MAMbo | Museo d’Arte Moderna di Bologna / Le abitazioni

2 Giugno 2018

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna presenta nello spazio Project Room, un focus dedicato a Rosanna Chiessi Pari&dispari, a cura di Lorenzo Balbi e organizzato in collaborazione con l’Archivio Storico Pari&Dispari - Rosanna Chiessi e Comune di Reggio Emilia - Biblioteca Panizzi che ha ricevuto in dono gli album fotografici assemblati e commentati da Rosanna Chiessi. Gli album, consultabili nel sito web della Biblioteca Panizzi, raccontano la lunga attività della loro autrice, dal 1965 al 2015 nel campo dell’arte contemporanea, quando le sue diverse abitazioni e galleria sono state trasformate in residenze e atelier per artisti quali Geoffrey Hendricks, Allan Kaprow, Urs Lüthi, Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, Charlotte Moorman, Nam June Paik e molti altri.

 

Ermanno Cavazzoni, scrittore e amico di Rosanna Chiessi, in occasione della mostra, le dedica un breve testo che ricorda proprio le sue case, luoghi di incontri e suggestioni.

 

 

Rosanna. Adesso che se n’è andata e non ci rivedremo mai più, adesso che è rimasto solo un album di fotografie, che sbiadiranno anche loro, devo dire che è stata un’amica insostituibile, generosa, soprattutto generosa di case, le tante case che ha abitato e che erano aperte al va e vieni di amici generici come me, e di amici pittori, artisti, e artisti futuri.

Il grande appartamento a Reggio, in via Emilia: quello me lo ricordo bene, in quell’epoca ero laureato da poco, ero giovane, eravamo giovani, e all’una di notte ci veniva fame, a quell’età facilmente si ha fame, e ci facevamo gli spaghetti semplici all’aglio e al peperoncino, cioè era Rosanna che li preparava, ed erano sempre una delizia, conditi con l’allegria di allora, quando la vita ancora non si sapeva cosa sarebbe stata e ci facevamo tante illusioni, perfino politiche, un po’ da ingenui, un po’ da coglioni; Rosanna anche lei seguiva il suo estro, con una fiducia nella bontà della vita che ho sempre ammirato, e che è sempre stata la sua forza. La grande casa sempre piena di gente, anche americani, giapponesi, modenesi, tedeschi, anche amici di amici, con le relative morose o morosi, e le amiche delle amiche delle morose.

 

 


 

Un misto di gente. Non si può dire ci fosse solo il settore umano addetto all’arte, c’erano parrucchieri e parrucchiere, postini, disoccupati, emigrati dal sud, perfino un tale (devo confessarlo) invitato da me, che si era insediato in quella casa e sembrava non se ne volesse più andare, perché si trovava bene, troppo bene, neppure era artista, era uno scioperato, per il quale chiedo ancora scusa a Rosanna …; c’erano ogni tanto assessori e personalità, il sindaco Renzo Bonazzi, che è stato un ottimo sindaco di Reggio, un liberale ottocentesco nell’animo, anche se era iscritto al partito comunista e appariva circa come comunista; la caratteristica della Rosanna era di non precludere la sua casa a nessuno, e se veniva l’idraulico ad aggiustare un sifone, anche l’idraulico veniva invitato e diventava un amico di casa, altrettanto la donna di aiuto domestico, altrettanto il postino che portava la posta, che alla sera si mescolava agli artisti di Fluxus, giocava con loro a ping pong, c’era un ping pong usato da tutti, come sfogo ai discorsi troppo intellettuali, e si era tutti più o meno equivalenti e parificati dalla ospitale generosità della casa. In questa casa, quando era vuota e la Rosanna era all’estero, ci andavo a studiare, in uno stanzino dal soffitto altissimo, il calore saliva e mi gelavano i piedi, però c’era una pace assoluta e ci ho studiato molto intensamente, per cui ringrazierò sempre.

 

 

Prima di questa casa mi ricordo via Bissolati, la Rosanna credo fosse divorziata da poco, era un appartamentino moderno, anche quello molto ospitale, una piccola cerchia di amici, Laura, la bella figlia Laura, faceva ancora il liceo, alle nove e mezza di sera mi ricordo che le veniva sonno e si addormentava, anche se c’era chiasso e l’allegria del carnevale, era una sua caratteristica, che non guastava l’atmosfera cordiale e scherzosa, si era fidanzata con Lao, il carissimo amico Lao; ho detto nove e mezza, ma forse erano le dieci, e poi non sempre; a volte resisteva al sonno fino alle dieci e mezza, eravamo giovani, lei ancora più giovane, quindi era scusata. Dopo, andando avanti con l’età, stava alzata fino alle undici, undici e mezza e oltre, fino all’ora degli spaghetti.

 

 

Poi Cavriago, via Tornara, la grande casa ex contadina, con il largo cortile, lì il via vai di gente era ancora più intenso; la Rosanna sapeva mescolare i suoi commerci d’arte con questa circolazione di gente, e lì a Cavriago era diventata una specie di pubblica istituzione, che faceva concorrenza all’assessorato alla cultura, e forse anche al ministero dello spettacolo, ma la via privata è sempre la migliore.

E poi Capri, villa Malaparte, l’ha avuta per alcuni anni a sua disposizione, per allestire mostre; meraviglioso luogo appartato su uno sperone di roccia; anche lì solo bei ricordi, con la compagnia di quel popolo unico che sono i napoletani. Capri, nonostante la fama e il turismo, è un posto bellissimo, i profumi di fiori che ci sono nell’aria, il clima mite, lo spettacolo commovente del mare, i sentieri su per il monte fino ai ruderi del palazzo imperiale di Tiberio; mi ricordo le scampagnate fino a villa Fersen, una villa liberty semi abbandonata che guarda Napoli; e sulle rovine di Tiberio mi ricordo le bisce che dormivano al sole e scappavano sorprese al rumore di voci, il barcaiolo Costanzo, d’inverno Capri è bellissima, perché è vuota e più autentica, è stata la seconda patria della Rosanna, lì risorgeva, anche da certe amarezze e dai vari guai che durante la vita ha patito; si è trovata anche in gravi difficoltà, ma poi si è sempre ripresa, per il suo spirito inarrestabile, un po’ incosciente; ed è una fortuna avercelo; alla fine la sua generosità le è sempre tornata indietro, e oggi devo dire che se lo è meritato.

 

 

Il catalogo da cui è tratto il testo di Cavazzoni è pubblicato da Danilo Montanari editore, Ravenna

La mostra al MamBo, inaugurata il 24 maggio, resterà aperta fino al 16 settembre 2018

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