Eucalipto. L'albero dei Felici Pochi

1 Luglio 2013

Ebbi in dono, da ragazza, una collana d’argento, povera e bellissima, di capsule d’eucalipto. Apprezzai la forma esotica degli involucri legnosi infilati in coppie a formare sfaccettati prismi, profumati e cilestri. Ma non sono tipo da monili, benché arborei e, presto, me ne stancai. Allora, analogie simboliche o letterarie non interferirono a rendere evocativo, e caro, l’oggetto. Non avevo, allora, letto Il mondo salvato dai ragazzini

 

 

Nel manifesto sessantottino di Elsa Morante, gli eucalipti sono gli alberi dell’origine, le «prime creature» dell’«isola misteriosa» dove si torna adolescenti e tutto ricomincia, e l’ambiguità metamorfica è regina. Alberi edenici che presiedono all’incontro della voce narrante con il primo degli F.P. (Felici Pochi) del libro:

 

Sopra di lei le foglie bislunghe dell’eucalipto
si spiegano in altri piccoli corpi alati
vibrando per le nervature che si gonfiano di piume.
[...]

Il terreno è tutta una pubescenza luminosa.
La piccola selva d’eucalipti, cerchia bastante
a malapena ai giochi d’un bambino,
è una vallata enorme. Essa vi ha perso
le proprie tracce. Aveva
un cappello di paglia e una sciarpetta
lasciati sotto un albero d’eucalipto
ma gli eucalipti sono croci germoglianti tutte uguali
per labirinti senza fine. Le squame e le elitre della luce
si sfarinano in una nebbia pullulante di faville
nel sole narcotico meridiano. Il doppio arcobaleno
ha mosso le sue ali di piume palpitanti
che stormiscono nel firmamento diurno
piegando in volo sull’isola.

 

Lei ride lei ride
perché, staccandosi da una croce,
le viene incontro,
fresco assolato ridente
il ragazzo Adamo.

 



Erano certo esemplari adulti e selvaggi questi della Morante, dalle lunghe foglie alterne, a falcetto, grigioverdi, picciolate e pendule.

 

 

 

I giovani esemplari (o i vecchi ma potati) hanno invece, per il fenomeno dell’eterofillia, foglie opposte, tonde e cerose, azzurrescenti. Alto, fino a quaranta metri, ben ramificato a mezz’altezza, l’eucalipto porta frasche dalle nervature rossastre, fusto dritto slanciato liscio, scorza venata di grigio – finanche violaceo – che sfalda in squame longitudinali a scoprire l’albicante e nuova.   

 

 

 

Glauco e balsamico, Morante ha buon gioco a eleggere l’eucalipto quale albero del Paradiso, esaltante la sovversiva allegria dei suoi adolescenti: australe, frondoso benefico e salutifero, i suoi olii essenziali corroborano il respiro, liberano i bronchi dai catarri e forse, direbbe Elsa, anche dai fumi dell’irrealtà. Inoltratevi d’estate in un bosco di eucalipti (nelle Asturie o, perché no, in Tasmania) e farete esperienza piena di tutte le precisissime parole morantiane: selva pubescente di foglie bislunghe, squame, piume e luce meridiana. E attenti! Gli eucalipti, come vuole l’etimo, ben nascondono non solo il lembo dei calici piumosi, ma anche l’allegro, allegro!, profumato sentiero della infelice felicità degli F.P.!

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