Religioni calorie ed altri incidenti

24 Gennaio 2016

Religioni

La conferenza Onu sui cambiamenti climatici che si è svolta a Parigi tra il 30 novembre e il 12 dicembre ha certificato ancora una volta l'incertezza sui rimedi verso l'attuale scempio ecologico e i suoi rischi. All'orizzonte resta la possibilità di un cataclisma auto indotto; più vicino a noi, i cambiamenti climatici recuperano dal diluvio biblico foschi presagi, ansie indefinite sono in agguato dietro qualche "curva" della storia.

Dove le origini culturali di questa situazione?

Su queste pagine, l'articolo di Lynn White Lo sfacelo ecologico ha radici cristiane ha posto con lucidità l'attenzione sulla questione.

Del resto, la cultura occidentale, "depositaria del marchio" del modello di sviluppo oggi dominante, non può non essere oggetto di un primo sguardo, a cominciare dalle origini, nella religione ebraica e cristiana. Qui le basi del rapporto uomo-natura sembrano chiarirsi già nel momento in cui Dio chiama a sé Adamo per imporre i nomi a tutti i viventi (Genesi 2-19). "Nominandola", l'uomo si erge già sulla natura pur rimanendo ancora dentro l'armonia dell'Eden: lì, l'uomo vive con Dio un tempo che era un eterno presente.

Sappiamo bene come poi sia andata, con noi a rincorrere per tutta la storia una quotidiana sopravvivenza. La conoscenza che si era fatta smania (l'albero proibito ) e la disobbedienza al divieto divino ci avrebbero condannato a un destino precario quanto reale: ( "...Maledetto sia il suolo per causa tua! ...Con il sudore del tuo volto mangerai il pane finché tornerai alla terra perché da esso sei stato tratto. Polvere tu sei e in polvere ritornerai" Genesi 3, 17-19).

Il peccato originale, "da subito" è stato anche un peccato di superbia sopra l'equilibrio divino.

D'altra parte, da un altro "punto di vista" (quello pendente sull'orizzonte storico della modernità, della conoscenza e della tecnologia) sempre nel Mediterraneo, la visione dell'Islam a partire dal VII secolo non aggiunge nessuna spiegazione e nemmeno consolazione sull'originario rapporto uomo-natura. Anche nel Corano Adamo disobbedisce al comando divino, pentendosene tuttavia e uscendo dall'Eden senza alcuna maledizione.

Il mondo preesistente, del resto, in fondo è ininfluente per il Corano: la storia, il tempo, il destino dell'uomo sembrano cominciare con la sua rivelazione mentre l'obbedienza alla parola di Allah è il suo messaggio centrale. Non può esistere perciò per l'Islam nessun peccato originale.

Ma aldilà di questa essenziale differenza, rimane il dubbio che il mondo delle religioni monoteiste vivesse comunque di un'altra ecologia, assente la parola energia.

 

 

 

Calorie

Assente la parola ma anche la stessa idea della sua esistenza. Eppure è dall'eccesso di energia che il nostro presente risulta inquinato.

Nel significato moderno il termine energia fu utilizzato per la prima volta da Thomas Young nel 1807. Il concetto è del resto recente, utilizzato sistematicamente solo a partire dall'Ottocento, da quando per energia si intende "la misura della capacità di un corpo o di un sistema di produrre lavoro".

Prima di allora veniva utilizzato quasi indistintamente il concetto di "forza". Prima di allora il rapporto tra l'uomo e la natura era sostanzialmente un rapporto di sfruttamento della materia, lontano il concetto di energia e appunto solo la "forza" muoveva la materia. Forza che era quasi tutta animale o umana, animale e umana, o meglio delle varie umanità rese schiave. Quindi una forza che riportava ancora alla materia seppure animata.

Questo in fondo l'orizzonte materiale dei libri sacri, questo l'abc ecologico del quale le sacre scritture trattano. Difficile dunque trovare indizi e sensibilità di una dimensione di cui non si avvertiva neppure l'esistenza.

