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Diario (10) / Dante: dal tramonto all'alba

27 Giugno 2021

Sono le 6.12 del mattino di sabato 26 giugno. L’attraversamento della notte di verso Paradiso è appena terminato, dopo essere iniziato ieri sera alle 20.45 nei giardini pubblici di Ravenna. Ho ancora un po’ di sangue nelle vene e di energia nel cervello. Spero di non collassare. Ma devo spedire questo ultimo diario alla redazione di doppiozero, in modo da permetterle di organizzare l’uscita del pezzo per domani. Della giornata di prova del 24 avevo già scritto ieri, diciamo che mi ero fatto avanti, così.

“La “generale” è andata. Generale? Si chiama così l’ultima prova prima del debutto, ma quella di oggi è stata in realtà l’unica prova che abbiamo fatto tutti insieme. Tutti e settanta, contando solo le attrici e gli attori impegnati. Quindi una “generale” e un soldato semplice insieme, un comandante e l’esercito intero.

 

Che bellezza, questo avvicendarsi di volti sul palco, davanti alla facciata della Loggetta Lombardesca! Due mesi fa avevamo chiamato le attrici e gli attori di Ravenna a leggere i 33 canti del Paradiso. Alcuni, come Agata Tomšič e Maurizio Lupinelli, Elena Bucci e Ivano Marescotti, erano già impegnati, e dispiaciuti non avevano potuto dirci di sì. Ma gli altri, tutti gli altri hanno risposto alla chiamata, senza gerarchie di nessun genere, di mondo di provenienza o di generazione, di professionismo o non, senza quindi nessuna esclusione: dai gruppi di avanguardia alle compagnie dialettali, dagli attori singoli al teatro ragazzi. E tutti saranno pagati da Ravenna Festival e dal Comune per questa loro performance, a riprova che verso Paradiso, questo inerpicarsi verticale negli ardui versi danteschi, è al tempo stesso un gesto politico, in un tempo in cui la pestilenza ha penalizzato soprattutto gli attori singoli e i giovani gruppi, i meno sorretti dalle istituzioni pubbliche. Avevamo chiesto loro di lavorare in autonomia sul canto assegnato, e oggi li abbiamo ascoltati e guardati: che bellezza! Se la bellezza, a volte, sta nella varietà… che bellezza! E per citare solo alcuni poli estremi, dalla raffinata “regia musicale” che Chiara Muti ha realizzato del suo XXVIII in accordo con Ceccarelli, al VII delle quattro giovanissime di Anime specchianti, che hanno scombinato e al tempo stesso esaltato la natura sonora degli endecasillabi, intrecciandoli, raddoppiandoli, spezzandoli in una polifonia tumultuosa, agli accenti commoventi del Folco da Marsiglia di Roberto Bustacchini, del Dante di Nadia Galli e della Beatrice di Giuliana Camorani, che nel dire i versi danteschi, usavano una postura, un accento romagnolo dolce e popolare, per nulla banale, con una nobiltà dell’essere che ci diceva: guarda queste anziane querce, scolpite nel legno di un popolo! Ascolta come, con sorprendente naturalezza, la poesia del genio si fa “genius loci”!

 

verso Paradiso di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, @Zani-Casadio, 2021, Canto I Marco Martinelli e Ermanna Montanari


Per il resto, s’è cercato di trovare l’alchimia studiata a tavolino nei giorni precedenti con i musicisti, che qui mi è obbligo citare, per l’ottimo lavoro svolto, dal compositore Luigi Ceccarelli alla cantante Mirella Mastronardi, a Giacomo Piermatti al contrabbasso, Vincenzo Core alla chitarra elettrica, Gianni Trovalusci al flauto, il live electronics di Andrea Veneri e il sound design di Marco Olivieri. Tutti sono stati malleabili, in grado di modificare al volo decisioni già prese e reinventare alla bisogna, comprendendo che un’avventura come questa la si fa in velocità, non ti permette agio e tempi lunghi. Diciamo che, come in certi tornei di scacchi, la clessidra segnatempo è implacabile: devi smettere di pensarla, la mossa, e muovere il pezzo. Vediamo che succederà domani.”

