(Non) vivere a Roma. Appello per l'Angelo Mai

24 Aprile 2014

Ancora una giornata di passione per gli abitanti delle occupazioni di via delle Acacie 56 e della ex-scuola Hertz di Roma. Alle 9 di ieri mattina sono state nuovamente sgomberate le decine e decine di persone che abitano questi due stabili occupati nella periferia della Capitale. La mattinata è stata ritmata dagli hashtag #NoSgomberi, #acaciecalling #siamotuttiassocazioneadelinquere e #chigovernalacittà e dalla chiamata a raccolta degli attivisti, simpatizzanti e amici di sempre.

 

Questa azione avviene a distanza di poco più di un mese dalla precedente che aveva sgomberato i due stabili e l’Angelo Mai Altrove Occupato, un prezioso centro culturale indipendente, legato al Comitato Popolare di lotta per la casa. Solo che allora l’intervento mediatore del Comune aveva permesso agli inquilini di rientrare la sera stessa dello sgombero e riprendere possesso delle proprie cose e delle proprie abitazioni. Onde evitare che queste persone andassero ad allungare ulteriormente l’elenco delle persone schiacciate dall’emergenza abitativa che affligge Roma. Ma la tregua ieri è finita e via di nuovo con la paura e i battiti del cuore a mille. Fatte le valigie, buttato qualcosa negli scatoloni e fuori.

L’accusa di associazione a delinquere pesa sulla testa di decine di persone tra occupanti e attivisti del Comitato popolare di lotta per la casa. A fine mese ci sarà anche una udienza per stabilire se per alcuni di loro si prospetta il carcere. Tutto avviene in silenzio. Nel silenzio di una mattina nei giorni immediatamente successivi alla Pasqua. Nel silenzio di una amministrazione comunale con cui era stato comunque avviato un dialogo. Un accanimento come se si trattasse davvero della peggiore criminalità di Roma, quella fatta di persone tenaci che ogni giorno tentano di rispondere a un disagio sociale che di certo non hanno creato loro. Nella città dei batman, delle truffe ai danni dello Stato, degli appartamenti comprati per una sciocchezza, oggi il crimine più allarmante sembra quello di occupare stabili, peraltro abbandonati, e riadattarli a proprie spese in appartamenti in cui si stabiliscono persone che spesso hanno perso tutto e finalmente possono iniziare a risollevarsi grazie alla dignità ritrovata.

Quando impareranno i nostri amministratori a riconoscere e valorizzare le esperienze virtuose che si sviluppano nei territori che governano? Quando ne sapranno intravedere i caratteri di originalità e innovazione? Quando capiranno che le persone con le loro vite disegnano traiettorie alternative, a volte anticipatrici dei tempi, altre in risposta a esigenze che nessuno ascolta? Il pregio di queste occupazioni abitative è proprio questo: l’avere ascoltato un bisogno sociale che nessuno aveva mai ascoltato e avere trovato una risposta nuova, all’altezza di quella che avrebbe dovuto dare uno Stato che si rispetti.

Il 25 aprile ci sarà “è indispensabile essere liberi #2”, una festa al Parco di San Sebastiano, vicino all’Angelo Mai che purtroppo resta ancora sotto sequestro. Sembra che nemmeno il Comune abbia il potere di restituire il centro sociale di cui Roma è rimasta orfana. A sostegno della battaglia per la libertà dell’Angelo Mai e per la continuità abitativa delle due occupazioni è intervenuto anche un appello pensato, scritto e fatto circolare da due compagnie teatrali, Fanny&Alexander (Ravenna) e Ateliersi (Bologna). In poco tempo, ha ricevuto la firma e il sostegno di un incredibile numero di personalità del mondo della cultura. Tra questi Paolo Fresu, Franco Battiato, Elio Germano, Fabrizio Gifuni, Marco Müller. Chiedono alle istituzioni un impegno concreto affinché possano riprendere le attività e la programmazione dell’Angelo Mai Occupato assieme alla bellezza della sua ricerca artistica.

 

 


 

Appello per l'Angelo Mai. Le arti e il teatro italiani per l'Angelo aperto.

L'Angelo Mai è molto più di un teatro o di una sala da concerto. E' un punto di riferimento per le emergenze abitative romane e per chiunque voglia toccare con mano la possibilità reale di vivere insieme e non contro gli altri. 

Un'esperienza di mutuo appoggio dura, difficile, molto appagante.
Per gli artisti che lo frequentano si tratta di un luogo speciale, in cui l'autorganizzazione fa rima con professionalità, la condivisione con responsabilità, il lavoro è fatto seriamente e serenamente, un concerto o uno spettacolo hanno la stessa importanza della rivoluzione. Non casualmente la prima azione politica dell'Angelo Mai è stata garantire agli attivisti e agli ospiti i pasti giornalieri, forse perché, come scriveva Feuerbach, "l'uomo è ciò che mangia", o forse perché i diritti di base sono appunto di base, e tra questi l'espressione artistica è tutt'altro che accessoria.

Sorprendentemente per molti, ma non per chi li frequenta, gli Angeli non hanno una particolare propensione all'illegalità. Sono partiti da un'occupazione per arrivare ad un riconoscimento ufficiale e sono tornati ad occupare dopo che gli è stato ufficialmente impedito di svolgere un'attività legale.

Il Regno Unito di Gran Bretagna ha appena rifiutato l'estradizione di due detenuti in Italia perché il nostro Paese, che a fine maggio sarà condannato per questo dall'Europa, riserva ai detenuti un "trattamento inumano e degradante", contro le leggi europee e contro la Costituzione Italiana. Se cominciassimo a legalizzare il nostro Stato fuorilegge siamo certi che sapremmo scrivere anche le leggi che riconoscano e regolino l'attività di chi, in un teatro occupato o in una casa occupata, sta costruendo una civiltà migliore senza far male a nessuno.

Chiediamo alle Istituzioni cittadine e nazionali di impegnarsi perché venga garantita la progettualità e la programmazione dell’Angelo Mai nell’ottica della valorizzazione della sua fondamentale esperienza di produzione culturale e artistica, che si avvii un processo di riconoscimento delle sue attività, e che contemporaneamente si forniscano rassicurazioni circa la continuità abitativa delle famiglie di Via delle Acacie e della Scuola Hertz che hanno subito l'irruzione del 19 marzo.

Per adesioni: info@ateliersi.it, info@e-production.org

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