Storia di un’educazione / Mary de Rachewiltz: Ezra Pound, mio padre

1 Giugno 2021

In una poesia intitolata L’economia amorosa Mary de Rachewiltz concentra in versi buona parte dei motivi delle sue memorie, Discrezioni. Un titolo calzante non solo per l’intera raccolta di poesie di cui è parte, ma anche per cogliere il tono e il contenuto della scrittura autobiografica e collegare la poesia della figlia a quella del padre, Ezra Pound. Fedele ai dettami paterni secondo i quali la poesia deve essere fatta di “dettagli luminosi” e di immagini ideogrammatiche giustapposte, in L’economia amorosa è la nitida concretezza e “l’invisibile parlare” degli oggetti a imporsi: in questo caso una gonna consunta nelle cui tasche si raccolgono sopravvivenze testimoniali di momenti amorosi, granelli di sabbia e conchiglie, tasselli di mosaico romano, “amare radici di felci d’Irlanda”. Al di là della metafora, perché coniugare amore e economia, termini all’apparenza incongruenti?

 

Oltre all’amor cortese, il titolo richiama un famoso articolo di Pound, Nuova economia editoriale. Verso la fine degli anni trenta Pound, nel pieno dei suoi fervori per gli studi di economia e per le traduzioni di Confucio, pubblica con Scheiwiller un minilibro in inglese intolato Kung Fu Tseu, un punto chiave dei suoi studi confuciani. È l’economia, però, a un certo punto, a diventare vera e propria ossessione: “uno scrittore ovvero un artista che cerca di sottrarsi alla responsabilità di pensare [all’economia], non merita la stima di nessuno”. Seguendo le orme paterne, Mary de Rachewiltz intesse queste sue memorie di economia e amore: l’economia di sopravvivere, sempre senza soldi, in una vita fuori del comune e cosmopolita, e lo sguardo amoroso e ironico con il quale rievoca le sue vicende personali e familiari, di una strana famiglia allargata, da un lato la famiglia di contadini sudtirolesi della Val Pusteria (Mamme e Tatte) che la accolgono e allevano come una figlia, dall’altro le apparizioni rare e sfuggenti del padre e della madre reali (Mammile e Tattile), misteriosi inviati dall’altro mondo dell’arte e della mondanità di Parigi e Londra, che a loro l’avevano affidata fin dalla nascita.

 

 “Per anni ho resistito alla voce: “Buttalo giù, scrivi! Sapere che l’autore di Indiscretions (forse) non commenterà, toglie lo spunto, smorza il gusto di raccontare”. L’autore di Indiscretions (1923) è naturalmente Ezra Pound, padre poco presente ma molto amoroso, divertente, educatore e maestro d’arte e di scrittura. Scrupolosa custode degli scritti poundiani, da sempre impegnata nel tramandare l’opera paterna, autrice di vari libri di poesie, traduttrice di E. E. Cummings, Marianne Moore, Denise Levertov, Mary traduce e cura tra il 1970 e il 1985 le Opere scelte e I Cantos, a tutt’oggi testo di riferimento per gli studiosi di Pound. In queste memorie rievoca l’infanzia contadina, l’adolescenza a contatto con gli ambienti intellettuali di Venezia, Rapallo e Roma, la giovinezza durante il fascismo e la guerra, infine il matrimonio con Boris de Rachewiltz e il ritorno in Tirolo nel castello di Brunnenburg dove tuttora vive. L’autrice intesse i ricordi attorno alla figura del padre, presenza sporadica e misteriosa agli inizi, poi sempre più essenziale nella sua formazione intellettuale, intrattenendo con lui, tra i più grandi poeti del novecento, un rapporto complesso, pieno di venerazione, affetto, curiosità. Il libro è tante cose insieme. Un omaggio a Pound, alla madre, Olga Rudge, violinista americana e alla famiglia di contadini tirolesi che l’aveva allevata con “buon senso e amore”, un divertente resoconto delle sue vicende, quasi picaresche e quotidiane al tempo stesso, la storia di un’educazione molto particolare, arricchita da uno spaccato sulla vita del poeta nella fase più buia dell’arresto e della detenzione che, benché descritta in modo esaustivo nella varie biografie e negli altri studi che sono seguiti a queste memorie e ne hanno fatto tesoro, qui acquista un taglio intimo che raramente troviamo negli studi poundiani più celebrati.

