Solidarietà con le minoranze / Ebrei e Rom

10 Giugno 2019

Questo documento, serioso anche se un po’ azzardato, potrebbe essere fra i primi a occuparsi di alleanze possibili in luogo di inimicizie acclarate. Limitarsi a condannare l’antisemitismo moderno non serve a un granché se poi non si sa come combatterlo, e nemmeno a chi rivolgere lamentele (al governo?).

Potremmo intanto allearci con il popolo dei rom? Al comando della Senatrice a vita Liliana Segre? Nome di battaglia a Roma: “La Tosta”? 

 

Ecco qui dunque un elenco, per punti, di somiglianze e differenze fra ebrei e rom nel disordine in cui mi vengono in mente.

 

a) Noi oggi andiamo, almeno sembra, meglio dei rom (poverini!).

 

b) La strage nazista accomuna i due popoli dal punto di vista emotivo ma può anche essere oggetto di studio comparato per meglio esaminare le ossessioni genocide, a tutt’oggi ben lontane dall’essere spiegate con la precisione dovuta. Se non altro perché si possono ripetere, come diceva Primo Levi a ogni piè sospinto. Sappiamo a memoria tutti i punti nefandi della ideologia antisemita nazista: noi ebrei siamo un corpo estraneo all’umanità, infettante il sangue ariano, siamo il non-essere, agenti bolscevichi e di Wall Street ... Invece una volta sola mi è capitato di leggere da qualche parte che Hitler e i suoi specialisti criminali classificavano i rom un popolo di razza ariana, sì, ma degenerato a tal punto che occorreva amputare il Pianeta dalla loro presenza. 

Bastava che qualcuno avesse un paio di nonni ebrei per essere considerato ebreo; non so nulla della legislazione nazista antirom, ma ho l’impressione che dovesse essere più disordinata e approssimativa di quella antiebraica: visti gli sforzi ben riusciti per sistemare il giudaismo una volta per tutte, perché non aggiungerci anche quei cenciosi degli zingari? Poi dopo si penserà agli Slavi…

Ho sentito, una volta, la testimonianza di alcuni Rom su particolari vicende della loro tragedia: hanno raccontato il caso di giovani della loro tribù arruolati per essere spediti al fronte orientale… Una condanna quasi a morte che per un ebreo sarebbe stata un inammissibile favoritismo. Nelle camere a gas sono finiti in massa ebrei, rom, e prigionieri sovietici (alcuni dei quali certamente ebrei), ma all’arrivo nei Lager non mi risulta che venissero selezionati i rom da uccidere seduta stante. E infatti so da parecchie testimonianze, tra le quali quella del mio amico Terracina, che le famiglie rom non venivano separate all’arrivo e, con un trattamento di straordinaria umanità, i Rom internati tutti assieme venivano poi gasati famiglia per famiglia. Certo, nudi e a spintoni, dopo che gli sgherri avevano sequestrato e ammonticchiato chitarre, fisarmoniche, violini e scacciapensieri. Spero che le mie lacune nel genocidio dei rom vengano presto colmate da qualche lettore. 

Una delle tesi sullo sterminio hitleriano è che esso fu reso pensabile, possibile e realizzato in virtù del progresso tecnologico, a dimostrare la degenerazione della tecnica, della scienza (vedi Hiroshima), del capitalismo (vedi colonialismo e i suoi ignorati stermini). Sono portato a pensare che i genocidi della Seconda Guerra Mondiale siano in parte conducibili all’infezione psichica conseguente al macello di trincea della Prima e al collasso culturale, anzi mentale, dell’Europa, oltre al diffondersi incontrollato dei pagamenti a rate: Borges in un suo commento rileva che l’entrata trionfale della Wermacht a Parigi fu pagata a rate con le successive inevitabili sconfitte. Il che non è affatto da confondere tout court con capitalismo, tecnologia e scienza, stante quel che poi è avvenuto per gli Usa e per l’Europa stessa (XX sec. seconda metà) e oggi per la Cina (XXI sec.).

 

c) I rom arrivarono in Europa fra il VI e il XVI secolo, e non furono considerati estranei alla società almeno per qualche tempo. Svolgevano infatti mestieri utili: calderai, arrotini, spazzacamini, nelle montagne boscaioli (li ho visti io nell’inverno 1944-1945), liutai, suonatori, ballerini, canterini, ciarlatani, cartomanti, chiromanti, caldarrostai. Erano nomadi, ma nel Medioevo il nomadismo era ancora assai diffuso: studenti, girovaghi, altri popoli in cerca di una sede in cui stanziarsi, compagnie teatrali, monaci che raccattavano elemosina, cavadenti da fiera, mercanti di cianfrusaglie, cavalieri e truppe mercenarie in cerca di qualche acquirente. In un simile caos, l’arrivo dei rom poteva diventare un’allegra festa popolare.

Anche gli ebrei giravano qua e là, e, oltre ai mestieri degli zingari, ne svolgevano altri: commercianti di tessuti, fabbricatori e venditori di funi e cordame, medici, aruspici. 

