Momenti fatali a Madrid

9 Dicembre 2013

 È da qualche tempo che andando per librerie si trova sul banco delle novità una grande abbondanza di riedizioni di Stefan Zweig. Corredate dalle fascette rosse con la scritta 12ª edizione, 7ª edizione, 5ª edizione, se si va a cercare l’anno di stampa, si legge 2011, 2012, 2013. Mi faceva pigrizia in questi momenti riprendere i titoli abbandonati sugli scaffali delle case dei genitori, di quando eravamo adolescenti e cercavamo invece i nostri autori e ci rifiutavamo di leggere i loro autori dei nostri, o quelli dei nonni. Ma presa dalla curiosità, e superato il sospetto che queste “novità” si dovessero solo all’opportunismo editoriale di evitare il pagamento dei diritti una volta superato il periodo legale dopo la morte di un autore, sono andata – non senza la dovuta nostalgia – a cercare tra i vecchi libri della vecchia casa.

 

 

Leggere per ore senza uscire di casa è una scelta che assume sempre più forza da tanto tempo, qui da noi, e poi in questi giorni non è bello andare in giro per le strade del centro, dove il pattume dilaga per mancanza di una politica dei beni pubblici, perché il comune ha venduto il diritto cittadino della nettezza urbana ai grandi imprenditori privati che ora non possono mantenere i prezzi di saldo che avevano garantito. L’unica soluzione per loro è il licenziamento di centinaia di impiegati: da qui lo sciopero inumano di più di dieci giorni per sostenere dalle famiglie dei lavoratori. Un’altra notizia dell’altro ieri: il giudice, dopo undici anni dal disastro ecologico più grave della nostra storia, la marea nera del Prestige sulle coste della Galizia e del Mar Cantabrico, ha deciso che non ci sono colpevoli.

 

Nessuno pagherà le cifre astronomiche che è costato allo stato la bonifica del mare e della costa, nessuno assumerà la responsabilità politica della decisione sbagliata di ordinare l’allontanamento della nave verso l’alto mare, nessuno assumerà la responsabilità di aver concesso il permesso di navigazione a un vecchio rottame con un tale carico di petrolio. Un’altra notizia di ieri: si preparano delle modifiche al Codice Penale: rischieranno la prigione i gruppi di protesta spontanea, ogni iniziativa di sostegno sarà punita penalmente, anche scrivere un sms agli amici indicando l’ora e il luogo dell’incontro può portare in prigione; anche i vucumprà finiranno dietro le sbarre.

 

 

Siamo in un paese dove tutto è successo in modo veloce. Dalla morte di Franco, con l’arrivo della democrazia ci siamo abituati subito alla libertà e ci siamo dimenticati che bisognava curarla. Abbiamo abbandonato la partecipazione ai collettivi cittadini, ci siamo persuasi che ormai il lavoro era fatto e i cortei, le assemblee, la lotta non servivano più. Se i nostri politici decidevano che l’economia andava impostata sull’edilizia, non vedevamo che stava creandosi una bolla. Le superstrade erano necessarie, gli aeroporti altrettanto, e che in ogni città si costruissero musei e teatri era il conseguimento di un grande successo, per un paese che era rimasto per quasi mezzo secolo talmente arretrato. Ma quello che non ci siamo domandati allora era quanta corruzione e quanto clientelismo erano rimasti dietro le quinte. E come queste manovre erano legate alle speculazioni che avrebbero fatto crollare il sistema finanziario, come da tempo si vedeva negli Stati Uniti dalla crisi dei mutui-spazzatura.

 

 

Veloce è stata la salita, ma ancora più veloce è il crollo e la perdita. Scendiamo presto e ritorniamo al punto di partenza. Siamo svelti ad accettare la caduta. Credevamo di esserci arrivati. Era tutto tanto sicuro. Il sistema sanitario pubblico e universale che era diventato uno dei migliori al mondo, ora invece, coinvolto in un processo di privatizzazione, risparmia nelle terapie delle malattie più gravi e non si applica a chi non abbia documenti. Madrid è triste. In questo autunno già freddo e piovoso, Madrid è una città poco accogliente e continua sempre a mostrare sconforto. In metropolitana la gente tiene gli occhi bassi e sta in silenzio. Per strada è frequente scoprire nuovi negozi chiusi, i cinema si sono svuotati perché diventati carissimi, mentre le file delle mense sociali sono sempre più lunghe. Le banche di cibo create qualche hanno fa, oggi non riescono a soddisfare la domanda, perché le organizzazioni chiedono sempre di più per i loro utenti, ora in gran parte provenienti dai ceti medi. La solidarità famigliare che era stata la sostenitrice del grave problema della dissocupazione non è più sufficiente.

 

 

Leggendo i Momenti fatali di Stefan Zweig, si capisce che ciascun momento “stellare” è legato a un suo rovescio. Poligrafo di grande solvenza, la costante e discreta scommessa per la tolleranza e il suo pessimismo lucido nel penetrare la storia – come ne Il mondo di ieri per capire la nascita del nazismo – nonché una scrittura tanto fluida da rendere agevole ogni suo pensiero e ogni rimando alla vita, fanno capire perché sia tanto amato oggi in Spagna. Abbiamo bisogno di uno scrittore come lui forse perché in questi giorni è difficile concentrarsi al di fuori di quanto succede vicino a noi, ed è meglio ritornare alla parola sensata di chi ha capito la potenza del pericolo, proprio perché aveva letto la storia, perché dell’uomo conosceva le mancanze, la fragilità. Meglio sentire la limpidezza di aver vissuto momenti molto più tragici dei nostri e averli intuito, aver capito che questi si avvicinavano e che sarebbero arrivati.

 

Meglio, perciò, leggere uno scrittore come Zweig che costruisce un romanzo come il suo ultimo, Il romanzo degli scacchi , sulla metafora di una strategia di sopravvivenza (le operazioni mentali del gioco degli scacchi da parte del torturato dai nazisti lo hanno salvato). Leggerlo forse perché per lui era stato molto difficile concentrasi a scrivere quando il mondo stava crollando.

 

P. S. Notizia d’oggi, 17 novembre: i sindacati sono riusciti a bloccare il licenziamento dei lavoratori della nettezza urbana madrilena, una sorta di “momento stellare” per 1.134 famiglie. Piove un po’ meno a Madrid.

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