Speciale

Tavoli | Davide Ferrario

9 Settembre 2013

Si tratta di una vecchia scrivania in ferro degli anni ’30, di sicuro scartata da qualche ufficio ministeriale. Il piano d’appoggio color vinaccia è rivestito della similpelle di quegli anni. E’ il tavolo di lavoro di un regista, naturalmente, e dei suoi  collaboratori: ce lo raccontano i tre Mac, uno dei quali posizionato non di fronte alla poltroncina ma ad una sedia, la piccola videocamera Sony, i tre hard disk esterni, capaci di memorizzare una quantità impressionante di terabyte. Attorno a quel tavolo, dopo il passaggio di Ferrario al digitale, sono stati montati tutti i suoi film dell’ultimo decennio.

C’è anche molta carta, fogli sparsi, un taccuino di appunti dalle pagine celesti, già, perché una cosa che spesso si dimentica del mestiere del regista è che si scrive molto, si scrive sempre. Sparsi sui fogli tre dispositivi telefonici, un cellulare e due cordless. Sulla destra sotto una pila di cd di Daniele Sepe, s’intravede la copertina di “Camera Work” di Alfred Stieglitz, una raccolta della storica rivista di fotografia di inizio 900 pubblicata di recente in America.

Qualche curiosità: il gagliardetto nerazzurro sulla sinistra, testimone dell’intramontabile fede atalantina di Davide; gli animaletti qui e là, si riconoscono un topolino e un pinguino, omaggi della troupe dell’ultimo film al regista affezionato agli animali nonché proprietario di asini, pastori bergamaschi, gatti (un tempo anche di oche e di papere);  dalla Cina Popolare una statuetta del Grande Timoniere; e minuscola, fra  i due monitor neri, una coccarda tricolore, a ricordo della bella avventura di “Piazza Garibaldi”.

In fondo al tavolo, al centro, un numero imprecisato di cavi converge verso un oggetto  che suscita – da quando Ferrario l’ha ricevuto in regalo dallo sponsor di una gara di scherma –  tutta la mia invidia. Si tratta di una presa multipla prodotta in Valle Seriana, a due passi da casa mia: presenta ingressi da ogni lato, ci puoi attaccare fino a undici spine. Una diavoleria fantastica, che –  in assenza di sponsor – mi toccherà acquistare quanto prima.

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