 

Ed eccomi qui, al dopodomani in realtà, essendo le 6.12 del 26 giugno. Non sapevamo, non potevamo sapere quanto sarebbe durato l’happening: in una prova generale come quella descritta ci si ferma anche troppo su un dettaglio, si tira via su un altro, e su altri aspetti inevitabilmente si dice “questo lo scopriremo domani sera”. In realtà in situazioni come questa le definizioni di “debutto” e “prova” si sbriciolano. È un rito, andiamo a compierlo. Quando siamo entrati in scena, c’era ancora luce: il tramonto era appena iniziato. Poi siamo entrati nella notte, con gli iniziali 400 spettatori (di più non erano consentiti dalle leggi attuali), mentre le luci di Fabio Sajiz, coadiuvato da Luca Pagliano e dalla squadra tecnica di Ravenna Teatro, creavano discrete, silenziose magie di colori, talvolta incandescenti, sulla facciata rinascimentale della Loggetta. Quando Ermanna ha iniziato il XXXIII, i resistenti in platea erano una cinquantina. Erano le 4.45. A quel punto, proprio mentre Ermanna iniziava la preghiera di San Bernardo a Maria, è cominciata a salire, alle spalle degli spettatori, a oriente, l’alba, e i primi uccelli del giorno punteggiavano la voce di Ermanna, dietro la quale, a occidente, stava ancora il manto scuro notturno, impreziosito dalla luna piena. Quella supplica vertiginosa e ricca di paradossi, “Vergine madre, figlia del tuo figlio / umile e alta più che creatura”, Ermanna l’ha recitata senza intreccio con la musica, a voce nuda, disarmata: con il suo soffio, lontano da ogni eloquenza gridata, muscolare, stringeva insieme la Natura, la rotazione del Cosmo, l’Invisibile, l’arte di generazioni di anonimi muratori che hanno scolpito le pietre e gli archi della Loggetta, e i versi di un poeta vissuto sette secoli fa. Attenzione: so che sto fallendo in questo momento, perché non ce la posso fare a rendere a parole l’emozione provata in quel momento, da me e credo davvero da tutti quelli che erano lì, alle cinque del mattino nei giardini pubblici di Ravenna, dopo più di otto ore passate ad ascoltare la musica dei 4.758 versi del Paradiso, complessi e difficili, intessuti di astronomia, filosofia, teologia medievali, lontane dal nostro modo di sentire, e al tempo stesso martellanti di luce, fiamme ardenti, cascate di gioia e di “allegrezza”, che tanto ancora ci dicono sui nostri desideri più veri. So che non ce la posso fare. Mi affido, quindi, a chi mi legge, se ha voglia di immaginare.         

Metto qui di seguito la locandina, dove sono segnati tutti i nomi dei protagonisti di questa avventura, in scena e dietro le quinte. Tutti è una parola sacra, diceva Aldo Capitini, e io non mi stanco mai di ripeterlo. A tutti va il ringraziamento di Ermanna e del sottoscritto. Vorrei chiudere le dieci puntate di diario con parole non mie, parole che mi sono appena arrivate in una e.mail scritta anch’essa in queste prime ore del mattino: sono di Marco Sciotto, dottorando dell’Università di Catania. Insieme ad Alice Billò, entrambi parte del collettivo del Teatro Coppola occupato di Catania, hanno vissuto con noi l’esperienza di verso Paradiso, seduti sul prato grande dei giardini fino alla prima luce dell’alba, appena arrivati in treno dalla Sicilia. È un altro punto di vista, quello di chi, posizionato dall’altra parte, crea il rito insieme a noi.

