Carezze

26 Settembre 2011

Che cos’è una carezza? Una dimostrazione d’affetto compiuta con atti e con parole. Meglio: un particolare gesto della mano che sfiora le membra della persona amata. Così in Machiavelli. Viene da “caro”: colui o colei che suscita sentimenti, antica radice indoeuropea. La carezza si compie con il palmo della mano. Secondo Desmond Morris è stata la lunga attività di caccia dei nostri progenitori a fornirci di mani nude, di pelle sensibile sul palmo, sviluppando così la nostra possibilità di elargire carezze, un atto che nei primati è legato ai contatti sessuali, corpo a corpo, e in particolare alle azioni ravvicinate che precedono la copula. 

Il contrario della carezza è lo schiaffo che non a caso s’assesta con il rovescio del palmo: la parte opposta a quella che accarezza. Lo schiaffo, che ha anche un valore di offesa, oltre che di rifiuto – il cosiddetto manrovescio –, differisce dalla sberla che si dà invece con il palmo della mano. Nel gesto di sfida è il colpo assestato con il dorso che indica il rifiuto, la repulsa, l’allontanamento. Tutto il contrario della carezza che invece produce inclusione. 

 

L’altro giorno i quotidiani italiani riportavano la foto di Silvio Berlusconi che accarezza il capo di Umberto Bossi subito dopo il voto in Parlamento con cui è stato respinta la richiesta di arresto di un deputato del Partito delle Libertà, Marco Milanese, per cui è risultato decisivo il voto della Lega. Si tratta di una carezza? Sì, anche se dall’istantanea pubblicata sulle pagine di alcuni quotidiani non è facile arguirlo; lo scatto blocca il gesto con cui il Presidente del Consiglio poggia la propria mano sul capo del leghista. Più che una carezza sembra piuttosto un’imposizione della mano. Tuttavia nella dinamica potrebbe benissimo trattarsi solo di un passaggio. In ogni caso è un gesto d’intimità, stando a Desmon Morris, poiché la testa è una parte molto vulnerabile del nostro corpo che proteggiamo con grande attenzione, e non può essere facilmente toccata dagli estranei. 

 

  Nella foto colpiscono due cose: la mano di Berlusconi, in piedi, appoggiata sulla testa di Bossi, contrapposta alla mano del ministro leghista, seduto nel suo scranno, poggiata col palmo aperto sul piano di fronte a lui; lo sguardo sorpreso, quasi indifeso, di Bossi che riceve il gesto di Berlusconi. Il leader leghista manifesta da tempo uno stato di debolezza fisica: sofferenze per i postumi della malattia, la scarmigliata capigliatura incanutita, le movenze della bocca, la voce già roca e ora flebile. Il gesto del capo del governo appare dunque nell’istantanea come una carezza rivolta a un malato. Si accarezzano i bambini e gli ammalati. Resta famosa la frase pronunciata da Papa Giovanni nel discorso dell’ottobre del 1962, quando, rivolto ai fedeli che lo ascoltavano in piazza San Pietro, li invitò a tornare alle loro case e dare ai bambini una carezza dicendo: “Questa è la carezza del Papa”.

 

 

Il gesto compiuto da Berlusconi e fissato nella fotografia rivela una relazione di prevalenza del Capo del Governo sul fondatore della Lega. Un atto che appartiene più a un codice feudale piuttosto che alle regole di una relazione tra pari: l’imposizione delle mani del feudatario sul suo sottoposto, del padrone sul capo del servo. La carezza come risposta attuale al guanto di sfida lanciato da Alberto da Giussano qualche decennio fa?  Dal manrovescio della Lega Nord alla carezza di Silvio. Gli anni passano inesorabili anche per i Capi.

 

 
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