Sandro Veronesi. Baci scagliati altrove

21 Febbraio 2012

Ci sono momenti in cui pare difficile trovare il leitmotiv della propria esistenza, sotto cui sia possibile ripararsi dai fluidi controversi della vita. Si cerca il fil rouge sperando in un ritornello consolatore. Eppure, nonostante i momentanei tentativi di semplificazione, è sempre il caos a prendere il sopravvento, perché una spiegazione catartica al “perché io sono qui?” ancora nessuno l’ha data; e allora, forse, sarebbe più sensato affidarsi ad un arrendevole “caos calmo”. Ed è proprio questo, ancora una volta, il tono dei quattordici racconti di Sandro Veronesi raccolti da Fandango sotto il titolo Baci Scagliati Altrove (pp. 118, € 13). La vita aggredisce ma i personaggi di questi racconti vi si abbandonano senza tentare d’azzardare spiegazioni.

 

Il motivo conduttore è vago, difficile da individuare. Potrebbe essere il più banale e forse il più sinistro: la vita sofferta. La morte è la protagonista di molti racconti: un padre malato che chiede a un figlio stordito dagli eventi di abbreviargli il calvario; il vicino di casa coetaneo, da sempre modello irraggiungibile, che avvelena i propri genitori; una ex governante che viene falciata da un’auto pirata; l’infinita agonia di una tartaruga ferita per gioco. Ma c’è anche l’amore, a volte solitario, altre volte infelice, un amore in fuga, un altro rincorso, fino all’amore spensierato e tutto sesso dell’adolescenza. In altri racconti il senso della vita è affidato ad un oggetto: una scarpa da donna, gialla, con cerniere aggressive, che, piovuta dal cielo, restituisce desiderio ad un single assuefatto all’astinenza; oppure un accendino che tiranneggia la vita del protagonista come una donna capricciosa: un giorno funziona, il giorno dopo non si accende più, sparisce, passa fedifrago di mano in mano, s’infila in recondite fessure, per poi tornare a far impazzire il suo proprietario.

 

Questi racconti sono centrifughi, “baci scagliati altrove”, gettati lontano e in ogni direzione. Alcuni sono carichi di luci e dolori, e giungono efficacemente al destinatario. Altri sono troppo leggeri per arrivare dove l’autore vorrebbe, e il lettore un po’ deluso volta pagina sperando nel racconto successivo. La tensione narrativa non è costante e il volume purtroppo di questo soffre.

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