Cinquant’anni di Milano Libri

7 Giugno 2012

La libreria Milano Libri ha compiuto cinquant’anni e Anna Maria Gandini ha deciso di organizzare una festa e di pubblicare un piccolo libro, stampato da Giorgio Lucini, che ne ripercorre per immagini e parole la storia: Milano Libri - 1962/2012.

Anna Maria è la libraia che ha dato vita e carattere alla bottega di via Verdi al 2 da quando, nel 1962, la rilevò insieme alle amiche Vanna Vettori e Laura Lepetit, fondatrice in seguito della casa editrice La Tartaruga.

La celebrazione, organizzata da Francesco Micheli e Andrée Ruth Shammah, si è tenuta nella serata di lunedì 21 Maggio al Teatro Franco Parenti.

 

 

Il libricino contiene una breve introduzione di Roberto Cerati, tre scritti di Anna Maria Gandini e un racconto di Giovanni Gandini, Marito di Libraia, tutto da correggere: “libri e vino si confondono di continuo, le copertine si macchiano, il Porto è travasato negli scatoloni dei nuovi arrivi, ci sono più gatti che topi ma rende un servizio all’umanità. Indica come bisogna trattare l’autore yuppy”.

In fondo al volume, come ultimo regalo, “I libri da salvare”, un elenco di titoli compilato per il corso sull’assortimento della Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri, di cui Anna Maria è stata prima allieva, poi membro del comitato.

 

Numerose fotografie documentano gli incontri più o meno informali tra librai, lettori e autori che si sono verificati in libreria nell’arco di questo mezzo secolo di vita. Si vedono tra gli atri John Irving e Frank Dickens. Sono riprodotte anche copertine, illustrazioni, disegni e locandine. Immagini e testo si accompagnano a vicenda senza prevaricazioni. Cerati chiarisce da subito un fatto incontestabile: tra le librerie “ci sono quelle che vendono libri, e altre in cui si parla di libri. È naturale che le une hanno i loro clienti, le altre i loro lettori. La Milano Libri ha avuto, in particolare, la natura di queste ultime.”

 

 

Sta qui la ragione del suo impatto sulla cultura milanese. Ha privilegiato da subito editori nuovi, dando inoltre spazio al fumetto e all’illustrazione (più tardi alla grafica, all’architettura e alla moda) quando nessuno lo faceva. Acquistò i diritti per la traduzione dei Peanuts, in seguito a cui nacque poi la rivista Linus (avventura narrata da Giovanni Gandini in Storie Sparse, appena pubblicato da Il Saggiatore a cura di Alessandro Beretta e Alberto Saibene). Ma soprattutto è stata fin dall’inizio un ambiente accogliente dove i lettori si davano appuntamento, gli autori e gli illustratori si fermavano volentieri, chiacchieravano, compravano, leggevano e ritornavano.

La cultura, che è fatta di persone, entrava proprio lì, accanto al Teatro alla Scala, e ne usciva arricchita e trasformata: Charles Schulz, Copi, Roland Topor, Umberto Eco, i racconti surreali e i topini delicati ma impietosi di Giovanni Gandini oppure quelli di Art Spiegelman, autore di Maus: la Milano Libri è la pentola dove la fortuna nostrana di queste pietanze ha trovato spesso una fondamentale elaborazione.

 

 

Alle nove meno dieci, all’ingresso del teatro in Via Pier Lombardo c’era una coda composta, in strada un viavai di taxi e biciclette.

Tutti i clienti di sempre, signore borghesi e trentenni squattrinati, il mondo dell’editoria, gli intellettuali e tutti i collaboratori della libreria che le hanno permesso di arrivare fin qui.

La festa si è svolta secondo le modalità di uno spettacolo, canovaccio il volume pubblicato da Lucini, davanti a una platea percorsa da una trama complessa di amicizie e relazioni professionali.