 

verso Paradiso di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, @Zani-Casadio, 2021, Canto VII Anime Specchianti


verso Paradiso

 

ideazione, direzione artistica e regia

Marco Martinelli e Ermanna Montanari

con Andrea Argentieri (Fanny&Alexander), Alessandro Argnani (Teatro delle Albe), Beppe Aurilia (Beppe Aurilia Theatre), Paola Baldini, Mario Battaglia (I Sognattori), Consuelo Battiston (Menoventi), Camilla Berardi (Spazio A), Alessandro Bonoli (Teatro delle Albe), Derek Boschi, Alessandro Braga (Piccolo Teatro della Città di Ravenna), Roberto Bustacchini (I Scalcagné), Cristina Calandrini (Cvi de Magazên), Cristiano Caldironi (Circolo degli attori), Giuliana Camorani (Compagnia teatrale San Severo), Enrico Caravita (Lady Godiva Teatro), Lorenzo Carpinelli (Studio Doiz), Salvatore Caruso (Compagnia Caruso-Garante), Marco Cavalcoli (Fanny &Alexander), Beatrice Cevolani (Panda Project), Martina Cicognani (Anime Specchianti), Roberta Colombo (Teatro del Drago), Franco Costantini, Alice Cottifogli (Lady Godiva Teatro), Luigi Dadina (Teatro delle Albe), Cinzia Damassa, Francesca De Lorenzi (Anime Specchianti), Eliseo Dalla Vecchia, Giuditta Di Meo (teatroINfolle), Evelina Drianovska, Tania Eviani (Lady Godiva Teatro), Piero Fenati (Compagnia Drammatico Vegetale), Cesare Flamigni (Tutti meno uno-Compagnia del Buon Umore), Asia Galeotti (Compagnia Teatrale Luigi Rasi), Nadia Galli (La Caveja), Tonia Garante

(Compagnia Caruso-Garante), Carlo Garavini (Lady Godiva Teatro), Graziano Garavini (05QuartoAtto), Matteo Gatta, Rudy Gatta, Chiara Lagani (Fanny & Alexander), Edoardo Liverani (I Mattoni del Teatro), Antonio Maiani (TeatrOnnivoro), Roberto Magnani (Teatro delle Albe), Marco Martinelli (Teatro delle Albe), Elvira Mascanzoni (Compagnia Drammatico Vegetale), Sara Masotti,

Giorgia Massaro (Anime Specchianti), Francesco Matteucci, Francesca Viola Mazzoni, Ermanna Montanari (Teatro delle Albe), Marco Montanari (Galla&Teo), Andrea Monticelli (Teatro del Drago), Sabina Morgagni (Officina Playground),

Chiara Muti, Kingsley Ngadiuba, Chiara Nicastro (Anime Specchianti), Vitaliana Pantini (Piccolo Teatro della Città di Ravenna), Gianni Parmiani, Flaminia Pasquini Ferretti, Elena Pelliccioni, Antonella Piroli (Tanti Cosi Progetti), Fausto Pollio (Compagnia Teatrale Il Passaggio), Francesco Porzio (Beppe Aurilia Theatre), Massimiliano Rassu, Laura Redaelli (Teatro delle Albe), Alessandro Renda (Teatro delle Albe), Elisabetta Rivalta (Piccolo Teatro della Città di Ravenna), Silvia Rossetti (Galla&Teo), Marco Saccomandi (Spazio A), Sergio Scarlatella, Gianfranco Tondini, Fabio Treré, Massimiliano Venturi

musiche di Luigi Ceccarelli con Vincenzo Core chitarra elettrica, Giacomo Piermatti contrabbasso, Gianni Trovalusci flauti, Andrea Veneri live electronics

e con Mirella Mastronardi voce

sound design Marco Olivieri

disegno luci Fabio Sajiz

direzione tecnica Enrico Isola

tecnico audio Fagio

tecnico luci Luca Pagliano

squadra tecnica Teatro delle Albe/Ravenna Teatro Alessandro Pippo Bonoli, Fabio Ceroni, Marcello Maggiori, Dennis Masotti

organizzazione Serena Cenerelli, Veronica Gennari, Chiara Maroncelli, Marcella Nonni, Silvia Pagliano, Monica Randi, Roberta Staffa, Giorgia Tamburini, Francesca Venturi con tutta la squadra organizzativa di Ravenna Festival

produzione Ravenna Festival/Teatro Alighieri

in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro

con il contributo straordinario di Comune di Ravenna e Viva Dante 700

 

