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Lettera a un/a giovane insegnante 7

29 Gennaio 2015

Al volgere di una tornata di immissioni in ruolo, un po' per gioco e un po' no, mi erano stati chiesti dei consigli. Naturalmente, mi sono schernito. Poi ho pensato a quello che avrei voluto sapere quando non ancora trentenne ho iniziato a insegnare e che ho scoperto in classe, nel decennio successivo e confrontandomi con altre esperienze. Il gioco mi ha preso la mano e ne è venuto fuori una autoriflessione da condividere in alcuni punti. Se ne possono aggiungere altri, chiaro.
Pensavo, con tutta la distanza autoironica del caso, alle lettere di un Rilke più stralunato, invece è risultata la voce di un Wittgenstein più nevrotico, con tutta la distanza autoironica del caso. L'importante è avere buoni modelli. Con tutta la distanza autoironica del caso.
In più: sono consapevole che la condizione del giovane insegnante sia in realtà abbastanza rara, e quando c'è è precarizzata e soggetta a malus di varia natura che qui non trovano posto.
Il testo è rivolto a chi è già dall'altra parte del deserto. Ma da chi come me è considerato troppo critico e apocalittico queste righe vogliono essere un segno benaugurante per gli anni a venire.

 

#7

La scuola non è film americano in cui il professore è un pistolero solitario: è un organismo collegiale, che funziona in modo sistemico. Spesso è già malato. Sii parte delle soluzioni e non dei problemi.

Una buona classe è soprattutto un buon consiglio di classe. Parla con i colleghi e condividi prospettive, progetti, problemi. Non eccedere con lo zelo missionario e non sottrarti a oneri e impegni.

Impegnati nelle attività extracurriculari che ti interessano e che riesci veramente a portare a termine. Non avere paura di dire al tuo dirigente: “preferirei di no”.

Evita di astenerti in Collegio docenti o in qualsiasi situazione collegiale; è odioso e crea la palude che nessuno sopporta. Se non sarai stato in grado di contribuire alla vittoria di una mozione, accetterai la sconfitta in nome delle regole della democrazia maggioritaria, ma si saprà sempre come la pensi su qualcosa.

Non delegittimare mai un collega di fronte agli studenti e non portare eventuali conflitti con qualcuno dentro le classe; non fomentare o anche solo sostenere antipatie della classe verso chicchessia. Se ci sono estremi civili/penali nei confronti di colleghi che violano il regolamento o il codice deontologico segnala la questione ad altri di cui ti fidi e scegliete la strategia per affrontarla, apertamente e con gli strumenti adeguati.

Tieni sempre buoni rapporti con segreterie e collaboratori scolastici, sii gentile e preciso nelle scadenze   ma risoluto di fronte all'assurdo burocratico che abita l'istituzione.

Abbi rispetto e comprensione estrema dei colleghi che sono lì da più tempo, che conoscono la storia dell'Istituto negli anni e pensa come potresti stare anche solo tra dieci anni.

Non sottovalutare lo stress lavoro-correlato e la fatica, anche fisica, di un impegno che mischia attenzione costante e ingaggio del corpo. Trova i tuoi tempi di riposo e di ricarica. Se non pratichi attività sportiva, sarebbe meglio iniziare. È falso che stare con i giovani faccia rimanere giovani. Ti fa sentire di più gli anni. Dai un'occhiata alle statistiche sul Burn Out e traine le conseguenze.

Hai bisogno di essere una sorta di monaco-guerriero shaolin della cultura. Qualunque cosa voglia dire.

Cerca di stare in un ambiente di lavoro e in una comunità educante a cui sei fiero di appartenere,
altrimenti spostati. In ogni caso ogni cinque anni, cambiare acquario, laddove ti sia possibile è una buona prospettiva, dinamizzante e salutare.

Sei sottopagato e meriteresti di più, ma cerca di essere sempre umile. Il resto delle persone non ha una buona opinione degli insegnanti; per stolidità, per invidia, per ideologia. Difendi la categoria con buoni argomenti in ogni ambito. Stai lavorando non per un interesse corporativo ma per un bene comune e civico.

Fare attività intrinsecamente politica a scuola è naturale e coestensivo al ruolo che eserciti. Chi lo nega è ideologicamente più cieco del professore più apertamente ideologico.

Nonostante tutto sei privilegiato perché il tuo lavoro consiste nell'insegnare a altri ad amare quello che ami. Se così non fosse cambia lavoro in fretta. I costi umani sono troppo alti per te, visto quello che ti può capitare, e per gli altri, visto i danni che potresti fare.

Se la parola intellettuale ti sembra esagerata hanno già vinto i nemici della scuola. Perché tu sei un intellettuale, uno che approfondisce le cose per rendere il mondo un posto migliore.

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