Re/Search Milano

Libreria Popolare di via Tadino

Giorgio Fontana

 

La prima cosa che noti, forse, è il legno. La quantità di legno che c'è ovunque — legno vivo, ripiani e librerie vecchio stile, non una traccia di metallo, in legno persino gli scaffali delle riviste — e che riviste: “lo Straniero”, “Left wing”, “A”, “Legendaria”, “Hystrio”, “Atti impuri”. Poi noti i libri, ovviamente: ovunque, belli stipati, non come in tante librerie di oggi dove lo spazio sembra più importante della carta. Qui la carta abbonda eccome; e di qualità. La libreria Popolare di via Tadino — nata nel 1974 su iniziativa di alcuni dirigenti Cisl, Mario Cuminetti, Lucia Pigni Maccia, padre Davide Maria Turoldo e altri — vanta una selezione mai scontata e fieramente indipendente. Tutto frutto del lavoro del barbuto Guido, ora in carico del negozio, e degli altri bravi librai. Mi raccomando, non perderti la ricca messe di testi anarchici sugli scaffali a sinistra dell'ingresso. E non perderti nemmeno l'assortimento di saggi sulla religione e sulla politica, le tante case editrici piccole e di qualità, la bella scelta di poesia. E se hai voglia, magari dona qualche libro per il carcere al gruppo di volontari che prende il nome di uno dei fondatori, appunto "Mario Cuminetti".

 

Se ci vai la sera per un incontro o una presentazione (ce ne sono ogni settimana) noterai che c'è anche la bellissima saletta, in una cantina fuori nella corte: più milanese di questo, non so davvero cosa ci sia. Già, perché quando esci dalla libreria dovresti notare anche il quartiere che le cresce intorno. Quella lunga e stretta via che taglia la zona di porta Venezia, in bilico fra vecchie trattorie, locali fighetti, bar africani, phone center e piccole lavanderie. Un pezzo di Milano che resiste a modo suo, in cui la mia libreria preferita si incastra come una bella gemma.

 

Libreria popolare, via Tadino

 

 

Il mio quartiere

Aldo Nove

 

Abito in zona cantiere

la più estesa di Milano

e che si allarga a macchia d’olio

dal centro alla periferia

dalla periferia al centro

senza soluzione di continuità

continuamente

prossima al niente

e fattiva

 

Zona di partite iva

di progetti a contratto

di foto del gatto

postate su Facebook

 

Il mio quartiere è il più grande di Milano

oppure tolgo l’articolo

il mio quartiere è più grande di Milano

così va meglio

e dunque

 

nel mio cantiere

c’è dentro Milano

probabilmente

dentro

o dietro il cantiere

c’è, dicevo sopra, Milano

 

interrotta per lavori in corso

d’opera tumultuosa,

onerosa.

 

Milano mi piace molto e spero

non smettano mai di costruirla perché

chi si ferma è perduto e

bisogna dunque

continuare

specialmente

lavorare

anche se non c’è più

lavoro ma tanto

volontariato per fare

 

nel cantiere

del mio quartiere

qualcosa

 

bisogna

si deve

 

 

 

Il libro: AAVV, Re/Search Milano, Agenzia X, Milano in uscita.

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