 

Più che un’autobiografia, queste memorie sono un godibilissimo Bildungsroman con i suoi riti di passaggio, la storia di un’educazione cosmopolita, che si colloca nella grande tradizione americana di Walt Whitman e Henry Adams, ma anche nel ricco filone dei romanzieri americani emigrati in Europa, un romanzo familiare sullo sfondo di una famiglia tanto inconsueta quanto straordinaria e soprattutto intrisa di storia passata, recente e remota. Se in Indiscretions, Pound aveva tratteggiato la storia privata e pubblica dei suoi antenati (un nonno era stato deputato al Congresso), intrecciandola agli eventi storici americani intorno alla guerra civile, la storia americana delle origini si ricongiunge qui con la memoria ancestrale e mitica della famiglia contadina dei Sama (“Che noi si sia/della stirpe di un re/venuto d’oltremare/si sa”). Come lo definisce l’autrice “un dialogo” con i suoi natali (americani) e il suo paese. I Pound erano, fra l’altro, discendenti di una famiglia che aveva fatto fortuna con il legname in Wisconsin, e quando nonno Homer arriva a Gais a conoscere la nipote non mancano gli argomenti di conversazione con la coppia di contadini; Homer Pound, funzionario della zecca di Filadelfia in pensione si interessa della produzione di legname in Val Pusteria e non ha difficoltà a collegare l’altro prodotto pusteriese, le patate, all’Idaho, “the Potato State”, dove Ezra Pound nacque nel 1885. Un dialogo fra culture eccentrico e multiforme che stabilisce ricche connessioni tra ambienti disparati e le fasi altrettanto eterogenee della sua vita: dai pascoli, le pecore, le semine del Tirolo contadino, ai circoli artistici internazionali di Venezia, ai concerti di musica antica di Rapallo, ai salotti romani animati dalla principessa Trubetskoy. Vera figlia di Pound, anticonformista e anticonvenzionale, la giovane Mary da subito invera la nota filastrocca “Mary, Mary, quite contrary”.

 

D’altronde, di quale sia esattamente il suo paese, è lecito dubitare e questa identità multiforme rende la sua vita localissima e cosmopolita insieme, a cominciare dalla lingua. Allevata parlando esclusivamente il dialetto della Val Pusteria, il tedesco ufficiale lo imparò a scuola, ma l’italiano non lo imparerà veramente che quando, già adolescente, inizierà a frequentare l’austero collegio La Quiete nei pressi di Firenze. Come raccontare la propria vita senza farne un’autobiografia o, meglio senza indulgere all’autocompiacimento di parlare tanto di se stessi, soprattutto, come raffigurare se stessi con distacco, facendo di sé un personaggio? Molto prima della moda imperante dell’autofiction, l’autrice, con imperturbabile distanza autoironica ne fa un piccolo capolavoro, e come Jane Austen lavorava sulla propria scrittura, quasi intagliando una minuscola scheggia d’avorio, così Mary si concentra su episodi apparentemente banali, ma essenziali a delineare due mondi e un’epoca, narrandoli con stile scarno e sincopato, facendo tesoro di quella prosa lucida e reticente alla Hemingway, che Pound a Rapallo aveva insegnato all’amico, in cambio di lezioni di boxe.

 

La storia parte dall’inizio: Mary nasce nel 1925 da Ezra Pound e Olga Rudge, violinista americana, interprete di opere di avanguardia (suonava a Parigi con George Antheil) e, con Pound, una delle prime a dare il via al revival novecentesco di Vivaldi, scoprendone manoscritti inediti. In seguito diverrà segretaria dell’amico, conte Chigi, all’Accademia Chigiana di Siena. Non sono sposati: Pound aveva già una moglie inglese, Dorothy Shakespear, conosciuta e sposata a Londra nel 1915. La bambina appena nata viene affidata a una coppia di contadini di Gais in Val Pusteria, che aveva appena perso il proprio bambino. L’arrivo di Pound e Olga a Gais, in una solenne auto scura e un fagotto bianco tra le braccia di lei, è un evento senza precedenti. I carri sulla stradina si fanno da parte, Gais scopre l’America. Come tante altre volte, i forestieri il giorno seguente ripartiranno alla volta di luoghi sconosciuti. La piccola rimane con loro: “Avevamo bisogno l’una dell'altra”. Negli ultimi anni i Sama avevano allevato bambini, “per tutti erano Mamme e Tatte”, ma Mary era molto orgogliosa di essere l’unica a essere stata allattata. Alcuni di loro erano stati abbandonati da vagabondi, mendicanti, prostitute: il mondo di Villon, grande passione di Pound, Mary l’aveva conosciuto fin da piccola. E crebbe come una di loro, nutrita d’amore per pecore, mucche e cavalli, audace e spericolata, ogni volta che si comportava come i monelli del paese veniva redarguita, “Vergogna! La tua gente non paga per farti venir su come un bandito!”

