Il sabato del villaggio / Sarà un giorno di festa

28 Maggio 2011

Sarà un giorno di festa; Michael Frame compie gli anni, cinquanta per la precisione, sua moglie sta ultimando gli ultimi preparativi per i festeggiamenti che si terranno il giorno successivo, ma Michael non potrà esserci, infatti sta per fuggire. Scappa perché Michael non è il suo vero nome e perché il suo vero nome è Chris, e perché è inesorabilmente immerso in una storia di illusioni trasformatesi nel tempo in fantasmi, fantasmi pericolosi che stanno per modificare radicalmente la sua vita reale, quella fondata su un’identità fasulla. Così prende avvio Le mie rivoluzioni di Hari Kunzru e così sembra l’Italia lacerata tra l’ansia e l’attesa in questo ultimo sabato di maggio. Un paese che come il protagonista del bel libro di Kunzru sembra confondere in continuazione le illusioni con i propri fantasmi. Incapace più che di vedere di percepire, come ci spiega Ingo Schulze nell’intervista di Stefano Zangrando: “Per capire noi stessi dobbiamo percepire l’altro. Possiamo comprendere realmente le conseguenze della nostra vita quotidiana in Europa soltanto se guardiamo al mondo intero”. Schulze nel suo ultimo libro interamente dedicato all’Italia prova a raccontare, con l’aiuto delle fotografie di Matthias Hoch, un paese diverso, vitale e pulsante e per questo reale, un paese poco noto e nascosto. Doppiozero ha così provato questa settimana a togliere il lenzuolo ai fantasmi per provare a svelare cosa vi è nascosto. Dei fantasmi non è rimasto che un lenzuolo da mettere in lavatrice, mentre sotto abbiamo trovato corpi vivi che stanno provando a cambiare un paese per nulla addormentato. Il gruppo di critici Altre velocità ci racconta di un nuovo teatro italiano, l’unico, quello vivo e civile, appassionante e che vale la pena seguire e vedere, criticare e amare.

 

Poi siamo andati a Berlino, o meglio a Bologna, perché se è vero che si può ritrovare se stessi in ogni luogo è ancor più vero che è molto difficile farlo davanti ad uno specchio. E così succede che ormai si va a Berlino ritrovando la Bologna dei quartieri periferici e poi succede di ritrovarsi al malfamato Pilastro di Bologna e pensare di essere a Berlino est. Pietro Babina fa un po’ di ordine invitandoci ad una gita al Pilastro. Ci racconta come è bello passeggiare nel grande parco dedicato a Pasolini che circonda i palazzoni del quartiere e come si mangia bene, ma con piatti della tradizione siciliana all’osteria la “Fattoria”. Perché al Pilastro oltre che star bene e non male come si dice, ci si può fare un’idea di Bologna meno posticcia. Perché l’ideologia, forse, ha attecchito più tra le case medievali del centro che tra i palazzi in cemento della periferia.

 

E se tutte le strade del Pilastro hanno nomi di scrittori italiani, appartengono invece a meno noti scienziati le strade della Bicocca di Milano. Progettato da Vittorio Gregotti il quartiere universitario ha come principale arteria via dell’Innovazione, a ornarla bellissimi alberi. Non sono aceri e non sono tigli, ma somigliano non poco a dei fusti svedesi mai dimenticati da Angela Borghesi che ci spiega anche perché la Bicocca è il posto giusto per loro. Sempre a Milano si è svolta una campagna elettorale che se non è stata la più violenta di certo è stata la più ridicola degli ultimi anni. Esemplare la promessa del sindaco Moratti di far sgomberare una moschea inesistente da un quartiere inesistente di Milano, tal Sucate. Nasce così spontaneamente un desolante confronto tra la cultura di destra, il nuovo dossier a cura di Enrico Manera, e gli articoli dedicati all’insipienza totale del centrodestra politico, simile ad un primate nell’uso dei social network nel pezzo di Bertram Niessen e privo di una visione del mondo che non sia stereotipo e playlist, nel pezzo di Marco Biraghi.

Mentre, confusa tra venti di cambiamento, tra cui più che altro sembra impigliarsi, e un vento di sdegno che attraversa piazze e librerie, la sinistra è stretta tra il marketing dell’indignazione e l’indignazione per il marketing. Gianfranco Marrone ci fa notare quanto poco sappiamo di marketing e quanto questo possa alla lunga frustrare le speranze di un vero cambiamento.

 

Oggi è sabato, ma la festa, se tale, è rimandata a lunedì. Verrebbe voglia di fuggire proprio come Michael: evitare di uscire allo scoperto, prendere l’auto e scappare inseguendo i fantasmi del passato. In Italia tutto questo è già successo, la fuga è al termine. La benzina è finita e non rimane che andare a piedi, alzare gli occhi e guardare i nomi delle strade e i fiori degli alberi. Bere un po’ d’acqua da qualche fontanella e camminare provando a riconoscere questa fine primavera che ci circonda. A casa le lenzuola sono già tutte nella lavatrice. Buona domenica e buona lettura. 

 

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