Roma 1938 - Milano 2022

27 Gennaio 2023
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Dopo novantasei anni trascorsi nel Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona, per perentorio ordine del Partito Nazionale Fascista la monumentale lucerna di bronzo a sedici beccucci, pesante oltre mezzo quintale, lasciò la città toscana per Roma per essere esposta alla “Mostra autarchica del minerale italiano”. Correva l’anno 1938, lo stesso della emanazione delle Leggi razziali. Tre anni prima, nel 1935, dopo l’aggressione all’Etiopia, la Società delle Nazioni aveva imposto delle sanzioni economiche all’Italia.

Il regime rispose con la politica dell’autarchia, così che le miniere e le cave presenti in Sardegna, Sicilia, Toscana, Piemonte, Liguria e Lombardia, e in altre regioni italiane, divennero oggetto dell’attenzione della propaganda fascista. In questo periodo lo sviluppo agricolo impose un abbondante uso di fertilizzanti chimici provenienti dalle industrie estrattive, che fornivano azotati e polifosfati fondamentali per l’incremento delle coltivazioni. Su ordine di Benito Mussolini si approntò perciò un’esposizione dedicata alle attività estrattive. Nel 1932 era stata inaugurata la Mostra della Rivoluzione Fascista per il decennale della marcia su Roma, mentre si era aperta nel 1937 la Mostra nazionale delle colonie estive e dell’assistenza all’infanzia, entrambe per la cura dell’architetto Mario De Renzi cui fu affidato anche l’allestimento di sezioni della esposizione autarchica.

Gli anni Trenta sono quelli di massimo consenso al regime mussoliniano, il quale nel decennio precedente ha prodotto un grande sforzo in ogni settore della vita civile del paese. L’autarchia spinge perciò alla pubblicazione di una serie di riviste tecniche destinate agli operatori del settore. Una delle più diffuse, presente anche nelle edicole del paese, è “Materie prime d’Italia e dell’Impero” – l’Impero era stato proclamato nel 1936 con la conquista dell’Etiopia –, diretta da Francesco Savelli, un ingegnere minerario convinto fascista, che dopo l’8 settembre 1943 aveva però aderito al Partito d’Azione e per questo fu arrestato e infine ucciso dai nazisti alle Fosse Ardeatine nel marzo del 1944.

La Mostra romana viene inaugurata negli spazi del Circo Massimo il 18 novembre del 1938 e resta aperta sino al 9 maggio del 1939. Era composta da 14 padiglioni e 25 sezioni; una di queste era dedicata all’Arte e occupava due piani di uno degli edifici dell’esposizione. In queste stanze è esposto il lampadario di Cortona, che figura anche nella Guida della Mostra, unico manufatto inserito nel catalogo insieme alla Croce d’argento del Dossale d’altare proveniente da Firenze dal Museo di Santa Maria del Fiore. Lo si vede di piatto, con la parte inferiore della lucerna rivolta verso il pubblico, retta da un sostegno di metallo con la didascalia: “Cortona - Museo. Lampadario etrusco con figure di Bacchi e Gorgone”.

Il bronzo che la compone – una lega di rame e stagno con la presenza di piombo – è un esempio dell’arte metallifera degli Etruschi e come tale presentata a illustrazione dei procedimenti tecnici utilizzati nella lavorazione dei metalli: “la tradizione gloriosa della nostra arte nell’elevare marmi e pietre, metalli nobili e terre povere, alla forma eterna di una realizzata immagine ideale”. In uno scatto dell’architetto Mario De Renzi, uno degli autori del razionalismo, si vede la sezione del Padiglione delle Armi da lui progettato.

Si scorgono altri oggetti e manufatti etruschi accanto a quelli delle civiltà picena e sannita, anche questi in bronzo, custoditi nelle teche, segno della rivalutazione in corso da parte del regime delle antiche popolazioni italiche e dei loro manufatti. Nel centro della fotografia troneggia una figura di “Guerriero italico del VII e VI secolo a.C.”. Si tratta della straordinaria statua detta del “Guerriero di Capestrano”, un pezzo fondamentale per la storia dell’arte dei popoli italici dell’Italia preromana. La lucerna di bronzo è senza dubbio un oggetto unico anche nel giudizio degli organizzatori della Mostra autarchica se nella Guida, che consta di 214 pagine, in parte composte di pubblicità di aziende del settore, è riportata la sua immagine.

La disposizione dell’oggetto ricorda uno scudo, e come suggerisce in un suo saggio Paolo Giulierini, la sua forma e l’apparato decorativo ricorda i celebri scudi degli eroi menzionati nella poesia antica, tra cui quello notissimo di Achille descritto nell’Iliade da Omero. Forse fu proprio questo aspetto, oltre la sua bellezza scultorea, e il materiale di cui è composto, ad aver attirato l’attenzione di chi aveva l’incarico di allestire la parte artistica della Mostra autarchica.

Ottantaquattro anni dopo questa esposizione e centottanta dopo il suo ingresso nel Museo della Accademia Etrusca di Cortona, alla sua seconda uscita in due secoli da quelle stanze, arriva a Milano alla Fondazione Luigi Rovati quale messaggero dell’arte etrusca, un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso la complessa e stratificata storia del nostro Paese. Da un campo nei pressi di Cortona dove era sepolto a Roma e ora a Milano. Un dono straordinario del passato.    

 

© Il lampadario etrusco di Cortona. Daniele Portanome per Fondazione Luigi Rovati

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© Il lampadario etrusco di Cortona. Daniele Portanome per Fondazione Luigi Rovati