Ancora sul dibattito attorno al “museo del fascismo” che si sta provando a realizzare a Predappio / Documentare il fascismo

23 Marzo 2016

Ammettendo che il “museo del fascismo” che si sta provando a realizzare a Predappio sia un’istituzione scientificamente credibile (e non si capisce perché le persone che stanno promuovendo l’iniziativa non possano meritare questo minimo grado di fiducia), non vedo ragioni per opporsi a questa proposta. Oltre a questo, è molto positivo che il sindaco di Predappio ponga esplicitamente il problema di un paese periodicamente invaso da idioti che sfilano cantando scemenze. Mi pare del tutto comprensibile che il sindaco non voglia più far finta di niente e provi a restituire dignità al suo paese inserendo la vicenda di Benito Mussolini – che innegabilmente è nato lì e inesorabilmente attira e attirerà nostalgici ma anche semplicemente curiosi – in un contesto scientifico accurato e alieno da strumentalizzazioni. Mi pare meno comprensibile come questa esigenza possa essere immediatamente derubricata come ingenua e quindi sostanzialmente ignorata.

Detto questo, forse la discussione potrebbe essere più produttiva se si adottassero alcune accortezze che consentirebbero di escludere da subito qualsiasi intento celebrativo. Converrebbe quindi parlare di un centro di documentazione sul fascismo, e vedere poi concretamente all’interno di quale politica culturale sarebbe opportuno inserirlo.

 

Certamente la realizzazione di un centro di documentazione sul fascismo in un piccolo paese della Romagna sarebbe piuttosto curiosa, visto che il fascismo è stato un fenomeno nazionale e merita una riflessione più ampia. Sarebbe quindi necessario che il centro di documentazione di Predappio fosse preceduto da un’istituzione con obiettivi più ampi (e anche molto banalmente più facilmente raggiungibile e più spaziosa di quanto non sia la ex Casa del fascio di Predappio). Ancora più necessaria sarebbe le realizzazione – prima ancora del centro di documentazione del fascismo – di un museo nazionale della Resistenza, visto che al momento non esiste nemmeno quello. Detto in maniera fin troppo semplice: prima del centro di documentazione sul fascismo di Predappio sarebbe bene fare un centro di documentazione sul fascismo a scala nazionale, e prima di questo sarebbe il caso di fare un museo della Resistenza. Tuttavia questa sequenza logica non è necessariamente anche una sequenza cronologica. Basterebbe infatti inserire i vari progetti in una strategia unitaria e poi realizzarli con ragionevole pragmatismo, considerando le risorse e le opportunità disponibili. Una strategia culturale più generale consentirebbe inoltre di definire con maggiore precisione il senso di un centro di documentazione a Predappio, che potrebbe così concentrarsi sulla figura di Mussolini senza pericolo di scadere nel culto della personalità. Una strategia più generale è peraltro necessaria anche perché le testimonianze del fascismo, della Shoah e della Resistenza sono sparse sul territorio e quindi questi possibili “musei” non potranno che essere diffusi. La nostra esperienza nella progettazione della Casa della Memoria di Milano ci ha insegnato che è fondamentale coordinare le diverse istituzioni – molte delle quali già esistenti – che devono essere messe a sistema per poter offrire accesso a questa rete di testimonianze. Infatti la sfida più grande non riguarda tanto la correttezza delle possibili interpretazioni, ma la pura e semplice possibilità di interrompere un’indifferenza che viene molto prima di qualsiasi interpretazione.

 

Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, il Comune di Milano e l’INSMLI stanno già lavorando ad un possibile museo nazionale della Resistenza, che sarà realizzato a Milano. 

Personalmente credo che si dovrebbe fare a Milano anche il centro di documentazione sul fascismo: il fascismo infatti è invenzione milanese – esportata in tutto il mondo con tragico successo – e credo che la città dovrebbe ricordarselo. Un buon centro di documentazione sul fascismo si potrebbe fare vicino a dove il fascismo è effettivamente cominciato (e dove si capisce anche bene chi lo ha appoggiato e perché ha vinto): in piazza San Sepolcro.

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