Antonio Tebaldeo / Ad Italiam

29 Febbraio 2012

Anche un prolifico poeta cortigiano (fu, tra l’altro, segretario di Lucrezia Borgia e protetto da papa Leone X) come Antonio Tebaldi detto il Tebaldeo (1463-1537) si provò, con esiti tutt’altro che trascurabili, in una serie di sonetti all’Italia: in uno di essi, personificata, essa è addirittura, metonimicamente, “corpo ausonio”. In questo, invece, con una citazione quasi letterale dal Petrarca di Spirto gentil, appare piuttosto sciatta e trasandata, “pigra e lenta” “oziosa, vechia e sonnolenta!”. Ci vorranno ancora tre secoli prima che Mameli ne annunci il risveglio.

 

 

Che fai? Che pensi? A che stai pigra e lenta?

Sorgi! Non dormir più! Svégliate ormai!

Odi i pianti, i lamenti! Ascolta i guai,

Italia oziosa, vechia e sonnolenta!

 

Como sei nel tuo mal sì poco attenta?

Sei sorda o muta? Opur stima non fai?

Volgite, cieca, indietro e vederai

toe gente perse e la tua forza spenta.

 

Un Pirro, un Brenno, un Serse, uno Anniballe,

un Mitridate, un gallico furore,

un strepito de’ Gotti in te s’è mosso.

 

Parme de udir il sòn per ogni valle,

la terra d’arme, il ciel pien di rumore,

de morti i campi e il mar di sangue rosso.

 

 

Edizione di riferimento, Rime, a c. di T. Basile, Franco Cosimo Panini, Parma 1992.

 

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