Speciale

Camminare a testa in su

21 Ottobre 2011

Il mio rapporto col camminare è alquanto strano. Perché io non cammino, io guardo. Nel mio quotidiano spostarmi verso nuovi ma sempre uguali luoghi, non uso le gambe ma gli occhi.

Provo a spiegarmi. Ho la fortuna di avere degli arti che fanno il proprio dovere in modo autonomo, così posso dedicare la mia attenzione a un’altra parte del corpo, gli occhi appunto.

 

 

Perché io uso il camminare per osservare. Scruto ogni cosa mentre cammino, non mi perdo nulla, persone, cose, case, oggetti, animali. Mi smarrisco dapprima negli altri, nel loro buffo modo di incedere a testa in giù e sempre di corsa, come se qualcuno li stesse inseguendo, poi passo ai palazzi. Mi piace esaminarne l’architettura, il colore, la linea. Nessuno presta mai attenzione ai palazzi. Eppure sono oggetti così ingombranti e così importanti nella vita di ognuno. Ci circondano, ci accolgono, possono ripararci o toglierci l’aria. Quante cose possono fare questi enormi rettangoli tridimensionali! Ma la gente non li vede, neanche si accorge della loro esistenza. E sapete perché? Perché nessuno alza mai gli occhi al cielo. Sono tutti troppo impegnati a fissare il pavimento, a non incrociare gli sguardi altrui, per non correre il rischio di dover condividere un po’ di se stessi con il prossimo.

 

 

Quindi c’è gente che conosce ogni singolo buco di ogni singola strada della propria città e poi non sa dire se un edificio del centro è amaranto, grigio o rosa, se si tratta di un fabbricato moderno o antico, bello o brutto. È incredibile come le persone si perdano nella bruttezza, quasi la inseguano, tuffandosi nelle voragini dell’asfalto o nel selciato lastricato di cacche di cane, senza capire che così facendo si avvelenano ogni giorno di più. Perché l’uomo ha bisogno della bellezza per non affogare. E trovarla non è poi così difficile, basta semplicemente alzare gli occhi e osservare la vita da un’altra prospettiva. Bisogna sempre cambiare visuale per non annegare nella quotidianità. Cambiare prospettiva aiuta a cambiare vita, a stupirsi ogni giorno per qualcosa di nuovo che ieri non c’era. Io così faccio, alzo la testa e scorgo i colori, a cominciare dall’azzurro del cielo e dal verde delle foglie. Cerco di non guardare giù, perché lì è tutto grigio. Chissà perché l’umanità usa il grigio, uno dei colori più insignificanti e tristi che esistano. Coloriamo le città col grigio, dipingiamo le nostre esistenze con questo colore che poi colore non è. È una gradazione, una sfumatura, un miscuglio di nero e bianco.

 

 

Certo, a camminare a testa in su si corre il rischio di inciampare o di sbattere contro qualcuno. Ma è un pericolo che, in fin dei conti, vale la pena correre. Date retta a me, provate anche voi a camminare in questo modo e poi ditemi se quella noiosa e sempre identica passeggiata non si tramuterà d’improvviso in una festosa caccia al tesoro.


Adesso devo andare a lavoro, mi tocca camminare per un bel po’. Mi sgranchisco le gambe, mi stropiccio gli occhi e sono pronto a partire.

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