Regni dimenticati / Religioni minacciate del Medio Oriente

9 Settembre 2016

Pochi avranno sentito parlare degli yazidi prima di leggere sui giornali che le milizie dello Stato islamico entrate a Mosul, l'antica Ninive, nel nord dell'Iraq, avevano massacrato cinquecento yazidi, compresi vecchi, donne e bambini, forse seppellendoli vivi, e rapito più di trecento donne yazide per schiavizzarle come "spose" dei soldati del califfato, bruciandone vive in una gabbia alcune che si erano rifiutate di accettare le nozze. Degli yazidi e di altre sei religioni dimenticate dagli Occidentali e minacciate di scomparire dall'integralismo islamico di oggi, parla Gerard Russel nel saggio Regni dimenticati pubblicato recentemente dalla casa editrice Adelphi.

 

Come chiarisce il sottotitolo, si tratta di un viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente. L'autore, un ex diplomatico anglo americano, ha trascorso quattordici anni viaggiando e lavorando in diversi Paesi del Medio Oriente, come Egitto, Israele, Arabia Saudita, Iraq, Libano, Afghanistan e Persia. Grande appassionato ed esperto del mondo antico mediorientale – ha studiato lingue e filosofie antiche a Oxford – Russell conosce perfettamente l'arabo e il farsi, cosa che gli ha permesso di entrare in contatto diretto e personale con diversi rappresentanti delle religioni antiche e ormai quasi scomparse le cui storie e credenze racconta nel suo libro.  

 

Innamoratosi a prima vista del Medio Oriente, Russell ammette che «può essere un luogo difficile da amare» soprattutto oggi che «i suoi volti più affascinanti – ed elenca l'amore per la storia, per la lingua e per Dio – sono stati infangati da odio e pregiudizi» al punto che, ormai, il patrimonio culturale e religioso dei molti popoli che in tempi diversi hanno abitato quelle regioni è andato quasi completamente distrutto. Gerard Russell vuole mantenerne viva la memoria, e il suo obiettivo è particolarmente urgente perché viviamo in un'epoca in cui sprezzo, violenza e intolleranza reciproca sembrano farsi sempre più forti. L'Isis, infatti, «l'ultima e più odiosa manifestazione di intolleranza della regione», sta cercando d'imporre una nuova versione dell'Islam che ben poco ha a che fare con la sua versione originaria e autentica; l'odio ignorante e bestiale di cui l'Isis è portatrice, sta cancellando non solo la cultura e la religione cristiana in Oriente, ma anche «il ricordo dei molti califfi islamici che legittimarono e protessero le comunità non islamiche nei loro domini, e dei religiosi islamici che si mostrarono tolleranti verso quanti restavano fedeli alle religioni antiche o le fondevano con l'islam dando vita a sincretismi eterodossi» (p. 22).  

 

Ph Jan Grarup.

 

I regni dimenticati di cui racconta Russell, corrispondono a sette gruppi religiosi, di radice ebraica, cristiana, islamica e pagana; sono mandei, yazidi, drusi, zoroastriani, samaritani, copti e kalasha. I mandei, circa centomila persone nel 2003, vivono nelle paludi del sud dell'Iraq, in un'area che nell'antichità si pensava corrispondesse al paradiso terrestre biblico, ora devastata dalla guerra e dalla stoltezza umana. La loro è una religione misterica, come quella degli yazidi e dei drusi, per cui solo pochi ne conoscono le verità fondamentali; sono sicuramente monoteisti, si dichiarano seguaci di Giovanni Battista e probabilmente rappresentano ciò che resta degli antichi babilonesi. 

 

Nel nord dell'Iraq, nella regione del Sinjar, vicino alla leggendaria Ninive, l’odierna devastata Mosul, vivono gli yazidi, una comunità ancora abbastanza numerosa, alcune centinaia di migliaia di individui sparsi tra Iraq settentrionale, Siria, Georgia, Armenia e Iran nord occidentale. La loro religione è esoterica, «assomiglia esteriormente all'islam ma in realtà ne differisce molto»: come gli islamici, ritengono Dio l'assolutamente trascendente del quale è possibile dire soltanto che esiste, ma ne differiscono credendo nella reincarnazione invece che nella risurrezione. Siccome sacrificano ritualmente il toro, è possibile che vi sia un nesso tra loro e l'antico culto di Mitra, giunto fino a Roma dal Medio Oriente e di cui rendono memoria diversi mitrei sui quali poi sono state erette chiese e basiliche cristiane, come santa Prisca e san Clemente. La religione yazida non si basa su testi scritti per cui, nota Russell, ogni yazida ne dà una versione leggermente diversa. 

 

In Persia, loro terra d'origine, nonostante la massiccia islamizzazione sono ancora presenti degli zoroastriani, seguaci di Zarathustra che venerano Aura Mazda, signore del bene sempre in lotta contro Angra Mainyu, signore e principio del male; secondo la tradizione i re magi erano tre persiani zoroastriani. Nel mondo sono circa centomila, dei quali diecimila vivono nella città iraniana di Yazd. 

