Il giornale

2 Gennaio 2015

Quando ero ragazzo i lavoranti di una vetreria della mia città percorrevano all’alba in bicicletta la via Garibaldi in direzione Nord fino al cavalcavia oltre il quale c’era la grande fabbrica. Per difendersi dalla tramontana portavano tra la camicia e la maglia di lana un giornale piegato in due. Giacche a vento e giubbotti di pelle erano ancora indumenti di lusso riservati agli sciatori e agli sportivi.

 

Durante l’ultima guerra i poveri rimediavano alla scarsità di carbone e di legna da riscaldamento impastando nella stagione calda la carta di giornale ammollita nell’acqua: pressandola con le mani ne ricavavano delle palle che poi facevano asciugare al sole, un ottimo combustibile per l’inverno.

 

Nelle latrine pubbliche, ma anche in quelle delle case povere, rettangoletti di carta di giornale venivano infilati a un gancio di ferro per un uso che ha accompagnato il giornale fin dalla sua prima diffusione popolare. Per quanto fossero causa di frequenti intoppi nelle tubature di scarico, i giornali usati nelle latrine hanno rappresentato un primo notevole progresso verso la conquista della dignità giornalistica.

 

Questi sono tre usi «storici» del giornale fortunatamente superati e si spera non si debba più ricorrere a essi né a causa della storia né della fisiologia. Nonostante questo il giornale è utile ancora oggi per tanti usi.

I pupazzi di cartapesta del carnevale di Viareggio vengono fabbricati in massima parte con carta di giornale. È una illustre tradizione quella della cartapesta, innocua purtroppo per i personaggi politici messi in caricatura ma fortunatamente proficua al turismo e al giornalismo. Usando i giornali come cartapesta si produce folclore che serve ad alimentare le tirature dei giornali, i quali verranno a loro volta trasformati in cartapesta. Così il ciclo di produzione è completo: cartapesta – folclore – turismo – giornalismo – cartapesta. L’uso recente del polistirolo e di altre materie plastiche per la confezione dei pupazzi carnevaleschi ha arrecato un danno notevole al giornalismo.

 

Alla fine della stagione invernale nelle case borghesi si usa arrotolare i tappeti per l’estate. Fogli aperti di giornale inseriti nel rotolo servono a tenere lontane le tarme che detestano l’odore dell’inchiostro di stampa. È stato provato che l’efficacia del giornale è superiore a quella dei prodotti chimici antitarme che svaporano durante l’estate e che difficilmente salvano tutta la superficie del tappeto se non vi si spargono con grande abbondanza. Si è anche sperimentato che i giornali di sinistra sono tarmorepellenti più efficaci dei giornali di destra.

 

Un piccolo pezzo di giornale avvolto a imbuto serve per contenere le caldarroste che si comprano agli angoli delle strade. In molti negozi la carta di giornale serve ancora per avvolgere la merce per i clienti, in qualche caso anche per fare pacchi di notevoli dimensioni. Sia per questo uso di imballaggio che per proteggere i pavimenti quando i pittori tinteggiano la casa, sono più convenienti i giornali di formato tradizionale che quelli di formato tabloid. Il formato invece non ha nessuna importanza quando si voglia usare il giornale, appallottolato e opportunamente bagnato, per pulire i vetri dell’automobile o quelli delle finestre. Ancora insostituibile è il giornale quotidiano, ben asciutto e opportunamente spiegazzato, per accendere il fuoco nel camino o nella stufa a legna, mentre sono del tutto inadatti a questo uso i settimanali stampati in rotocalco su carta lucida. Per tutti questi usi è del tutto irrilevante l’indirizzo politico dei giornali stessi.

 

Un giornale con la testata bene in vista tenuto in mano alla stazione o all’aeroporto può servire per farsi riconoscere dall’ospite atteso che non ci conosce (per questo uso può servire qualsiasi altro oggetto, ma il giornale è ancora il mezzo meno costoso e ingombrante, il più pratico).

 

In treno il giornale è utilissimo quando si voglia evitare di venire coinvolti nella conversazione dai dirimpettai dello scompartimento. Basterà tenere spiegato un giornale qualsiasi davanti agli occhi fingendo di essere immersi nella lettura per scoraggiare eventuali approcci inopportuni. In questi casi è preferibile evitare di mostrare la testata che in qualche caso potrebbe venire assunta a pretesto per un inizio di conversazione.

Sarebbe lungo enumerare le occasioni in cui può essere utile l’uso dei giornali. Converrà quindi avere cura di non buttarli insieme agli altri rifiuti della casa quando si ammucchiano in quantità eccessiva, ma si consiglia di avviarli al recupero della carta e al conseguente riciclaggio. In questo modo si darà un contributo alla produzione di questo utilissimo prodotto della civiltà.

 

 

Luigi Malerba, nato a Parma nel 1927, è stato uno dei maggiori scrittori italiani della seconda metà del Novecento. I suoi libri degli anni Sessanta, Il serpente e Il protagonista, sono senza dubbio dei capolavori, ma anche Il pianeta azzurro del 1986, uno dei libri-labirinto più straordinari, dedicato ai “misteri italiani” degli anni Settanta; per arrivare agli ultimi volumi pubblicati presso Mondadori sino al 2008, anno della sua scomparsa. La vena di Malerba è comico-grottesca; tra le prose paradossali e divertenti che ha scritto, di recente sono stati ripubblicati da Quodlibet il bellissimo Le galline pensierose e ora Consigli inutili, libro che Malerba è andato componendo a partire dagli anni Novanta. Pubblichiamo qui uno dei capitoli di questo volume per gentile concessione di Quodlibet (pp. 145, €14), un buon modo per cominciare il nuovo anno.

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