Ann Hui. A Simple Life

14 Marzo 2012

Un uomo spinge una signora anziana a bordo di una carrozzina; la donna è stanca, malata, piega il capo coperto da un berretto di lana e si abbandona dolcemente allo schienale. È vicina alla morte, ha l’età giusta per essere pronta e il fisico troppo stanco per reagire; il suo volto è sereno, si sente sicura, protetta, non vi è traccia di preoccupazione. L’uomo dal canto suo conduce con delicatezza la donna, con lo sguardo pacato sembra accompagnarla verso il destino che le spetta. Non c’è dolore o tristezza. Solo affetto reciproco. L’affetto che quest’uomo e questa donna, colti in una delle tante immagini di intimità muta e profondissima raccolte da A Simple Life, si sono regalati per una vita intera.

 

Il film, diretto dalla regista di Hong Kong Ann Hui e uscito nelle sale dopo aver partecipato alla Mostra di Venezia (complimenti alla Tucker Film per il coraggio), racconta la storia vera del rapporto tra un produttore cinematografico e la sua domestica settantenne: lui un professionista single, indaffarato e spesso all’estero per lavoro; lei una minuta vecchina da cinque generazioni al servizio della famiglia dell’uomo, sempre attenta all’ordine della casa, alla bontà del cibo e al rispetto delle abitudini. Il loro rapporto, un quieto legame di lavoro che il tempo ha trasformato in una relazione di dipendenza reciproca e spontanea bontà; un rapporto fatto di ciò di cui è fatta la vita quando è semplice: incontri, telefonate, visite, chiacchiere, serate, cene da preparare e cene da consumare.

 

 

Di conseguenza, A Simple Life non parla di niente, se non di ciò che è davvero importante: di affetto, riconoscenza, rispetto, dignità. Non racconta una storia d’amore, ma parla d’amore; del legame che si può instaurare tra due persone divise dal ceto e dall’età, ma unite dalla loro normalità, dalla naturalezza con cui sentono di potersi dedicare l’uno all’altro. Lei servendo il suo “padrone”, lui accudendo la sua “tatta” quando l’età la costringe a lasciare il lavoro e a ritirarsi in una casa di riposo. Niente premeditazione o interesse, solo corpi e spiriti che si incontrano e scelgono di restare uniti. Niente dramma emotivo , ma un film semplice su una vita semplice.

 

A Simple Life è un lavoro minimale nello stile e nei toni, scandito dagli incontri tra un uomo in carriera e di buon cuore e una donna nata per accudire persone più ricche e ambiziose. Non ha scossoni, ha una fotografia limpida al servizio del digitale, ha una progressione narrativa che segue il naturale degenerare fisico della donna verso una morta serena.
La semplicità dell’operazione è in realtà il segno della sua forza, poiché il legame d’affetto che racconta non ha nulla di gratuito o forzato. Nei diversi incontri tra i due protagonisti è chiaro il rapporto di potere che li unisce e non viene messa in discussione la barriera sociale che li separa. Eppure il loro amore è assoluto e universale: sta oltre la famiglia, il legame di sangue, la società; nasce da una scelta, da un impegno morale, e resiste alla pigrizia del quotidiano. A Simple Life è così un film rivoluzionario, attualissimo e necessario, perché in tempi di negazione e fuga dal reale si impone come un elogio della volontà.

 

 

E se in Habemus papam la responsabilità si esprimeva attraverso un rifiuto, qui si esprime all’opposto con la scelta di restare, con la decisione di mantenere saldo un legame che il tempo abbandonerebbe senza remore all’oblio. L’amore diventa prima di tutto un obbligo verso l’altro, in un’ottica non religiosa, non esistenziale, ma semplicemente umana.

 

E, ancora, come in un’altra storia di vecchiaia e di traiettorie esistenziali, di scelte portate fino in fondo e di amore espresso tenacemente, Una storia vera di Lynch, il film di Ann Hui racconta una vita giusta, diritta, straight,come diceva il titolo originale di quel capolavoro in cui un uomo alla fine dei suoi giorni percorreva centinaia di chilometri a bordo di un tosaerba per andare a chiedere scusa al fratello.

Le strade dei due protagonisti di A Simple Life non sono altrettanto lunghe e costellate di rimpianti come quella di Alvy Straight: si sono incrociate e hanno scelto di proseguire insieme lungo l’intero arco di una vita. Conoscere il mondo a braccetto, prendendosi cura l’uno dell’altro in tempi diversi, con lui bambino e lei adulta, con lui adulto e lei prossima alla morte, è tutto ciò che l’uomo e la donna hanno fatto insieme. Niente di più. Sempre che esista qualcosa che valga più di tutto questo.

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