Oggetti d’infanzia | La bambola

13 Febbraio 2013

Era uno dei primi Natali del dopoguerra, quando si ricominciava a star meglio e a sperare di essere felici. Si poteva di nuovo trovare di tutto e, anche se i soldi erano ancora pochi, le feste portavano di nuovo i regali.

La bambola arrivò in un pacco enorme mandato dal più caro amico di famiglia, un affascinante attore di teatro, che faceva sempre regali sontuosi.

Una volta scartata, risultò grande quasi quanto lei, che aveva quattro anni.

Era bionda, con degli splendidi boccoli e un fiocco. Gli occhi azzurri si muovevano, si chiudevano e si aprivano. Le labbra rosse erano aperte in un sorriso. Era vestita di bianco, un vestito moderno, corto sulle gambette nude, ai piedi calzini e scarpine.

 

La mise in piedi, poi seduta, per poterla dominare meglio. Superava tutte le altre bambole in suo possesso che, al confronto, sembravano smorte e sciupate.

La mamma entrò nella stanza. “È bella, vero?”

“Tanto! È bellissima.”

“Vedi? È fatta come Shirley Temple.”

“Chi?”

“Una bambina bellissima e bravissima che ha fatto tanti film in America.”

Continuando a guardare la bambola disse: “Mi sarebbe piaciuto che tu le somigliassi, ma...” Senza finire la frase uscì dalla stanza.

 

Dopo cena, dal suo letto, la luce della veilleuse illuminava fiocamente la stanza, poteva vedere la bambola appoggiata alla cesta dei giochi, sotto il tavolo.

Piano piano si alzò. Le carezzò i boccoli, la vestina. La tirò su e cominciò a spogliarla. Sotto era come tutte le altre bambole: dura e articolata. Le sciolse il nastro dei capelli e cominciò sistematicamente a srotolarle i boccoli finché non si ridussero a tante ciocche sfilacciate. Certo, ora era meno attraente. La coricò, gli occhi si chiusero. Con i pollici fece pressione sulle palpebre ed i globi di vetro caddero all’interno lasciando le orbite vuote.

La considerò, soddisfatta ma anche un po’ spaventata: le conseguenze sarebbero arrivate il giorno dopo.

Si rinfilò nel letto. Abbracciando la vecchia Trudi di pezza, le sussurrò: “Adesso non ci darà più fastidio”.

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