 

 

 

Come tante altre balie di scrittori famosi come Stevenson o lord Byron, Mamme aveva il dono di inventare storie, narrava di miracoli e vecchie leggende che alimentavano la curiosità insaziabile della bambina sempre partecipe dei riti e delle feste di paese che affascinavano Pound come lo affascinavano i riti e le festività della Liguria arcaica di quegli anni, che rievoca nei Cantos degli anni trenta. L’infanzia di Mary e il suo mondo conchiuso era quanto di più lontano si potesse immaginare dai salotti parigini o dai circoli di artisti e poeti rivoluzionari che Pound aveva frequentato e guidato a Londra (pensiamo agli anni del Vorticismo e di Blast) e che frequentava e animava ancora a Parigi, o dalle sale da concerto dove si esibiva la madre violinista a Parigi e in tutta Europa. Prima di trasferirsi con la moglie a Rapallo nel 1924, Pound aveva passato qualche anno a Parigi, amico di Picabia e Jean Cocteau e soprattutto aveva fatto da levatrice a The Waste Land, (1922) tagliando e dando forma al poema del secolo che T. S. Eliot gli affida in un momento di scoramento.

 

Nei nostri tempi, in cui i rapporti fra madre e figlia sembrano diventati improvvisamnte idilliaci – vedi lo scandalo suscitato dal racconto autobiografico di Rachel Cusk, Il lavoro di una vita – le memorie dell’autrice sulla madre reale, sono insieme partecipi, ammirati e distaccati. Ezra Pound non voleva figli, la vita intensa di impegni intellettuali, la scrittura dei Cantos, le passioni di artista e poeta e gli scarsi mezzi a disposizione non glielo permettevano. Olga tuttavia prevalse, sperando in un erede maschio; ma invece arrivò la femmina. In un’intervista Mary racconta con la consueta autoironia che sua madre non la voleva, e narra del tempo passato con lei, senza alcuna rivalsa, ma con ammirazione per la sua vita coraggiosa. L’educazione che Mamile le imponeva era quanto di più lontano dall’allegra libertà campagnola di Gais: bisognava giustamente imparare un buon italiano, le buone maniere, scegliere vestiti adatti, imparare a comportarsi in società. La “pastora” deve crescere, conoscere e ambientarsi nel mondo della “sua gente”. Il primo periodo che passa con i genitori a Venezia è vissuto con vago sgomento; il padre e la madre erano degli estranei, sentiva che non avrebbe più potuto tornare a casa, al mondo protetto dalle “colonne d’Ercole” del Plan de Corones e del Beilerkofl.

 

Passa dalle pecore ai negozi eleganti, dove Pound si intrattiene con i negozianti, dai frugali pasti contadini ai salatini al formaggio, dalle stalle ai concerti della principessa di Polignac, alla presenza del principe Umberto, con divertito disinteresse. Padre e madre iniziano con la vera educazione letteraria e linguistica. Una volta lontana dal Tirolo, Pound le chiede di scrivere le storie di Gais che lui in seguito tradurrà in inglese. La madre le fa ripetere in italiano una storia che le aveva raccontato in inglese, ma “Più la storia mi era piaciuta più l’avevo assimilata in dialetto o tedesco, le parole tedesche che dovevo frenare”, facendola spazientire: “Mamile non aveva pazienza”. Come parte dell’educazione di une jeune fille rangée, arriva il collegio del Regio Istituto delle Nobili Signore Montalve alla Quiete, ulteriore distacco dalla vita contadina e probabilmente un “posto meraviglioso”, se c’era bisogno “di posate d’argento e dozzine di sottovesti, mutande e camicoe da notte fino a terra di lino bianco e orlate di pizzo,” dove le signore Madri portavano costumi secenteschi. Ribelle, anche in collegio, leggeva Dumas sotto le lenzuola con una lampadina. Aveva ancora nostalgia di Gais, ma non si ritorna mai nello stesso posto, anche questo un topos del processo di formazione. Quando vi torna, tutto era cambiato e tutto le sembrava piccolo e soffocante; nella gelida vastità del collegio s’era sentita sperduta, ora, il calore e l’intimità parevano soffocarla. Alla Quiete, arrivano entusiasmi mistici, ma dopo aver letto le memorie di Florence Nightingale, decide di voler fare l’infermiera. Si avvicinava la guerra e, con quella, tempi difficili per Ezra Pound.