Cari Ermanna e Marco

vi scrivo di getto: c’è un’assurda sensazione andando via nell’alba che segna il concludersi di quell’impresa visionaria delle circa 9 ore di verso Paradiso. Una sensazione forse solamente mia, ma che mi pare si avverta potentissima: rimane all’ascolto come un lungo, infinito silenzio che ha attraversato l’intera notte. Eppure quelle 9 ore sono state fittissime di suono: delle parole di Dante, dalla prima all’ultima della terza cantica; di settanta voci differenti che vi si sono messe al servizio; del canto che a essi s’è intrecciato come in una messa antica; degli abissi sonori generati da Ceccarelli e dai suoi musicisti che, assordanti, li hanno spalancati oltre le possibilità del linguaggio. Ma è come se quell’infinita stratificazione avesse azzerato l’ascolto portandolo nel cuore del mistero che da secoli sopravvive nella Commedia. Lo avete affermato con chiarezza all’inizio del viaggio: non si tratta di uno spettacolo, ma di una veglia, di una preghiera. Ma verso Paradiso – lo si capisce solo dopo averlo attraversato – non è semplicemente l’avvicinarsi all’opera che nel 2022 chiuderà il Cantiere Dante, non ne è solamente l’attesa. È il cortocircuito dell’attesa di uno spettacolo che incarna quell’avvicinamento impossibile che è proprio il Paradiso di Dante. Il mistero inconcepibile di accostarsi a ciò che non può essere accostato, di dar forma e parole a ciò che è assolutamente indicibile e informe. “Verso”, allora, proprio come accostamento senza meta e come suo riversarsi in endecasillabi. Bisognava viaggiare nel buio di una notte intera per arrivare davvero a sentirlo quel mistero che, leggendolo sulla carta o ascoltandolo per frammenti, si può solo intravedere. Un’orchestra alla quale, nell’infinita notte di verso Paradiso, pareva volessero prendere parte tutti: non solo le voci e gli strumenti umani, ma le scie degli aerei che segnavano il cielo mentre Beatrice mostrava a Dante i cieli da attraversare, le urla dei gabbiani che parevano ripercorrere il volo delle anime in quei cieli, le cicale che sembravano farsi schiera a sovrastare le schiere di attori al leggio. Un mistero stracolmo di suoni per dire il silenzio dell’impossibilità stessa di dire fino in fondo. Orchestra della quale siete stati perfetti direttori, a patto che ci si affidi, per questo termine, a quel Mandel’štam che, proprio parlando della Commedia, scriveva di un’invisibile bacchetta da direttore d’orchestra che non è «attributo di un potere amministrativo », mera regia, ma «una formula chimica danzante che integra le reazioni percepibili all’udito». Vi abbraccio forte!

 

Dopo che varcando il Teatro Rasi si era precipitati nella città dolente, dopo che si era imparato il “noi” nella cantica dell’ascendere insieme per le strade di Ravenna, e di Matera, ci sarebbe stata una nuova chiamata pubblica e, insieme, si sarebbe dovuti arrivare al Paradiso nel 2021. Come fare, costretti alla distanza? Come celebrare Dante nell’anno del settimo centenario della morte del poeta? Teatro delle Albe e doppiozero hanno immaginato lo spazio della scrittura come spazio di un’attesa condivisa, un racconto-diario scritto da Marco Martinelli e racconti-sapere di studiosi e amici del Sommo, fili differenti per “dialogare con l’ago” e tessere visioni. Il Cantiere Dante di Marco Martinelli e Ermanna Montanari è una produzione Ravenna Festival/Teatro Alighieri in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro.

 

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