 

 

 

 

Altri incidenti

Accade che nell'Ottocento comincia l'utilizzo intensivo dell'energia fossile, quella del carbone; nel Novecento, un'altra energia fossile, il petrolio, e il gas irrompono nell'ambiente, nell'economia e nella vita. Un'energia chimica fossilizzata in milioni di anni viene liberata nel corso di poche generazioni. Aumenta l'energia a disposizione, aumenta enormemente il cibo prodotto dall'agricoltura, aumenta vertiginosamente la popolazione come la possibilità di realizzare macchine potenti, aumenta il benessere. È una "sintesi minima essenziale", brutale e inesatta del progresso degli ultimi duecento anni, ma è difficile negare che alla base ci sia stato l'irrompere nel mondo dell'energia fossile.

Il tempo solo presente dell'Eden, quello della storia iniziato con la cacciata o quello "immobile" dell'Islam non danno perciò nessuna spiegazione; l'irruzione della energia fossile ha fatto "saltare il banco" sconvolgendo i tempi della storia. Il progresso – e i suoi guasti – sono esplosi in una manciata di generazioni sopra un'energia racchiusa dentro tutti gli Eden che si sono succeduti.

 

Ma c'è anche un altro livello in cui l'eccesso di energia inquina il nostro presente. Obesità, ipertensione, diabete, dislipidemie, arteriosclerosi, cancro sono malattie degenerative – dette "del benessere", enormemente aumentate dalla fine del XIX secolo, prima in Europa e negli Stati Uniti poi nei paesi industrializzati in generale e ad alto reddito.

Ebbene, decine di ricerche hanno provato lo stretto rapporto tra un'alimentazione fortemente squilibrata (eccessi di grassi e di grassi animali, di zuccheri, carenza di fibra e fattori vegetali), tra un'alimentazione ipercalorica e le malattie del benessere (per il cancro si considera che circa un 30% delle neoplasie sia correlata all'alimentazione). L'eccesso di cibo e di calorie a basso costo dunque, e poi la sedentarietà, vale a dire l'altra faccia energetica della medaglia, ovvero la somma dell'energia animale non più consumata perché non più necessaria.

 

Il diabete di tipo 2, quello degli adulti, legato allo stile di vita e caratterizzato dalla resistenza all'insulina, è poi la malattia degenerativa che forse più rappresenta i guasti delle nostre abitudini e del nostro ambiente. Una malattia "silenziosa", che galleggia lungamente nelle nostre vite prima di "esplodere", una malattia largamente diffusa e in forte crescita, in una sorta di moderna pandemia.

Recentemente un dato, pur nella sua drammaticità, appare particolarmente interessante. Fonti autorevoli (solo come es. Diabetes in the Middle-East and north Africa: An update. Diabetes Research and Clinical Practice 103, 2014) sostengono che nell'area Mena (Nord Africa e Medio Oriente) la prevalenza del diabete nella popolazione adulta sia tra le più alte al mondo. Con una media di quasi il 10% (in crescita) nella fascia 20-79 anni e con punte del 20% nei paesi dell'area del golfo. Se il diabete è stato ed è un'epidemia dell'occidente, in questa regione, a larga osservanza islamica, oggi è un flagello oltre che una vera e propria pandemia. Da occidente a oriente dominano la sedentarietà e un eccesso di cibo a basso prezzo ricco solo di calorie. Da occidente ad oriente, la crescita del diabete sembra essere una spia evidente di uno squilibrio profondo e generale.

 

La morte è una livella diceva Totò... Analogamente, i dati sul diabete mostrano come quest'ultimo sia a suo modo una "livella" in grado di azzerare differenze religiose, stili di vita, distanze culturali. In questo senso, gli stessi dati sembrano mostrare un'altra verità, suggerendo per quei paesi islamici una maggiore difficoltà a trovare risposte ai nostri giorni...

In un racconto di Borges (La ricerca di Averroè) si narra come il grande studioso arabo, di fronte al compito di tradurre Aristotele non fosse in grado di restituire il significato a parole per lui misteriose: tragedia e commedia. Nel XIII secolo, cinquecento anni dopo Maometto, rimaneva in definitiva estraneo ad Averroè, al Corano e alla cultura islamica l'idea che l'uomo potesse essere creatore e artefice di qualcosa, anche solo di una "rappresentazioni del mondo" quale è il teatro.

Nel frattempo, tra ordine e caos il gran teatro del mondo è andato avanti; nel frattempo, mai come negli ultimi due secoli, l'umanità è stata artefice, nel bene e nel male, del proprio destino.

 

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