra della mia camera e scappata al convento delle Clarisse. Suor Mary Joseph mi ha parlato per tutta la notte. Io piangevo. Non avere paura, mi diceva. Torna a casa e va' da tuo padre. Parlane con lui. Lui capirà.

 

Aveva abbozzato un sorriso. Invece non capì, aveva sospirato. Mi disse: tu sai quanto bene ti voglio, ma quello che mi stai dicendo mi ucciderà.

Si era fermata. Una pausa di almeno un minuto. Era tornata a guardarmi e aveva aggiunto «E così, eccomi qua».

E tuo padre? avevo domandato. È morto, aveva risposto.

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