Lodovico Antonio Muratori / Primi disegni della repubblica letteraria

8 Aprile 2011

Lodovico Antonio Muratori, nei Primi disegni della repubblica letteraria sembra intuire perfettamente la china declinante che la letteratura italiana, dopo quasi cinque secoli di indiscusso primato europeo, aveva imboccato all'inizio del Settecento. Nondimeno, sotto il buffo pseudonimo di Lamindo Pritanio, stende un innovativo programma di rinnovamento culturale di respiro nazionale. Pur volendosi limitare a “prendere quello spasso di tentare un poco gli animi impigriti degl'Italiani”, questo antesignano del Settecento riformatore, nelle poche pagine del suo saggio, prefigura un modello di intellettuale e di scrittore civile affatto moderno (e, a suo modo, tipicamente italiano), oltre a rivelare, come attesta questo passo, sorprendenti capacità di premonizione sulle future geografie culturali del mondo.

 

Ma questo lodevole studio di pochi dovrebbe ormai abbracciarsi da tutti, e svegliarsi una nobilissima gara fra le Accademie Italiane, il cui fine fosse l'accrescimento delle scienze, e dell'arti, e la gloria della nazione. Possiamo francamente affermare col consentimento ancora degli Oltramontani, che l'Italia fu il seggio, e il reame delle lettere, allorché la fortuna della Grecia passò alla Repubblica Romana. Tornò ella stessa a divenirne la patria, quando la Grecia medesima nel secolo quindicesimo rimase preda alla crudeltà, e all'ignoranza de' Turchi. Allora fu, che dalla nostra Italia di nuovo succiarono l'altre provincie dell'Europa il vero sapor delle Scienze; e il nostro lume dilatatosi oltre ai Monti formò poscia un giorno continuo alle lettere, che per più di due secoli dura, con tanto credito degli ultimi tempi, non inferiori punto, anzi superiori in molte cose agli antichi. Ma nel secolo antecedente l'Italia, non so come, lasciò rapirsi da altri popoli, non già le lettere, ma il bel pregio della preminenza in alcuna parte delle lettere; e trascuratamente permise che altre nazioni più fortunate, certo non più ingegnose, le andassero avanti nel sentiero della gloria, ch'ella aveva dianzi insegnato ad altrui. Non è già maraviglia, che le scienze a guisa degl'imperi vadano girando e si, trapiantino per varie Provincie con varia fortuna. Questa trasmigrazione delle lettere è nota per mille esempi; e forse un giorno avverrà che l'Europa tutta ritorni al buio dell'ignoranza e che nel tempo stesso, o la sola Cina, o altre parti dell'Asia, o l'America stessa fioriscano per la coltura dell'arti, e delle Scienze. Ciò che può sembrare alquanto strano, si è il sapere che non guerre civili, non invasioni di barbari, non mancanza di scuole o d'Ingegni, non tirannia di regnanti, non altre pesti furono cagione che nel secolo precedente giacesse l'Italia alquanto dimenticata del suo valor negli studi. L'ozio solo per avventura fu quel mostro che a poco a poco avvelenò le menti e le distolse dal faticoso cammino della virtù, non lasciando luogo a quel nobile rossore, a quella generosa invidia, che dovea nascere ne' nostri maggiori al rimirar le proprie campagne vinte in fecondità dalle nostre vicine.

 

Edizione di riferimento: Lodovico Antonio Muratori, Opere, a c. di G. Falco e F. Forti, Ricciardi, Milano-Napoli, 1964.

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