 

Nel ’39 Pound si reca negli Stati Uniti per convincere Roosevelt dei propri progetti di riforme economiche che, se seguiti, avrebbero, secondo lui, potuto evitare una seconda guerra. Pound era convinto che i reali interessi dell’America, quella originaria della costituzione che lui aveva ritratto nel suo poema, potessero più facilmente convivere con la politica economica di Mussolini che con i futuri alleati. Da circa vent’anni, secondo le teorie economiche del Social Credit, una filiazione del fabianesimo inglese, Pound si era convinto che i mali del capitalismo e la causa delle guerre stessero nel sistema capitalistico di distribuzione del credito, ossia nelle banche, che traevano profitto dalla speculazione sui risparmi e investimenti dei cittadini, quello che si definisce altrimenti capitale finanziario, una ricchezza creata dal nulla. Vi aveva scritto diversi saggi accesi di indignazione che erano alla base delle sue invettive da Radio Roma. Iniziano i discorsi a Radio Roma che Pound aveva intrapreso, forse per convinzione, forse per poter provvedere alla complicata famiglia a suo carico, la moglie, la madre di Mary e lei stessa. È un periodo controverso, durante il quale le convinzioni economiche e politiche si esasperano e si risolvono in un’adesione assoluta a Mussolini e alle ultime vicende del fascismo. Nel frattempo, Mary si rende indipendente lavorando per un ospedale tedesco a Cortina, dove resterà fino a guerra conclusa. Immerso nella gravità del momento, il racconto non perde incisività e leggerezza, finché nel maggio del ‘45 Pound viene arrestato e internato nel campo di correzione militare americano presso Pisa con l’accusa di alto tradimento e una probabile condanna a morte. Nel campo di Pisa Pound scrive il suo capolavoro, The Pisan Cantos, premio Bollingen nel 1948, che Mary, dall’esterno, inizia a ricopiare a macchina.

 

Qui finisce il suo apprendistato e inizia la sua parte attiva nelle iniziative volte ad aiutare la liberazione del padre. Nel 1953 va a Washington dove Pound era stato trasferito nel manicomio criminale di St. Elizabeths, in attesa di un processo che non si farà mai. Attorniato da pazzi criminali, “sbavanti larve umane con lo sguardo vuoto o il ghigno che faceva paura”, Pound non si perde d’animo e forma, con i visitatori che ormai arrivavano regolarmente, una nuova Ezruversity formata da giovani artisti e seguaci appartenenti alle nuove generazioni che seguivano i modi e la cultura dei beatnicks. Arrivavano anche i grandi intellettuali, artisti, poeti, diplomatici ad ascoltarlo e rendergli omaggio. Fra i più noti, T. S. Eliot, Archibald MacLeish, Dag Hammarskjold e soprattutto Marshall Mc Luhan, ammiratore dei suoi Cantos, studiosi e ricercatori che contribuirono poi a facilitarne la scarcerazione. Nel 1952, Pound viene contattato dal figlio del suo vecchio amico ed editore milanese, Vanni Scheiwiller, che aveva appena intrapreso la pubblicazione di libri minimi, e subito iniziò a pubblicare testi poundiani con una partenza “tempestosa”, Lavoro e Usura. Il libretto suscitò il terrore di un amico banchiere, al quale era stato inviato da Hoepli, che rispose: “urgente”: / “distruggerlo e farlo sparire” (Canto 93). Scheiwiller fu il primo a pubblicare in originale Section: Rock-Drill de Los Cantares (1955) e si prodigò con petizioni per far liberare Pound. Nel 1946 Mary si era sposata con Boris de Rachewiltz, contro il parere di tutti tranne che del padre, mentre nei salotti romani si spettegolava che lui era senza soldi e lei non proprio un’ereditiera americana. Loro ridevano “di quelle ridicole storie”, però erano al verde. Tornati in Tirolo si erano sistemati nella rovina di un castello abbandonato dove la vigilia di Natale festeggiarono con una bottiglia di latte, pane di segale e uova (forniti dalla amata balia).

 

Da un castello a un altro, sempre in rovina, sempre in mezzo al ghiaccio e circondato da alberi innevati, ma questa volta i due giovani squattrinati potevano permetterselo. Così nasce Brunnenburg, dove pare che Walter von der Vogelweide avesse composto i suoi versi ispirati all’amor cortese, con le grandi sale necessarie per ospitare e raccogliere i libri, i manoscritti, i carteggi di Pound. Poco a poco “la tribù di Ez” passò per Brunnenburg che divenne una meta aperta agli amici di Pound, ai ricercatori che arrivavano da tutto il mondo. “Speravamo di far liberare Pound e di offrirgli un palazzo dove lui avrebbe governato una famiglia di artisti”. Pound viene liberato nel 1958. Come sempre aveva prevalso l’economia amorosa e ritorna una costante dell’esistenza di Mary: “la nostra vita era diventata un’opera d’arte. Niente di superfluo, niente di sprecato, niente di trasandato” poiché ciò che conta è “la qualità dell’affetto che ha scavato una traccia nella mente”, Canto 76.

 

Mary de Rachewiltz, Discrezioni. Storia di un’educazione, Torino, Lindau, 2021.

Traduzione di Giuliana Ferreccio.

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