A Parma, capitale della cultura 2021 / Abitolario

12 Giugno 2021

Il più 'filmico' dei bassorilievi scultorei, in ordine di tempo, dopo quello della Colonna Traiana, è sicuramente la Deposizione dalla Croce nel duomo di Parma, opera su una lastra unica di Benedetto Antelami, che l'ha firmata e datata 1178. In essa la vicenda rappresentata si sviluppa su più piani narrativi, che potremmo addirittura definire 'episodi' collaterali alla scena principale, posta al centro della composizione.

Non un solo frammento della superficie di marmo rosa su cui ha operato l'artista è visibile, se non nei bordi. La sua intera area appare infatti ricoperta da immagini scolpite a rilievo basso (in alcuni punti addirittura bassissimo, mentre le teste dei personaggi sono quasi ad altorilievo) e da scritte (titula et inscriptiones) incise e niellate ed è circondata da una cornice di racemi floreali, anch'essi a niello. Il motivo rappresentato al centro è, appunto, una Deposizione, in cui Cristo, gli occhi chiusi (Christus Patiens), e il corpo incurvato verso sinistra, viene sorretto da Giovanni d'Arimatea, intento a baciargli la ferita al costato mentre lo abbraccia per tirarlo giù dalla croce.

 

Alle spalle di questi, dopo la figura della Chiesa, che regge un vessillo sventolante in segno di vittoria su cui campeggia il simbolo crociato, e quella della Vergine addolorata, c'è il corteo delle tre Marie, che avanza verso la Croce, preceduto dall'apostolo Giovanni, tutti e quattro ritratti in atteggiamento elegiaco e orante. Sulla destra vi è una seconda processione che muove sempre in direzione della Croce, la cui capofila, la Sinagoga, impugna uno stendardo abbassato in segno di sconfitta e tiene la testa reclinata in atto di sottomissione. Sormontano i cortei due arcangeli: quello di destra, Raffaele, preme ancora più in giù la testa della Sinagoga, a capo dei Giudei perdenti, costringendola ad assoggettarsi ulteriormente, mentre l'arcangelo di sinistra, Gabriele, sorregge, insieme alla Vergine, la mano di Cristo, già liberata dal chiodo.

 

Su una scala 'in falso', a destra della croce, c'è Nicodemo, intento a schiodare l'altra mano di Gesù ancora infissa nel legno. Con la sua diagonale ardita, la scala controbilancia, ristabilendo l'equilibrio, il marcato inarcarsi del corpo del Cristo verso sinistra.

In primo piano, a formare un lato del triangolo ideale che ha l'altro nel sostegno della scala, quasi avulsa dal contesto, come in una narrazione a sé, più per dovere di cronaca che non per necessità, sta la figura del centurione Longino, con tanto di clipeo e di spada, la lancia già scagliata a squarciare il costato del Redentore per verificarne l'avvenuto decesso. 

In alto, a sinistra, rischiara e illumina il corteo dei vincitori la personificazione classica e profana del Sole (una testa umana circondata da una ghirlanda circolare); mentre, ad esso diametralmente opposta, quella analoga della luna squarcia a stento le tenebre in cui è avvolta la fila degli sconfitti. E ciò secondo il dettato del Vangelo di Giovanni, che recita: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.» (8,12) 

 

Benedetto Antelami, Deposizione dalla Croce, 1178, transetto destro della Cattedrale di Parma.


Ma è l'estremità inferiore destra della lastra ad attrarre l'attenzione; prima di tutto per il suo dinamismo, in secundis per il suo tono laico. Si tratta infatti del gruppo di soldati romani che stanno giocandosi a dadi la veste di Cristo. Le loro teste descrivono una cuspide, quasi un'ogiva goticheggiante, dentro la quale la veste sembra muoversi come animata da vita propria più che per effetto delle mani dei soldati che la tastano e la tirano, ora di qua, ora di là, contendendosela al punto da farla quasi scivolare oltre i margini della scena, giù, giù, al di là della cornice, verso il fuori, dove c'è il mondo reale, al quale essa sembra volersi ricongiungere.

Questa è una veste eloquente. Magistralmente resa dallo scultore lombardo (il  cui cognome, Antelami, di origine toponimica, è riferito infatti alla Val d'Intelvi, in provincia di Como, da cui proviene la sua famosa e numerosa famiglia di lapicidi), il suo sinuoso gioco di linee e la leggiadria dei bucherelli di cui è adorna (introdotti per 'alleggerirla') realizzati con la tecnica del traforo, ci dicono, insieme ad altri esiti della sua architettura parmense, di un probabile contatto di Antelami con l'arte oltralpina. 

