Neil Young sound

14 Luglio 2014

L’occasione offerta lunedì 21 luglio a Barolo dal festival Collisioni è senz’altro speciale, ma in un certo senso potrebbe essere addirittura irrinunciabile. Si tratta, infatti, dell’unica tappa italiana in quella che potrebbe essere l’ultima tournée di Neil Young insieme ai Crazy Horse.

 

Nel marzo dello scorso anno, alla vigilia delle date in Oceania dell’Alchemy Tour, il chitarrista della formazione Frank “Poncho” Sampedro – intervistato da “Rolling Stone” – dichiarò: «L’istinto mi dice che questo è davvero l’ultimo tour: detesto dire le loro età, ma io ho sessantaquattro anni e sono il più giovane della compagnia. Adoro suonare, e insieme lo facciamo bene come sempre, eppure in qualsiasi momento a uno di noi potrebbero mancare le energie per continuare». Dunque, nel dubbio, meglio non rischiare, anche se lo stato di salute dei singoli componenti – oltre Sampedro: il bassista Billy Talbot e il batterista Ralph Molina – e del capobanda è del tutto rassicurante.

 

In particolare, Neil Percival Young, per l’anagrafe sessantottenne, con quasi mezzo secolo di attività artistica alle spalle, pare sia in gran forma, come dimostra la miriade d’impegni che affolla la sua agenda. Concerti a parte, ha pubblicato da poco per l’etichetta discografica Third Man di Jack White A Letter Home, collezione di cover – con brani che vanno da Dylan a Springsteen passando dagli Everly Brothers – in verità non memorabile, che tuttavia porta il totale degli album editi a suo nome a quota trentacinque. Assai più soddisfacente, un paio di anni fa, era stata la doppietta messa a segno con Americana e Psychedelic Pill: lavori realizzati entrambi in groppa al “cavallo pazzo”.


Datata 2012 è inoltre l’autobiografia Waging Heavy Piece: a Hippie Dream (tradotta l’anno successivo in Italia da Feltrinelli col titolo Il sogno di un hippie), cui Young intende dar seguito con un libro dalle caratteristiche differenti, Special Deluxe: «Riguarda il mio rapporto con le auto», ha anticipato recentemente (la sua passione per i motori è proverbiale, del resto), «racconta la storia di ciò che mi è capitato con ciascuna macchina che ho avuto e di com’è cambiata la mia vita guidandole, ma è anche una storia dell’automobile e dell’impatto che ha avuto sull’ambiente».

 

 

Lo scavo nella memoria investe pure il fronte musicale, ovviamente: dopo un primo volume risalente al 2009 e riguardante il decennio che va dal 1963 al 1972 (un malloppo di nove dischi zeppi di materiale inedito!), è all’orizzonte il secondo capitolo della serie Archives, destinato questa volta alla parte restante degli anni Settanta e imperniato su alcune leggendarie registrazioni rimaste finora inedite, come quelle degli album “fantasma” Homegrown e Chrome Dreams. E sulla scia arriveranno poi le raccolte relative alle decadi seguenti: «Usciranno abbastanza velocemente, siccome ci abbiamo lavorato in parallelo alla preparazione del secondo volume», ha spiegato lui stesso.

 

Intanto viene reso disponibile in questi giorni l’album – triplo nella versione completa, singolo in quella “prêt-à-porter” – che documenta a quarant’anni di distanza la rimpatriata dal vivo del celebre quartetto con David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash: semplicemente CSN&Y 1974. Né mancano le idee a proposito di musica nuova: «Mi piacerebbe fare un disco in presa diretta con una grande orchestra», ha confessato a “Billboard” in marzo, «registrandolo in mono, con un solo microfono, come si faceva una volta».


Neil Young è notoriamente un fondamentalista del suono “puro” e la sua crociata contro l’asserita “bassa fedeltà” dell’algoritmo di compressione del segnale audio definito dalla sigla mp3 l’ha portato ad avventurarsi nell’elaborazione di uno standard nuovo e – a suo dire – molto più soddisfacente, rappresentato da un player in alta definizione (con una memoria di 128 giga, può contenere da mille a duemila brani) collegato a un music store digitale, ambedue designati dal vocabolo Pono, che in hawaiano significa “virtuosità”.

 

Il progetto PonoMusic, da lui architettato in compagnia dell’imprenditore della Silicon Valley Josh Hamm, è stato avviato grazie a una campagna di raccolta fondi su Kickstarter che ha superato largamente l’obiettivo iniziale di ottocentomila dollari, arrivando a totalizzarne oltre sei milioni (terzo risultato di sempre nella storia della piattaforma di fund raising), grazie al coinvolgimento di circa diciottomila sostenitori.

 

Saranno questi ultimi i primi beneficiari del nuovo canale di distribuzione musicale e del relativo dispositivo di riproduzione, che dovrebbe essere messo in commercio nel giro di un paio di mesi a un prezzo intorno ai 400 dollari. Saranno le prove d’ascolto a verificarne l’efficacia, cosa di cui alcuni esperti dubitano, mentre è certamente più fondata la possibilità che dal vivo, affiancato dai Crazy Horse, Neil Young confermi il proprio status di migliore cantautore rock in circolazione.

 



Questo articolo è pubblicato sul nuovo numero de Il giornale della musica

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