Today, the voice you speak with may not be your own

3 Settembre 2012

Oggi, la voce con la quale parli potrebbe non essere la tua.
In un post apparso il 4 febbraio 2007 sul suo blog, il produttore, filosofo e musicista hip-hop statunitense DJ Spooky, al secolo Paul D. Miller, avviava una riflessione sulla pratica culturale del remix, con una doppia interpretazione. Da una parte negativa, intendendo nella fattispecie la voce come uno dei simulacra dell’epoca digitale, baudrillardianamente parlando. Dall’altra ottimistica, nella prospettiva di un “web 2.0 share-all style”, dove il diritto di remixare e di appropriarsi della voce altrui si trasforma in una pratica estesa a tutti.

 

La questione posta dal dj originario di Washington investe la ridefinizione stessa dei concetti di originalità ed autorialità nell’era contemporanea: “Dal momento che la storia umana delle idee, del progresso, dell’arte è una storia di pratiche di remix, possiamo considerare il ‘remix’ stesso come una voce autentica o non autentica?”

 

È da questa domanda che parte la riflessione di Vito Campanelli in Remix It Yourself, saggio edito da CLUEB nella collana Mediaversi, che estende la ricerca sulle forme estetiche del web intrapresa dall’autore già da qualche anno e culminata nella recente pubblicazione di Web Aesthetics: How Digital Media Affect Culture and Society, testo incluso nella collana in network studies diretta da Geert Lovink ed accolto con grande interesse dalla comunità internazionale di studiosi ed addetti ai lavori.

 

Attraverso l’analisi dei fenomeni e delle forme comunicative che definiscono la mappa di una cultura, nell’ambito della quale le modalità di riutilizzo di elementi culturali preesistenti fissano i caratteri sociali ed estetici di un’intera epoca, Remix It Yourself scandisce le tappe di un percorso affascinante all’interno del continuum del flusso di informazioni, delle pratiche e dei comportamenti che caratterizzano le relazioni di viventi e macchine nell’universo digitale.

 

 

“L’originalità (se mai esistita) è morta”, dichiara programmaticamente l’autore, in apertura. Dalla dissoluzione del mito dell’originale o, per citare Barthes, dalla “morte dell’autore” muove il ragionamento di Campanelli, in una prospettiva che considera la contemporaneità come un’estensione necessaria del postmodernismo (nell’“estetica diffusa” che prelude alla “vittoria finale del significante su ogni ipotesi di significato”), per dispiegarsi lungo il fil rouge di un’analisi entomologica delle forme di comunicazione radicate nelle nuove tecnologie, nella duplice ed interconnessa chiave di lettura sociale ed estetica.

 

Il nucleo fondante del discorso messo in piedi dall’autore è legato all’interdipendenza ineludibile di due fenomeni culturali: l’estetizzazione della società e la diffusione globale delle forme legate al web. A questo forte sostrato concettuale, il teorico campano aggancia una serie di tematiche e suggestioni eterogenee riconducibili direttamente al motivo conduttore del remix, che sostanziano efficacemente l’argomentazione: la teoria dei memi, il concetto di engramma di Aby Warburg, le reti a invarianza di scala come definite da Albert-László Barabási. È un percorso articolato attraverso confronti affascinanti, analisi lucide (l’estetica dell’ibridità, il flusso di dati che prelude al processo di azione/interazione all’interno del mediascape) che incrociano dissertazioni sociologiche, politiche, storiche e filosofiche, fino ad arrivare, in chiusura, a toccare questioni etiche scottanti come il plagiarismo e la tutela della “creative property”.

 

Una ricerca che, in definitiva, impressiona per profondità e varietà nell’uso delle fonti e che, come afferma Alberto Abruzzese nella prefazione, “ha il merito di trattare il tema del remix sapendolo calare, formattare, nella storia e nella teoria”. Con un linguaggio efficace ed una sintassi lineare, aggiungiamo, che rende particolarmente piacevole la lettura di questo testo destinato, per la ricchezza di argomentazioni offerte alla discussione, a rappresentare un punto di riferimento importante all’interno degli studi di socio-estetica delle nuove tecnologie in campo scientifico, formativo ed informativo.

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