Speciale

Arte contemporanea in Sud Africa

28 Agosto 2015

Dopo il focus sull’Angola proseguiamo la collaborazione con Another Africa con il secondo articolo tratto da Tracing Emerging Artistic Practice e dedicato alla scena artistica del Sud Africa.  Buona lettura.

 

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English Version

 

 

 

 

Houghton Kinsman

 

Da quando è partito il progetto per la realizzazione del Museo Zeitz di arte contemporanea africana e Johannesburg è stata annoverata tra le dodici Art Cities of the Future selezionate dalla casa editrice Phaidon Press, vi è grande fermento creativo intorno al Sudafrica. Eventi come questi hanno contribuito a portare al centro del dibattito la scena artistica del Paese, che vanta uno dei mercati d’arte più affermati del continente, come testimonia il titolo di capitale mondiale del design conquistato da Città del Capo nel 2014.

 

Daniella Mooney, Fool’s Gold, 2013. Per gentile concessione dell’artista e della Galleria Whatiftheworld, Città del Capo

 

Uno degli aspetti più interessanti emersi nel dibattito critico è il contributo sempre più decisivo dei giovani artisti all’interno della scena artistica e culturale sudafricana. Tra i protagonisti del nuovo Sudafrica post-Apartheid figurano giovani artisti e curatori come Athi Patra-Ruga, Julia Rosa Clarke, Haroon Gunn Salie, Portia Malatjie e Husan & Hussein Essop – vincitori, questi ultimi, del prestigioso Young Artist Award della Standard Bank. Sono questi, infatti, alcuni dei nomi più illustri di questa nuova generazione di creativi che hanno saputo raccogliere intorno al proprio lavoro ampi consensi e meritati riconoscimenti, rappresentando pienamente il potenziale artistico della gioventù sudafricana.

 

Ma il discorso è ben più ampio. Vi sono, in particolare, altri tre artisti emergenti di cui intendiamo esplorare il percorso per comprendere quali nuove direzioni abbiano saputo imprimere alla scena artistica locale e tracciare le traiettorie delle pratiche artistiche contemporanee in Sudafrica.

 

 

Il ruolo dei giovani artisti in Sudafrica e il loro contributo a un discorso in continua evoluzione

 

Ognuno di questi tre artisti rappresenta un aspetto fondamentale dell’emergente scena artistica sudafricana. Sia che si tratti di Sekhukhuni e del modo in cui utilizza internet come mezzo espressivo, o di Mooney e della sua attrazione per l’effimero e la sua concezione sociale dello spazio, o di Adams e della sua indagine sulle identità ibride dal punto di vista razziale, sessuale e religioso, ognuno di questi artisti opera al di fuori degli stereotipi e dei canoni tradizionali dell’arte sudafricana, beneficiando delle opportunità e delle sfide offerte da un nuovo clima politico e culturale. Esplorando nuovi mezzi espressivi come Internet, oltre a quelli tradizionali come la pittura, il disegno a carboncino e la xilografia, e sottraendosi ai canoni dell’Arte della Resistenza, che ha accompagnato la lotta contro l’Apartheid, essi hanno tracciato nuove direzioni artistiche, affermando il loro talento e rendendo ancor più evidente la necessità di riconoscere il ruolo dei giovani artisti sudafricani in uno scenario in costante evoluzione.

 

 

Igshaan Adams: Una riflessione sulle identità ibride

 

Igshaan Adams, Please Remember II, 2013. Per gentile concessione dell’artista e della galleria Blank Projects

 

Adottando un approccio multidisciplinare che abbraccia scultura, performance e l’uso combinato di diversi strumenti espressivi, Adams esplora il tema delle identità ibride dal punto di vista razziale e sessuale. Da musulmano liberale e omosessuale cresciuto da nonni cristiani, egli stesso ha una formazione religiosa e culturale ibrida che lo ha indotto a utilizzare l’Islam e la cultura “di colore” sudafricana come punto di partenza per indagare le contaminazioni tra religione, razza e orientamento sessuale in Sudafrica.

 

Igshaan Adams, 69 (dettaglio), 2013. Per gentile concessione dell’artista e della galleria Blank Projects

 

Igshaan Adams, Please Remember II, 2013. Per gentile concessione dell’artista e della galleria Blank Projects

 

Oltre al suo lavoro artistico, Adams svolge anche attività di supporto sociale. Ha lavorato come insegnante di educazione artistica presso il Centro Philani per la salute e l’alimentazione dell’infanzia, promuovendo progetti a sostegno dell’attività artistica e realizzando workshop per donne vittime di abusi e giovani disagiati presso la Galleria nazionale sudafricana e l’ONG Backdrops di Città del Capo. Ha esposto presso la galleria Blank Projects e la Stevenson Gallery di Città del Capo, la Rongwrong Gallery di Amsterdam e la Ithuba Arts Gallery di Johannesburg e ha da poco completato un programma di residenza allo IAAB/Pro Helvetia di Basilea. È apparso inoltre nel supplemento Wanted della rivista Business Day per il suo significativo contributo alla scena artistica emergente in Sudafrica.