I drusi, un milione d'individui sparsi tra Libano e Siria (e in parte minore Israele), potrebbero essere i seguaci odierni di un'antica setta pitagorica. Dei contenuti della loro fede non parlano e, verosimilmente, ne sanno poco loro stessi, ad eccezione del numero ristretto d'iniziati e guide spirituali. Lo stesso Walid Jumblatt, il druso più noto in Occidente, intervistato da Russell in proposito, gli disse di non saperne niente. 

 

I samaritani dell'antica Sichem (ora Nablus) adorano lo stesso Dio degli ebrei ma sul monte Garizim; sono gli stessi di cui parla ripetutamente il Vangelo e oggi rappresentano una sorta di possibile ammortizzatore delle frizioni tra cristiani ed ebrei. Russel si sofferma molto su di loro, come anche sui copti d'Egitto, nati nel V sec. d.C. da uno scisma attorno alla natura di Cristo (sono monofisiti); essi hanno vissuto a lungo pacificamente con i musulmani ma, oggi, proprio degli ultimi giorni è la notizia che le loro chiese sono di nuovo nel mirino degli integralisti islamici. 

Infine, il libro di Russell si chiude con i misteriosi Kalasha, una piccola popolazione che vive in una parte di quello che è oggi il Nuristan, una regione dell'Afghanistan ai confini con il Pakistan; la conformazione del loro territorio, una valle tra montagne altissime e impervie, li ha protetti da tutti gli aggressori: nessuno è riuscito a conquistarli, né inglesi, né russi, né americani, così hanno conservato la loro religione pagana, sopravvissuta anche alla conversione forzata all'Islam subita dalle popolazioni che ora appartengono al Nuristan. Siccome molti di loro hanno capelli biondi e occhi chiari, si dice siano i discendenti di tribù elleniche smarrite in queste zone o venute al seguito di Alessandro Magno. Per questo motivo, la comunità dei kalasha ha ricevuto aiuti economici da parte di benefattori greci per costruire scuole e portare l'elettricità. 

 

La ricerca di Russell, molto ben documentata e accompagnata da una straordinaria bibliografia, è il reportage di un viaggio non solo attraverso un ampio spazio geografico ma anche nel tempo, fino alle radici antiche dei conflitti, agli usi tribali più forti delle religioni e più importanti, alla fine, di Dio stesso. La marginalità, se così si può dire, di Dio rispetto al fine prioritario di mantenere coeso il clan emerge ovunque con evidenza. Non è senza significato il fatto che gli aderenti a molte delle religioni descritte non conoscano, se non in linea di massima, i contenuti della fede cui aderiscono ma seguano con scrupolo gli usi tramandati dagli avi, e rispettino più di ogni cosa il divieto di contrarre matrimonio al di fuori della loro religione. È stata, ed è ancora, la trasgressione a questo vero e proprio tabù a provocare faide e massacri incomprensibili per un occidentale contemporaneo, come quello che nel 2007 ha causato la morte di ottocento yazidi! Come dire che non ci sono popoli innocenti né religioni che non abbiano profanato col sangue degli "altri" il volto di un Dio che, a detta di tutti, è unico. Solo la storia, non la fede, determina chi di volta in volta si trova tra gli uccisi o tra gli uccisori.

 

Regni dimenticati è un saggio che parla di attualità in modo opposto a quanto farebbe un instant book. All'inizio c'è una carta geografica che riproduce i paesi in cui sono praticate le religioni di cui si tratta nel libro; guardandola, si nota subito che si tratta di luoghi legati alla storia più antica della nostra cultura e che sono, nello stesso tempo, quelli in cui si stanno svolgendo i conflitti più aspri e minacciosi degli ultimi anni. È chiaro, allora, che questo saggio parla di cose attuali le cui radici affondano nel passato. Capirlo e conoscere queste radici è vitale per chi non voglia farsi trascinare inconsapevolmente a pensare per luoghi comuni o con le semplificazioni rudimentali, non di rado manipolatorie, diffuse da un'informazione superficiale e, va detto, irresponsabile. Ignoranza e superficialità, in tempi di forte tensione e contrapposizione come quelli che stiamo vivendo, spingono all'odio e siccome molte persone che appartengono ad altre culture hanno cercato rifugio in Occidente, l'incomprensione e l'avversione possono facilmente tradursi nel detestare e aggredire il proprio vicino di casa. La sfida oggi, afferma Russell chiudendo il libro con un capitolo dedicato ai mediorientali di varia religione che vivono a Detroit, è convivere rispettandosi, lasciando aperti i valichi tra le culture ma anche permettendo a chi vuole di conservare la propria. Nella speranza che un giorno il nostro clan, la nostra tribù arrivi a identificarsi almeno con l'umanità. 

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