W.C. BAR

1 Novembre 2014

I cessi dei bar sono delle sorprese, specie in periferia, li scopro quando mi muovo tutto il giorno a piedi per trovare uno scatto. Spesso si deve uscire da una porta che dà sul retro, arrivare in un cortile e raggiungere un’altra porta con scritto W.C. BAR o qualcosa del genere, per trovarsi infine di fronte una turca o un bagno confezionato bene. La pulizia è un terno al lotto: dipende da troppi fattori entrare in un cesso e trovarlo pulito. Comunque ho visto che in periferia si usa ancora molto pisciare all’aria aperta su alberi, muri, staccionate.

 

Non voglio fare un servizio fotografico sui cessi di periferia e su chi piscia per strada.

La foto che ho fatto è frutto di un momento vissuto e di una foto mancata. Perché quando sono entrato in questo bar, nel mezzo del pomeriggio dell’agosto appena trascorso, la situazione si è rivelata immediatamente calda, già dall’occhiata indagatrice scambiata col gestore. Credo perché in testa avevo già l’idea di fotografargli il bar, anche se la macchina era ancora nella borsa della spesa e lui non poteva immaginarlo.

 

Gestito da magrebini, come anche i numerosi avventori, per lo più giovani. Dentro era pieno, ma in molti stavano fuori lì davanti. Quando mi hanno indicato dov’era il bagno, ho dovuto passare in un’altra saletta. Qui era in corso una partita di calcetto balilla e per raggiungere il cesso, che stava fuori in cortile, i quattro sfidanti hanno interrotto il gioco. Lì è stato tutto un gioco di sguardi. Dopo avere provveduto ai miei bisogni, ho tirato fuori dalla borsa della spesa la macchina fotografica, ho fatto uno scatto lì dentro e poi sono uscito deciso già con la macchina in mano per fotografare i ragazzi che giocavano. Però la vista della macchina ha subito turbato uno di loro mentre già stavo inquadrando la scena. Da qui, il tempo che l’ha detto in arabo agli altri che ancora non mi avevano notato perché concentrati sulla pallina da colpire, sono passati alcuni secondi che hanno falsamente allungato la percezione di ciò che stava accadendo, portandoli a supporre che avessi già fatto alcuni scatti. A complicare la situazione c’è da aggiungere che il più grande, il leader, era quello che non mi aveva visto e che si è sentito mettere in allarme dal più giovane.

 

Vabbè da qui è stato un po’ un casino perché volevano che cancellassi le foto, e quindi vagli a spiegare che la mia è una macchina analogica con la pellicola dentro.

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