In giro per il Friuli

30 Novembre 2012

Arrivati a Udine, Ferro ci prende in consegna per andare a berci un taglio o tajut alle Biciclette. Qui bevono tutti: giovani, vecchi, coppie o compagnie di sole donne. La bruschezza friulana si stempera dopo qualche bicchiere e, a differenza di un tempo, si beve bene, anzi molto bene  (Cabernet,  Merlot, Sauvignon, Refosco, Tazzelenghe, Piccolit e si potrebbe continuare).  Udine è bellissima, ma è una notizia che circola soprattutto tra austriaci e tedeschi. Dominata dal Castello di cui Gadda diceva, ai tempi della Grande Guerra, “è la imagine-sintesi di tutta la patria, quasi un amuleto dello spirito”, è piena di opere d’arte (gli acrobatici Tiepolo che non piacevano a Longhi con un sopracciò di moralismo), di palazzi nobiliari, di vie eleganti, sfondo di un vivere civile che ha  storicamente avuto due opposti poli di attrazione: Vienna e Venezia. L’impressione si conferma girando per la valle del Tagliamento: Spilimbergo, San Daniele, Gemona, Venzone.  Ancora vivo è il ricordo del terremoto del 1976. Nei piccoli musei che gli sono dedicati si capisce che la ricostruzione fu non solo un momento di orgoglio, ma di forte identità regionale. I friuliani si resero conto che la regione non era più povera (basta guardare Gli ultimi, il bellissimo film di padre Turoldo sulla sua infanzia friulana, per rendersi quanto la vita fosse appena al di sopra della sussistenza fino agli anni Sessanta), che non bisognava per forze emigrare, ma che ce la potevano fare da soli.

 

Virgilio dei peregrinari friulani è un libro di Amedeo Giacomini: Viaggio in Friuli tra i vini e gli uomini, esplorazione di un territorio amato da parte di un poeta in lingua friulana e in italiano, filologo romanzo che conosceva a fondo la sua terra ed era capace, senza esibizioni di erudizione, di collegare lingua e territorio, cibo e vino.  Leggendo Giacomini, il Friuli si rivela una terra piena di sorprese, che meriterebbe di essere conosciuta palmo a palmo. La sorpresa più grande ci viene però da una dritta di Ferro che, sapendoci diretti verso Aquileia, ci dice che dobbiamo assolutamente fermarci a Torviscosa.

 

Cadiamo dalle nuvole: Torviscosa? Quando il giorno dopo passeggiamo per la cittadina di nuova fondazione (1938) ci sembra di essere in una via di mezzo tra un film in costume anni ’30 (suppergiù Il conformista) e un albo di Flash Gordon. La suggestione nasce forse dal nome dell’architetto De Min che, seguendo le direttive di Franco Marinotti, grande capitano d’industria, realizza in undici mesi una città ex novo con fabbrica, campi di coltivazione della canna gentile necessaria alla fabbricazione delle fibre sintetiche, ristoro, teatro, case dei dipendenti e case dei dirigenti. Un sito molto ben fatto, www.primiditorviscosa.it, racconta la storia di un luogo che, seppur molto trasformato, esiste ancora. Dopo aver notato che nel bassorilievo all’ingresso della fabbrica la figura di Marinotti sovrasta quella di Mussolini, ci dirigiamo verso il ristoro dove ci viene gentilmente offerto un toast.

 

Fuggiamo inorriditi e proseguendo per un bellissimo viale alberato in direzione mare (in realtà verso il fiume Ausa), ci imbattiamo in un casotto da pesca, ora riattato. L’interno è elegante ed essenziale e qui si viene per mangiare pesce. Non possiamo abbandonarci a tutte le tentazioni del menu che ci viene recitato a voce e finiamo per scegliere delle ottime capesante e della granzeola che avremmo voluto un filo più dolce. Semplicissimi ma eccezionali gli spaghetti concanoce che rinunciano all’aglio per far risaltare la freschezza delle canocchie del golfo di Trieste. Rinunciamo al pescato del giorno e finiamo con dei biscottini fatti in casa (non c’è dessert). Beviamo un paio di bicchieri di Friuliano, nome che è stato scelto ora che, insulsamente, non si può più chiamare Tocai. Più tardi i pesci dei bellissimi mosaici di Aquileia ce li immaginiamo cotti a puntino alla Casa del Traghetto. Vale, se non il viaggio, la deviazione dalla Venezia-Trieste.

Casa del Traghetto, Casali di Sotto Fiume Ausa, Frazione Baiana, Torviscosa, Italia, tel. 335.5244130. Chiuso il martedì. Per un pasto completo si spendono 50-60 euro, ma in questo caso vale proprio la pena.

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TAGGED: Udine , Friuli , vino , ristorante