 

A sinistra: Benedetto Antelami, dettaglio della lastra della Deposizione di Cristo, 1178, riproducente i soldati che si giocano a dadi la veste di Cristo, che si dice fosse inconsutile, ovvero priva di cuciture, formata cioè da un solo pezzo di tessuto, perciò assunta a simbolo dell’unità e indivisibilità della Chiesa cristiana. A destra, Sissi, Abito Antelamato, 2020, pezzo unico, lavorazione su misura.


Ed è proprio partendo dalla fascinazione che essa induce e dal mistero racchiuso in questa veste che l'artista visiva e performativa Sissi (Daniela Olivieri, Bologna 1977) ha esordito nella sezione "Corpi e processi" della mostra Design! Oggetti, processi, esperienze, organizzata dallo CSAC dell'Università di Parma e allestita nelle storiche sale di Palazzo Pigorini, nell'ambito delle rassegne dedicate a 'Parma Capitale Italiana della Cultura 2020-2021'. Gli altri abiti presenti nella rassegna espositiva, "ideati attraverso un processo di confronto con il patrimonio dello CSAC in particolare con i figurini di Cinzia Ruggeri, di Krizia e di Brunetta - poi realizzati con le aziende del territorio - danno origine a una riflessione sul corpo, sull'abito e sul suo processo creativo e sartoriale",  come riporta la presentazione dell'evento.

 

Che la moda, soprattutto la haute couture, tragga ispirazione dall'arte figurativa non è esperienza nuova. Come dimenticare l’azione culturale svolta dalle Sorelle Fontana, figlie, anch'esse, del territorio parmense? Nel 1959, infatti, le tre stiliste (Zoe, Micol e Giovanna nate a Traversetolo, tra il 1911 e il 1915) hanno presentato a Roma, dove aveva sede il loro atelier, una collezione particolare, realizzata con tessuti stampati, fedeli ai quadri degli artisti contemporanei che avevano concorso al Premio di Pittura da loro stesse istituito, della cui giuria furono membri nientemeno che Giulio Carlo Argan e Alberto Moravia. Si trattava delle opere di Carla Accardi, Giorgio Ascani Nuvolo, Piero Dorazio, Mimmo Rotella e Salvatore Scarpitta.

O ancora le coutures di Yves Saint Laurent, realizzate in omaggio a Piet Mondrian del 1966, e quelle della sua collezione dedicata alla Pop Art del medesimo anno, tanto per citare soltanto gli esempi più noti, senza contare gli abiti e gli accessori surrealisti progettati da Elsa Schiapparelli in sintonia con le opere del suo amico Salvador Dalì, ma l’elenco sarebbe davvero lungo e non potrebbe escludere i capi cubisti di Sonia Delaunay.

 

A sinistra: Benedetto Antelami, dettaglio della lastra della Deposizione di Cristo, 1178, riproducente i soldati che si giocano a dadi la veste di Cristo, che si dice fosse inconsutile, ovvero priva di cuciture, formata cioè da un solo pezzo di tessuto, perciò assunta a simbolo dell’unità e indivisibilità della Chiesa cristiana. A destra, Sissi, Abito Antelamato, 2020, pezzo unico, lavorazione su misura.


Tornando, invece, alla veste di Cristo dell'Antelami, essa, reinterpretata dall'artista bolognese Daniela Olivieri, costituisce anche l'incipit del libro d'artista Sissi. Abitolario. L'esistenza enciclopedica dell'abito nel verso linguisticato (Il Poligrafo, pp. 160, € 23,00), a cura di Francesca Zanella, Valentina Rossi. Quest’Abito Antelamato è il chiaro omaggio di Sissi a Krizia (pseudonimo di Maria Giuseppina, detta Mariuccia, Mandelli, 1925-2015), alla quale l' artista bolognese dedica anche un suo lungo scritto (pp. 16, 17).

Sia il volume che la mostra costituiscono la prima tappa del percorso di ricerca Storie di fili, un progetto teso a valorizzate alcune importanti collezioni dello CSAC dell'Università di Parma, realizzato in parternariato con il Sistema Museale dell'Università di Parma e con alcune realtà produttive presenti sul territorio parmense, con il contributo della Fondazione Cariparma. L'obiettivo del progetto è quello di approfondire la storia dell'abito intesa sotto il profilo culturale. 

"Un ruolo centrale in questo programma "scrivono Zanella e Rossi" è stato assegnato ad artisti coinvolti per progettare percorsi di indagine all'interno delle collezioni per realizzare opere frutto anche di un metodo partecipativo." La prima artista invitata è stata, appunto, Sissi che, insieme agli abiti esposti nella mostra ha realizzato il libro d'artista Abitolario, di cui si è detto, nel quale, come fosse un dizionario dal tenore tanto scientifico quanto creativo, sono raccolte sue definizioni, spesso poetiche, dei vari termini che connotano tanto il lessico sartoriale quanto quello della moda. 

 

 

A sinistra: Sissi, studi per l'Abito Antelamato, dettagli dal diario Storie di fili, 2019-2020, tecniche miste. A destra: Krizia, studio di abito, 29 agosto 1983, tecniche miste, Fondo Krizia, CSAC.