Andrée Ruth Shammah e Francesco Micheli hanno aperto la serata ricordando la città in cui la libreria ha mosso i suoi primi passi, quella di Strehler e della Scala di Paolo Grassi.

All’apertura del sipario sono comparse in scena tre attrici: Patrizia Zappa Mulas, Anna Nogara e Silvia Amendola, tre donne come le signore che cinquant’anni fa presero in mano la libreria, che per tutta la serata si sono alternano nella lettura di brani pubblicati nel libro e di lettere degli amici che non hanno potuto esserci, interrotte talvolta da personaggi che sono saliti sul palcoscenico per dare la testimonianza.

 

Una lettera di Alberica Archinto ricorda la libreria come un posto pieno di bambini; mentre un testo di Arbasino ricorda quando vuotava le vetrine della libreria.

Lella Costa ha spedito un video, dove legge l’incipit di “La libreria delle tre signore”, il primo dei testi della Gandini, quello scritto da poco insieme a Laura Lepetit. Anna Maria, per bocca di Lella, afferma di dormire sonni tranquilli perché ha ceduto da poco al Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano l’archivio di quarant’anni di attività del negozio perché possa essere consultato, studiato e trasmesso; poi racconta degli inizi, delle tre ragazze sprovvedute che hanno dato vita all’attività e delle strepitose storie che il mestiere di libraia l’ha portata a vivere.

 

 

Si sono poi alternati sul palco Ricky Gianco, che quando era un ragazzino lavorava alla Ricordi, Gaetano Liguori che ha accompagnato al piano alcune letture, e il regista Maurizio Nichetti. L’agente letterario Marco Vigevani, aderendo al gioco inaugurato dallo spietato catalogo dei lettori compilato da Anna Maria nella lettera a un giovane in procinto di diventare libraio, pubblicata in Milano Libri – 1962/2012 col titolo “Vita da libraia”, ha asserito di essere il “lettore Cane”, quello che in libreria si schiaccia sulle pareti e fiuta; mentre Arturo Schwarz ha affermato che lettura per lui non è un diletto, ma il pane quotidiano indispensabile per sopravvivere in questo mondo “orribilmente malato” impegnandosi per migliorarlo.

 

La serata è un evento, come va di moda dire adesso, ma ha un’importanza diversa da quella delle manifestazioni che il mondo della comunicazione milanese ha battezzato impropriamente con questo nome, perché davvero riguarda qualcosa a cui non siamo abituati: una libreria indipendente compie cinquant’anni e si proietta verso il futuro.

Il giorno successivo alla festa la libraia era in libreria. Quando le ho domandato quale sia la differenza tra la Milano del ‘62 e quella di oggi, vista da dietro le sue vetrine, mi ha risposto così: “L’altro giorno sono andata con Lucini alla Biblioteca Sicilia di Via Sacco, una biblioteca rionale collegata a quella di Baggio. Ho trovato persone dedicate, entusiaste e estremamente preparate. A Milano c’è molta gente con talenti e competenze straordinari. Nel ‘62 i talenti emergevano, oggi mi sembrano poco valorizzati”.

 

Se ultimamente Anna Maria Gandini dorme sonni tranquilli è proprio perché ha avuto il coraggio di scelte che in passato, scommetto, le hanno regalato anche qualche notte insonne. Diffida dei best seller. Vuole accontentare la pluralità dei gusti dei clienti privilegiando la qualità della proposta e proprio la sua diffidenza per le operazioni facili è stato l’elemento che ha permesso alla libreria di trovare un posto nelle abitudini di tanti intellettuali milanesi e stranieri e di piacere a chi ama i libri. È stata una lungimirante scelta di marketing; e non a caso Milano Libri ha attirato l’attenzione di Franco Lagiannella e adesso fa parte della sua catena di librerie indipendenti. Non possiamo conoscere il futuro, ma questa libreria ha guadagnato la possibilità di rinnovarsi, continuare a lavorare e proporre ai suoi lettori la sua selezione così peculiare.

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