Duras. Moderato cantabile

20 Maggio 2014

Moderato cantabile di Marguerite Duras (Nonostante edizioni, traduzione e postfazione di Rosella Postorino, pp. 136, euro 15,00) è un romanzo di fantasmi. Fantasmi nel senso etimologico del termine, apparizioni, ierofanie del desiderio. Fantasma è il corpo esanime della donna che nelle prime pagine del romanzo appare stesa a terra in un caffè del porto. Fantasma è la figura dell'uomo che l'ha appena uccisa, chino su di lei, mentre la chiama amore, mentre la bacia sulla bocca e si sporca le labbra del sangue che lentamente le fuoriesce dai denti.

 

Fantasmi sono i loro due corpi uniti, vere e proprie apparizioni agli occhi di Anne, la protagonista, che dalla casa di fronte ha sentito le urla e ora è lì, all'entrata del caffè, magnetizzata, incapace di distogliere lo sguardo.

 

E fantasmi non soltanto per lo shock della loro presenza incongrua, per l'irrompere improvviso del loro portato perturbante all'interno del quotidiano di Anne e di suo figlio, ma fantasmi anche e soprattutto per la loro strutturale compromissione con quella facoltà - la fantasia, come da radice stessa del termine - che più di ogni altra sembra presiedere alla creazione di un ordine del discorso, di una storia. Sulla scena primaria e medusea di un uomo chino sulla propria vittima, si fonda infatti a ben guardare l'intero testo. Anne tornerà il giorno dopo in quel caffè, non per indagare sul delitto, non per cercare un colpevole (che di fatto già c'è), ma per cercare di capire, capire perché il grido di una donna morente l'abbia turbata così profondamente, perché un assassino abbia chiamato amore un corpo senza vita steso per terra, perché due amanti abbiano scelto, un giorno, di diventare improvvisamente fantasmi. Lì, in quello stesso caffè, a pochi metri dal ricordo dei due corpi, un uomo di nome Chauvin inizierà a parlare ad Anne della vittima e del suo assassino. E Anne ritornerà anche il giorno dopo a sentire questo stesso racconto, e poi ancora, e ancora, fino a trasformare la storia dei due amanti nella sua. Fino a iniziare a bere anche lei. Fino a lasciarsi trascinare in un amore senza speranza. Fino a diventare, anche lei, donna alto borghese sposata con il direttore delle fonderie della città, un'adultera.

 

Marguerite Duras

 

"Moderato cantabile, scrive Rosella Postorino nell'ampio saggio critico che accompagna il testo, è un romanzo sull'amore come invenzione. Chauvin inventa una storia d'amore per sedurre Anne e inventa anche la sua (virtuale) Anne. Chauvin realizza la metamorfosi di Anne costruendo una narrazione che lei mette in scena, inventa la storia della coppia maledetta per inventare - in mise en abyme - la storia sua e di Anne". Fantasma e fantasia, dunque, coincidono. Due corpi a terra e due corpi seduti. Due coppie, il muro della narrazione in mezzo, teso di fronte a loro come uno specchio. Niente altro.


Moderato cantabile è ormai un classico della letteratura francese. Anche se la distanza temporale che lo separa dalla nostra quotidianità è probabilmente ancora troppo esigua (la Duras lo pubblica giovanissima nel 1958) per farlo entrare a pieno diritto in un qualsivoglia canone letterario, ciononostante è oggi considerato in Francia come uno dei testi fondativi del Nouveau roman e sicuramente come il testo - ben più di Un barrage contre le Pacifique - che farà della Duras quello che avrebbero presto confermato Hiroshima mon amour e L'amante anglaise. E poco importa se poi di fatto la sua autrice dal Nouveau roman prenderà, qualche anno dopo, pubblicamente le distanze, Moderato cantabile è e rimane un testo esemplare per capire buona parte della narrativa francese sperimentale tra gli anni Sessanta e Settanta.


La scelta da parte di una casa editrice appena nata di pubblicare in Italia un romanzo come questo - anzi ripubblicarlo, dal momento che la sua prima traduzione italiana è dell'84 per Feltrinelli - non sembra essere quindi un'operazione a prima vista semplice. Romanzo più che noto al pubblico, ma nello stesso tempo non ancora provvisto di quell'aura che fa immediatamente di un classico un'opera atemporale, Moderato cantabile è un testo ancora mobile, in divenire, non del tutto stabilizzato all'interno di un'interpretazione condivisa, non ancora "cristallizzato". In più, per chi lo conosce già in francese, risulta evidentissimo come il linguaggio della Duras non sia affatto facile da tradurre, non tanto per una reale difficoltà di vocabolario o di giri di frase, quanto per la continua tensione della parola, o meglio, per l'aria sempre sospesa, per i vetri costantemente appannati dietro cui sembra sempre mostrarsi la sua scrittura. ("La scrittura è ricerca del luogo d'ombra dove si ammassa tutta l'integrità del vissuto - racconterà lei stessa durante un'intervista - solo i pazzi scrivono completamente").

 

Per Marguerite Duras il discorso non sembra coincidere quasi mai perfettamente con la cosa, ma le gira continuamente di lato, manca sempre e volutamente il bersaglio. E a maggior ragione qui, dove si tratta di fantasmi, dove il limite tra oggetto reale e oggetto psichico è sempre più labile, dove il racconto si sostituisce alla carne, o meglio, la trasforma portando Anne a coincidere con la donna stesa a terra, la sua storia con quella di un'altra, il suo desiderio a nascere e sbocciare sul desiderio di un'altra.


Cosa vuol dire moderato cantabile? Viene chiesto al bambino, al figlio di Anne, chino sul pianoforte appena prima che dalla strada un grido venga a interrompere per un attimo la sua lezione di musica. Non lo so è sempre l'unica, invariabile, risposta. Non lo so dice il bambino, non lo so dice il linguaggio di fronte alla propria storia, non lo so sembra dire anche la traduzione italiana che rimane sempre indietro di un passo rispetto al proprio oggetto, sempre sulla soglia, ellittica, consegnandoci miracolosamente intatta tutta l'enigmaticità del racconto.

 

Precedentemente apparso su il manifesto

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