 

 

Daniella Mooney: Interagire in un ambiente integrato e immersivo

 

Daniella Mooney, And So Be It. Per gentile concessione dell’artista e della Galleria Whatiftheworld, Città del Capo

 

In qualità di scultrice, Mooney esplora la relazione tra i concetti di spazio, stato d’animo, atmosfera e le nostre modalità di interazione. Attingendo ai principi dell’Estetica relazionale, ha allestito la sua prima personale, intitolata Golden Age Rising, presso la Whatiftheworld Gallery di Città del Capo, esortandoci a “guardare l’ambiente naturale con nuovi occhi, assumendo al suo interno una posizione integrata, immersiva e attiva”, un concetto che, alla luce della situazione culturale ed economica del Sudafrica contemporaneo, appare estremamente attuale.

 

Dall'alto e da sinistra a destra: Daniella Mooney, Spring Equinox, 21st September 2013, Tankwa Karoo with Ryan, Georgia, Christo, Adam, Andrew, Leon & Anton;  Porcelain Catenary Arch with Yogi de Beer; Seven Sermons to the Dead (dettaglio). Per gentile concessione dell’artista e della Galleria Whatiftheworld, Città del Capo

 

Diplomata alla Michaelis School of Fine Art dell’Università di Città del Capo, dove è stata insignita del Simon Gerson Prize, un premio conferito agli studenti più meritevoli, questa giovane artista gravita perennemente tra arte e design. È tra i membri della Southern Designers Guild e le sue opere sono state esposte alla Whatiftheworld Gallery di Città del Capo, oltre ad essere apparse su riviste prestigiose come Art South Africa, Artthrob e sulla piattaforma creativa Between 10 and 5. Le sue opere fanno parte delle collezioni private del 21c Museum di Louisville in Kentucky (USA), della Ellerman House Collection e della Zeitz Collection di Città del Capo. Ha presentato i suoi lavori in mostre personali, allestite presso la Whatiftheworld Gallery, e collettive, presso la Everard Read Gallery di Johannesburg, il Pretoria Art Museum di Pretoria, il Salon 91 e l’Association for the Visual Arts di Città del Capo.

 

 

Bogosi Sekhukhuni: contraddizioni e dilemmi del “nuovo” Sudafrica

 

Secondo il Mail e il Guardian, l'opera artistica e l'attività di scrittura di Sekhukhuni "indagano i complessi e contraddittori dilemmi del 'nuovo' Sudafrica". Sekhukhuni è noto soprattutto per la performance pubblica nella quale rappresentava un ricco uomo d'affati sudafricano, Kenny Kunene, nell'atto di mangiare del sushi dal corpo di una donna nuda, mettendo così in evidenza le criticità dell'ascesa della classe media nera. Interessato alla cultura popolare, alla neuroscienza e alle potenzialità concettuali del teletrasporto, egli utilizza internet per re-immaginare il concetto di identità e fare i conti con il passato.

 

Bogosi Sekhukhuni, Portrait of Willem Boshoff, 2013. Per gentile concessione dell’artista

 

Annoverato dal Mail e dal Guardian tra i migliori “200 giovani sudafricani”, Sekhukhuni ha fatto parte dell’89plus panel, un progetto creato da Hans Ulrich Obrist e Simon Castets allo scopo di esplorare il percorso artistico della generazione post-1989, partecipando al Design Indaba di Città del Capo nel 2014. Ha quindi completato un programma di residenza in Francia, culminato con una mostra all’Empire di Parigi dal titolo Darkeuphoria. Ha inoltre esposto alla Stevenson Gallery di Città del Capo e, in occasione della sua laurea, ha allestito una mostra presso la Facoltà di Arte, Design e Architettura (FADA) dell’Università di Johannesburg. Abbiamo inoltre incontrato Mohau Modisakeng e Rowan Smith e raccolto le loro impressioni su cosa significhi essere un artista emergente oggi in Sudafrica.

 

Bogosi Sekhukhuni, Dream Diary 6, 2013. Per gentile concessione dell’artista

 

 

 

 

Traduzione a cura di Laura Giacalone

 

Con il sostegno di  

 

 

 

Qui l'articolo su Another Africa

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