Paraloup

8 Luglio 2011

 

Paraloup è un borgo di poche case in pietra in valle Stura. Qui il giorno di San Giovanni (24 giugno) salivano dalla pianura i pastori alla ricerca di buoni pascoli, vivendo in povere case di pietra fino a che le prime nevi (siamo a 1.400 metri) consigliavano di scendere verso valle. Nel tardo autunno del 1943 salirono a Paraloup Dante Livio Bianco, Umberto Galimberti, Nuto Revelli, Giorgio Bocca: il confine francese era vicino, ma soprattutto si dominava la valle con un panorama ancora oggi incontaminato. Fu un inverno durissimo ed esaltante come raccontano le pagine di alcuni di loro.

 

Un luogo simbolo che la Fondazione Nuto Revelli ha scelto come centro della prima edizione del Ritorno ai luoghi abbandonati. Anche perché le case sono state restaurate, alcune iniziative sono partite già dalla scorsa estate. Ma che cosa è il Ritorno ai luoghi abbandonati? Non abbiamo voluto chiamarlo festival, perché non intendiamo la cultura come occasione di consumo, ma vorremmo che fosse una festa che coinvolga la “provincia granda” di Cuneo e chi avrà voglia di venire da più lontano. Un luogo dunque dove scambiare e mescolare esperienze, dove tener desta l’attenzione su casi gravi come il terremoto de L’Aquila (nella serata di venerdì 8 a Cuneo) e le nefaste conseguenze sul tessuto sociale, prima ancora che abitativo, del territorio.

 

L’idea di fondo è che l’Italia riparte dai margini (è il titolo dell’incontro del pomeriggio di venerdì 8 a Paraloup), che gli esempi virtuosi e le occasioni migliori di riscatto del Paese si possono presentare nelle valli alpine, lungo la dorsale appenninica, unendo nord e sud. Quindi incontri, seminari, concerti e proiezioni di film (domenica 10 ci sarà un omaggio a Cuneo a Franco Piavoli, maestro del cinema di poesia). Ma è anche l’occasione per verificare in corpore vili le ipotesi di ricerca di Antonella Tarpino e Vito Teti, una storica e un antropologo, che per primi hanno pensato al ritorno ai luoghi abbandonati come momento di attivazione della memoria per ripensare a un rapporto nuovo con luoghi che in Italia sono oggi moltissimi dopo la fine della civiltà contadina e montanara. Quella storia (raccontata nei libri di Nuto Revelli) è finita. Ora una nuova generazione può costruire qualcosa di nuovo.

 

Non sappiamo ancora bene come sarà questa prima edizione – il nuovo è sempre arbitrario – ma siamo certi che ci divertiremo, sarà interessante e porteremo a casa idee e buoni formaggi!

 

Per maggiori informazioni: www.paraloup.it

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