Speciale

‘A cuntr’ura

14 Maggio 2023

Quando passavo lunghi pomeriggi d’estate a cercare grilli, gli saltavo sopra prima che scappassero, li bloccavo sulla sabbia con la mano, poi li infilavo nella tasca del vestito di mia sorella. Per passare a una nuova caccia dato che lei, la minore, era disposta a custodire i miei grilli.

Quando raccoglievo i capperi – i più piccoli perché quelli grossi mia madre li avrebbe scartati – sulle piante sparse sulla collina d’argilla.

Quando cercavo nella penombra protetta dal sole eccessivo le mandorle dal guscio morbido, nel “magazzeno” della nonna.

Quando mi aggiravo sulle colline intorno alla casa d’infanzia – i grandi dormivano per il sonnellino pomeridiano – e curiosavo fra teschi di animali, conchiglie deposte da secoli, fors’anche millenni, dal mare, insetti equilibristi sospesi in aria, sterpaglie, formicai, farfalle, “lisari” (i pescatori ci facevano le nasse), monete antiche e un mare di mosche.

Cercavo niente e tutto nei pomeriggi d’estate in cui vagavo in quel territorio sconfinato (mi appariva così), dominato dall’argilla e dal mare.

Perché da sola? Perché nel primo pomeriggio – “a cuntr’ura” – di un Sud assolato e deserto di presenze umane? 

Avrei potuto fare mia la frase di Picasso: “io non cerco, trovo”. Infatti “trovavo” senza cercarli i preziosi reperti che ho detto.

Picasso era un amico di Lacan ed è lui che ha reso famoso quell’aforisma. È nata così la mia passione per la psicoanalisi? 

Dopo il Liceo mi ero iscritta ad Archelogia – si chiamava “Lettere classiche” al tempo – perché mi interessavano i resti, le tracce degli altri, dei vissuti prima, dei morti. 

Qualcuno mi aveva detto poi che non avrei spennellato per restituire il loro fulgore agli antichi gioielli, né avrei ricostruito anfore istoriate ritrovate in uno scavo, che al più sarei diventata direttrice di un museo. Allora avevo cambiato Facoltà, visto che la vera archeologia mi era preclusa.

Freud diceva che il mestiere che aveva inventato somigliava a quello dell’archeologo che osserva le tracce del passato senza cambiarne la disposizione.

Passare alle tracce lasciate dai vivi è stato naturale, scegliendo il mestiere di analista. Ogni giorno ritrovo le argille e il mare, ricchi di mistero e di molte domande. Vedo così la psicoanalisi: una collina d’argilla assolata in cui brulica la vita.

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