Io e te

30 Maggio 2013

Molto bella l’immagine del manifesto dell’ultimo film di Bernardo Bertolucci Io e te. Due sguardi verso di noi, uno sopra l’altro, uno un po’ più indietro, uno maschile e l’altro femminile, tutti e due silenziosi e concentrati, non relazionati tra loro, non sognanti, non innamorati o arrabbiati o delusi o altro, puri sguardi fissi su di noi. Senza sembrare due teste di un unico corpo, sono però due sguardi inscindibili, siamesi; senza fare uno solo, sono insieme e sono qualcosa di doppio. Difficile guardarli tutti e due contemporaneamente, il nostro sguardo tende a fissarne uno per volta, ma se si guarda al centro tra i due li si coglie simultaneamente. Si scopre solo allora, mi pare, che in realtà gli occhi sono solo due, uno per volto e che il paradosso è proprio quello: il gioco tra uno e due è davvero inestricabile.

 

L’immagine funziona solo in verticale, così come sapientemente è. Se la girate in orizzontale, ruotandola dunque di 90 gradi sulla destra, la distanza tra di due personaggi aumenta al punto che davvero diventano due e gli sguardi si caricano di psicologia. Così invece mi sembrano perfetti. Non ho mai visto niente di simile, mi sembra studiato apposta.

 

Anche la grafica del titolo mi sembra alludere a questa questione: la “e” di “io e te”, rossa, minuscola e inanellata in alto alla “o” di “IO” e agganciata in basso alla “t” di “TE”, sembra proprio segnare dove guardare tra i due volti. Guardiamo-vediamo il titolo come i due volti: insieme ma due, legati ma senza fare uno.

 

Davvero particolare e misterioso come logo del rapporto tra di due personaggi del film. Andrò a vederlo per cercare di capire qual è il segreto di questo manifesto.

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