Andy Rocchelli. Russian Interiors

15 Settembre 2014

Vivono al di fuori del rumore, a Pianello Val Tidone, piena campagna piacentina, in uno studio-laboratorio da cui partono le storie per la stampa internazionale più attenta. È qui che otto anni fa nasce il collettivo fotografico cesura, cinque soci fondatori, sei collaboratori, un grande maestro. “Siamo arrivati qui come assistenti di Alex Majoli”, raccontano Arianna Arcara e Luca Santese, “e da lui abbiamo imparato come si cresce e si lavora in una bottega”.

 

Restare qui permette alla fotografia di non essere solo un mestiere, qualcosa che si realizza per essere venduto, ma una scelta di vita in cui ti immergi ventiquattr’ore su ventiquattro. “Avevamo vent’anni, Alex ci diceva che qui non avremmo perso tempo, avremmo imparato a lavorare in modo più rapido ed efficiente”. Restare al di fuori dalle basse competizioni, saper astrarre per criticare al meglio, confrontarsi continuamente con i colleghi amici del collettivo, con i quali l’unica ragione del confronto è crescere.

 

“I nostri progetti più forti sono quelli che hanno ricevuto critiche per mesi, hanno avuto anni di gestazione”, dice Luca Santese. “Quando io stesso mi sono immerso in un’idea e l’ho portata avanti senza un confronto, il progetto è fallito”.

È questo il valore che cesura aggiunge ai singoli, oltre che un sostegno strutturale, logistico, pratico. Qui arrivano fotografi che fanno fotogiornalismo o progetti di ricerca sociale, anche se il gruppo è aperto e il linguaggio di ognuno è in crescita e alcuni di loro, ammettono, ancora non l’hanno trovato un linguaggio, e forse non troveranno mai.

Ma la ragione per cui Pianello Val Tidone si presta a questo genere di progetti è evidente: se parti da qui, l’unico luogo verso cui puoi andare è il mondo. “Qui se non ci muoviamo noi, non c’è niente, non si crea niente”, dicono Luca e Arianna.

 

Alex Majoli ha trasmesso ad Arianna, a Luca, ai suoi assistenti, due percorsi, strettamente collegati tra loro: produrre tutto in casa, produrre tutto con la massima attenzione per i dettagli. Scatto, impaginazione, editing, curatela, stampa, costruzione delle cornici, si fa tutto all’interno di cesura, a volte con la collaborazione di artigiani locali. “Ad un certo punto della sua carriera, Alex Majoli ha iniziato a produrre molto e mandare le stampe in un laboratorio esterno non gli permetteva di controllare i dettagli di tutto il processo”, racconta Luca. “Allora ha iniziato a fare da solo. Poi siamo arrivati noi, gli assistenti, eravamo ingranaggi di questo meccanismo e oggi lo abbiamo fatto nostro”.

 

Luca Santese e Arianna ArcaraLuca Santese e Arianna Arcara

 

I progetti di cesura sono di medio e lungo periodo, i fotografi partono sempre con l’idea di una storia, si prendono il tempo per cercare di capire che cosa succede in un determinato luogo del mondo. Senza alcuna gerarchia, la storia convive con la singola foto, soprattutto se ci si trova in zone di conflitto, in cui c’è l’evidenza della notizia. In questi giorni Gabriele Micalizzi, un altro tra i soci fondatori, è a Gaza, le sue foto vengono pubblicate ogni giorno sulla stampa italiana ed estera. “Più sei forte come fotografo, più imponi la tua identità su ogni situazione, di lungo o di breve periodo che sia”, osserva Luca. Imporre in maniera così profonda la propria visione significa anche rendersi conto che esporre un tuo scatto è meno interessante rispetto al mostrare foto realizzate da altri, da sconosciuti.

 

È successo ad Arianna e Luca per il progetto Found Photos in Detroit. Sono partiti per documentare la crisi di Detroit, sono tornati con più di mille fotografie ritrovate nelle case abbandonate e nelle stazioni di polizia. Dopo un anno ne sono nati un libro e una mostra. “Ci siamo accorti che il materiale ritrovato era più potente delle nostre foto. Il nostro era un reportage realizzato dopo la crisi, quelle erano foto quotidiane scattate durante gli anni crisi. La scelta naturale è stata esporre quelle foto anziché le nostre”.

 

Found photos in DetroitFound photos in Detroit

 

Il 24 maggio 2014, Andy Rocchelli, socio fondatore del gruppo, “purezza assoluta nella ricerca della storia”, viene ucciso da un colpo di mortaio a Sloviansk, Ucraina.

Russian Interiors, il suo libro, è in corso di stampa ed è stato finanziato con una campagna su Kickstarter, in nome della cura e della ricerca sono state impaginate almeno quattro versioni del libro e quando Andy è morto in Ucraina il lavoro era a cento metri dal traguardo. Questo libro racconta come i progetti di cesura nascono per un motivo, evolvono, cambiano rotta e dopo anni trovano una loro collocazione, mai definitiva.

 

Tra il 2010 e il 2011, per mantenersi a Mosca, Andy Rocchelli ha proposto a prezzi particolarmente competitivi il ritratto alle donne russe. Questi prezzi potevano essere sostenuti solo realizzando le fotografie all’interno delle abitazioni, senza attrezzature complesse e fuori da uno studio. Così le porte si sono aperte per i motivi più diversi, alcune donne si sono fatte ritrarre in cerca di un marito, altre volevano diventare ragazze immagine, altre ancora per conservare un ricordo di famiglia, qualcosa di simile all’Italia negli anni ’50.

 

Il progetto aveva abbastanza valore per essere raccolto in un libro, e il crowdfounding per finanziarlo ha funzionato. “La campagna su Kickstarter era già stata attivata da Andy”, racconta Arianna, che in cesura si occupa anche di libri e self publishing. “È stata la prima volta in cui abbiamo sperimentato questo canale, e non sappiamo dare un giudizio sul suo successo, l’evento di Andy ha creato una forte esposizione sul progetto”.

 

Russian Interiors è così diventato un libro con una struttura che richiama l’apertura delle abitazioni di queste donne russe, attraverso un gioco di porte e finestre, è un “contenitore attivo” come lo definiscono Luca e Arianna, perché ogni libro, ogni mostra, ogni progetto pensato a Pianello Val Tidone non può essere neutro rispetto a suoi contenuti e ad un profondo rispetto per la fotografia.

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