 

d) I rom, per le loro abitudini avite rimanevano diversi dagli altri, ma divennero insopportabili e inutili quando persero la privativa sui loro mestieri e non ne trovarono altri di legali. Si diedero all’accattonaggio e ai furtarelli. Gli ebrei, cultori anch’essi della propria diversità invece, dopo aver svolto il ruolo dei borghesi che ancora non c’erano, si trovarono assai male a partito quando, con lo sviluppo dei tempi (il Rinascimento e così via), parecchi loro mestieri furono soppiantati dalle borghesie nazionali: vennero classificati usurai succhiasangue in un mondo ormai pieno di banchieri lombardi e fiorentini, armati di cambiali. Furono pertanto sprangati nei ghetti a sognare chissà che cosa. 

 

 

Ma agli ebrei toccò qualcosa di peggio che ai Rom: con la Rivoluzione Francese ottennero il diritto all’assimilazione, e fulmineamente ne approfittarono. Il peggior crimine ebraico, accanto a quello tradizionale di esser diversi, fu quello di sapersi camuffare da uguali per meglio infettare le società sane, prospere e pacifiche che parassitavano. Carrieristi senza scrupoli o, come si dice oggi nel mondo populista, élite disumane e spietate sprezzanti della miseria generata dalle loro malversazioni.

Questo inquietante fenomeno non sembra essere avvenuto ai rom, i quali inoltre, paghi del loro accattonaggi, non hanno sviluppato un sionismo zingaro e perciò oggi non corrono il rischio di essere accusati di colonialismo, pulizie etniche, guerra eterna, apartheid, e tanti altri difettucci spiccatamente ebraici (emersi nel 1948); ma anche loro vanno male, santiddio!

 

e) Dal punto di vista demografico i due popoli risultano quasi identici: una dozzina di milioni di esseri umani che ne infastidiscono alcuni miliardi. Ma, mentre i rom sono rimasti quasi esclusivamente europei, la maggior parte degli ebrei è fuggita a gambe levate in America e in Asia. La quasi totale assenza di ebrei provoca vive preoccupazioni in diversi Paesi dell’Europa orientale, che non sanno più chi perseguitare.

 

f) Le differenze culturali sono eclatanti: mentre gli ebrei sono infaticabili narratori orali e scritti, la cultura dei rom, a quel che mi risulta, eccelle nella musica, peraltro ben praticata anche dagli ebrei. Nell’Europa orientale nacque la musica ebraico-tzigana, chiamata klezmer, con orchestrine miste e girovaghe che rallegravano matrimoni e altre feste di tutti i popoli di quelle inospitali regioni. È forse attraverso la musica klezmer che quei trafficoni degli ebrei hanno potuto ottenere un loro posto nell’empireo nero della musica jazz americana.

 

g) Gli ebrei praticano una sola religione. La religione ebraica ha sopperito allo Stato mancante fino alla Rivoluzione Francese e poi alla fondazione dello Stato di Israele. 

Con scarsi risultati positivi i rom professano le religioni dei Paesi che li ospitano: cattolici nell’Europa occidentale, ortodossi nell’Europa orientale, islamici nei Balcani e nell’Africa settentrionale: sembrano peraltro per lo più mantenersi inadatti a comportarsi come si deve nelle religioni che professano. Vedasi in proposito l’elicottero che spargeva quintali di petali di rosa mentre sorvolava il funerale sfarzoso di un ricco Casamonica: stava per essere schiaffato in galera anche il parroco…

 

h) Sta di fatto che sia gli ebrei che i rom sono considerati ganghe, lobbie, mafie, a causa del loro interclassismo.

 

Conclusione: quando i luridi campi rom vengono spazzati via dalle ruspe statali, comunali o prefettizie, dobbiamo dispregiare gli applausi del popolaccio. E questo non solo in nome di una doverosa solidarietà, ma anche perché i pericoli rom sono anche i nostri in un modo o nell’altro, anche se ci sembra impossibile finché non capita. 

Quando una famiglia rom, scacciata da un campo, ottiene una casa popolare con tutti i crismi della legalità, la gentaccia del desolato quartiere insorge al grido: “Prima gli italiani!”, e nessuno gli dice che gli zingari senza casa erano italiani come loro, sozzi come loro, nella loro sozza città altrimenti chiamata Caput Mundi.

 

Quando i bambini rom vengono rifiutati dalle nostre raffinate ed eleganti scuole perché pidocchiosi e puzzolenti, qualcuno dovrebbe raccontare agli ebrei nati adesso che gli ebrei vecchi come me hanno subito, a partire dal 1938, lo stesso trattamento. I pidocchi ce li siamo presi dopo, sfollati all’epoca dei bombardamenti.

Solidarietà con le minoranze dunque (anche di quelle eventualmente oppresse nello Stato di Israele?) per motivi di dovere ma anche di interesse.

E se questo atteggiamento rendesse indispensabile schierarsi solo con alcuni Partiti politici e non con altri? Com’era una volta, tanti anni fa? E come sembra aver scelto la Senatrice a vita Liliana Segre?

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