Mario Luzi / Obiurgatio

25 Maggio 2011

Difficile trovare dei versi che restituiscano, con altrettanta veemenza, lo sgomento per la crisi che la Repubblica attraversò all'inizio degli anni Novanta, tra stragi mafiose e inchieste sulla corruzione politica. Obiurgatio (“invettiva”), scritta appunto in quegli anni e pubblicata nella plaquette Sia detto, del 1995, è un sussulto, disperato, di speranza civile perché l'Italia, con la sua storia, si svincoli dalle fauci degli “antropoidi digrignanti” che la stanno divorando.

 

 

OBIURGATIO

 

Non cedere, ti prego,

ai tuoi sussulti vomitori

non rovesciarti addosso la tua storia,

matria insana, non ritorcerla

contro te matrice

quella tribolata storia.

d'indegnità e di splendori.

                                          Bagna essa

defluivo disuguale

ugualmente tutti noi

muniti di dolore,

battesimale è quel decorso,

non è reversibile di battesimo.

                                           Non fare

sì che scoli

come broda e come bava

tra le zanne d’antropoidi digrignanti.

                                            Lo puoi?

O sono senza nervo,

neppure vulnerabili

i tuoi arti? In coma il tuo cervello

comanda solo incomposti movimenti

e basta? solo insensati suoni?

Ricomponiti come sempre fosti,

creaturale madre di creature,

tu nient’altro.

 

 

Edizione di riferimento: M. Luzi, L'opera poetica, a c. di S. Verdino, Mondadori, Milano, 1998.

 

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