Tra le centinaia di lemmi presenti in questo vocabolario, che lavora sulle parole come avviene nel dizionario critico "Les besognes des mots" di Georges Bataille (1929), troviamo, ad esempio:

ACCONCIATURA: s.f. Circonvoluzione del pensiero disposta in acrobatiche volture pettinate.

APPENDIABITO: s.m. Supporto esterno per il sostegno interno.

BABBUCCIA: s.f. Quando la terra allungandosi nei passi spinge la punta in su.

BLUSA: s. f. Contenuta dentro la cinta muove le ampiezze.

CASUAL: agg. e s.m. Colta comodità sconfinata nel gusto e tagliata dal caso. "Un modo d'essere non essendo", Dorfles, 2008.

DÉCOLLETÉ: s.m. La sicurezza del capo ritira il tessuto ad insenature accoglienti per le maree degli sguardi.

FIANCO: s.m. Contrafforti bilaterali.

GOMITOLO: s. m. Accumulo cosmico.

INFRADITO: s.m. Svincolo fermo per passi aperti.

MANTELLA: s.f. Ampiezza ventosa planata sulle spalle.

PANCIOTTO: s.m. Diaframma abbottonato.

SARTO: s.m. Maestro della misura.

STIRO: s.m. Trampolino per l'appiattimento della linea.

VOILE: s.m. Ritorti fili ritornano sottili per nascondersi nella trama.

 

Il tutto è intervallato da fotografie dei modelli esposti in mostra (indossati dalla loro autrice) e dai bellissimi disegni opera della stessa Sissi, insieme a quelli di Cinzia Ruggeri, di Krizia e di Brunetta.

 

Sissi, disegni illustrativi del suo libro d’artista. In alto a sinistra: illustrazione della voce décolleté. Seguono i disegni a china Vestirsi nel tempo, 2020-2021, che illustrano la storia della moda e del vestire secondo l'interpretazione dell’artista bolognese.


Sissi, che insieme alla sua prolifica attività di artista, condotta tra Bologna e Londra, svolge anche quella didattica presso l'Accademia delle Belle Arti di Bologna, non è nuova ad importanti occasioni espositive del proprio lavoro, anche archivistico. In quest’ultimo caso, si tratta di materiali disegnati (taccuini) o fotografie (atlanti), o di fogli ibridi con disegni, foto e brandelli di

tessuto, che lei ha iniziato a costruire, a conservare e a catalogare fin dall’età di quindici anni. “Molti suoi progetti”, ricorda a tale proposito Valentina Rossi “nascono spesso da categorie di abiti che l’artista ha sviluppato dal 1995 a oggi nel progetto l’Archivio addosso.” Ed è appunto attingendo al suo ricco archivio di studi di abiti, che Angela Vettese e Milovan Ferronato, nel 2010, hanno curato la mostra omonima allestita alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, a Milano, tanto per citarne soltanto una, senza dimenticare quelle che l’hanno vista protagonista al MAMbo (Bologna), al MACRO (Roma), al MOCA (Los Angeles) e in molte altre sedi internazionali. E neppure questa di Abitolario è la prima impresa editoriale di questa artista polivalente. Suoi volumi, o per meglio dire, suoi Quaderni o “libri fatti a mano” (si tratta di quaderni da lei costruiti e fatti rilegare, su carta rigorosamente bianca e privi di copertina) sono stati pubblicati da Corraini: Aspiranti  Aspiratori (2012);  Lezioni di Anato-mia (2016); Abitanoidi (2020) e Vestimenti (2020). Senza dimenticare i meno recenti: Le due Frida (Art’È, 2002) e Sintesi anatomica (Produzione Nero, 2013). 

 

Invitata a partecipare al progetto Storie di Fili, per fare ricerca nella sezione Moda e Media dello CSAC (fondata nel 2013, essa raccoglie ottantamila pezzi suddivisi in ventotto fondi dedicati ai protagonisti della moda italiana), Sissi ha scelto di rivisitare, anche partendo dal loro rapporto con le arti visive, le opere di Brunetta (o dell’abito inteso come illustrazione), quelle di Cinzia Ruggeri (o dell’abito come “momento emotivo ed esperienziale”) e quelle di Krizia (o dell’abito come prêt-à-porter). Dopo un elaborato lavoro di selezione, per ciascuna stilista l'artista bolognese ha scelto un abito, che ha poi ricreato, reinterpretandolo. Sono così nati la Tuta Linguale, Hommage a Brunetta; il Cappotto Biomorfo. Hommage a Cizia Ruggeri e l’Abito Antelamato. Hommage a Krizia.

Ed è forse quest’ultimo, il più ricco di suggestioni figurative, a catturare l’attenzione di chi lo ammira, facendone volare, all’unisono, sia la memoria che la fantasia.

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