Olafur Eliasson a Palazzo Strozzi

8 Dicembre 2022

“How do we convince those who want to go back to the old land of identity and protection, to shift to the earth instead?”. Scritta su un foglio firmato Bruno Latour, questa frase è comparsa in un post sul profilo Instagram di Hans Ulrich Obrist il 9 ottobre scorso, giorno segnato dall’inaspettata scomparsa del filosofo e antropologo francese. Parte dell’ormai famoso Handwriting project – serie di aforismi di artisti, architetti e intellettuali raccolti negli ultimi anni dal curatore svizzero – la domanda posta da Latour è, nella sua schiettezza, certamente rappresentativa del percorso teorico e del lascito del pensatore, ma non solo. Serve infatti ben poco sforzo per immaginare la stessa frase attribuita a Olafur Eliasson, sia sul piano letterale che su quello simbolico.

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Sforzo esiguo che solo parzialmente possiamo ricondurre al rapporto di stima reciproca e di amicizia che legava artista e studioso e al profondo, più volte dichiarato, debito intellettuale del primo verso il secondo. L’influenza di Latour non ha fatto altro che affinare e fornire nuova linfa a una ricerca artistica sin dal principio caratterizzata dall’urgenza primaria di interrogare il mondo naturale – o preferirei dire il mondo della vita – nella complessità delle sue implicazioni storiche, sociopolitiche, scientifiche e nella sua decisiva indeterminatezza, senza cui ricerca e arte si ridurrebbero a poco più che descrizione e illustrazione.

“To shift to the earth” – volgersi verso la terra – può dunque essere un motto, non solo metaforico, per il lavoro di Eliasson: un obiettivo variamente declinabile, il cui comune denominatore risiede in una valorizzazione per più versi inedita della figura dello spettatore nel cuore dell’opera e, più in generale, al centro di un flusso costante e differenziato di relazioni. 

Non poteva che essere questo il fulcro di Nel tuo tempo, l’imponente personale in corso fino al 22 gennaio a Firenze nella cornice di Palazzo Strozzi. È più che mai opportuno parlare di cornice: tra le diverse mostre curate negli anni da Arturo Galansino nella sede fiorentina, quest’ultima riesce davvero a farsi carico del portato storico e visivo dell’edificio cinquecentesco, apice di un triangolo ideale dato dall’interazione di opera, spazio e spettatore.

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Under the weather, 2022 courtesy of the artist, ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio.

Non si può dire che si tratti di una mostra su Palazzo Strozzi, ma è innegabile il suo ruolo da protagonista. È Eliasson stesso, nel testo che apre il catalogo, a definire l’edificio non come semplice contenitore ma come “co-produttore di Nel tuo tempo”; elemento da prendere alla lettera, filo conduttore di una mostra in cui si alternano opere ormai celebri dell’artista danese e nuove produzioni, in entrambi i casi è il palazzo a dettare i ritmi della nostra fruizione. Vale la pena di partire dagli estremi del percorso espositivo, aperto da Under the weather e chiuso da Your view matter. Scelta certamente non casuale, le due opere – in modo quasi antitetico – interrogano lo spazio storico attraverso dispositivi che si servono dell’effetto moiré, fenomeno ottico ottenuto dall’intersezione di più griglie sovrapposte in grado di suscitare un senso di interferenza visiva data da vibrazioni continue.

Nel primo caso, una struttura ellittica sovrasta, fino quasi a coprirlo, il cortile del palazzo, generando un forte contrasto con le sue geometrie e presentando di fatto un’esperienza individualizzata, mutevole a ogni cambio di luce e posizione. Relazione individuale con lo spazio circostante che, in Your view matter, viene dematerializzata grazie all’utilizzo della realtà virtuale e riconfigurata in un percorso digitale di sei stanze – cinque delle quali create in forma di solidi platonici – le cui pareti riprendono e amplificano l’effetto disorientante dell’installazione Under the weather, pur rinunciando alla sua concreta presenza oggettuale. 

Il termine “immersività” – che spesso sembra portare con sé una connaturata vaghezza – è ormai parte imprescindibile del vocabolario della cultura visuale e dell’arte contemporanea. Affermare che la ricerca di Eliasson rientri a pieno titolo nella categoria, dai confini assai nebulosi, di arte immersiva è di per sé una sorta di tautologia e lo stesso vale per l’esposizione fiorentina. È, piuttosto, importante soffermarsi sulla varietà di soluzioni con cui l’artista articola a più livelli il coinvolgimento dello spettatore.

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Triple seeing survey, 2022 courtesy of the artist; ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio.

Le suggestioni di sapore vagamente Op art dell’effetto moiré lasciano posto, nel piano nobile del palazzo, a lavori in cui il gioco dell’immersività, con grande semplicità e immediatezza, si fa più sottile e sofisticato, talvolta persino lirico. Quattro opere in cui il protagonismo di Palazzo Strozzi non si enfatizza nella sua monolitica presenza, né si neutralizza nei termini asettici di uno spazio banalmente interattivo, ma assume la funzione di filtro per lo sguardo del pubblico, al punto che verrebbe da considerare il complesso architettonico in sé come una sorta di dispositivo ottico in grado di mettere alla prova la nostra visione. È, ora, l’intreccio tra luce naturale e artificiale a farla da padrone.

Triple seeing survey, Tomorrow e Just before now sono tre variazioni sul tentativo paradossale di far convergere il dentro con il fuori, mostrando elementi strutturali dell’edificio attraverso un inedito cortocircuito immateriale. Molto meno complicato di quanto possa sembrare: diverse retroproiezioni sulle bifore del palazzo restituiscono la loro silhouette nella sala, sulla parete o su uno schermo, in diverse sfumature cromatiche sia naturali che artificiali. 

Ciò che accomuna i tre lavori è la loro capacità di mostrarci dettagli delle vetrate quali polvere, rotture e sporcizia con un grado di nitidezza e materialità altrimenti irraggiungibile, di concretezza quasi tangibile anche nel momento in cui la nostra ombra di spettatori vi si avvicina. Sono opere che, a mio parere, non si esauriscono in una pur evidente rielaborazione visiva e concettuale di un complesso architettonico – operazione consueta di Eliasson, ne è esempio recente l’intervento alla Fondazione Beyeler del 2021 – ma che uniscono al valore della messa in scena e della suggestione estetica una riflessione di respiro più ampio. Si tratta, per l’artista, di stimolare nello spettatore una presa di coscienza su un aspetto fondamentale: quello di essere sempre situato o, in altre parole, necessariamente calato in un contesto di relazioni interdipendenti e aperte, dalla cui accettazione dipendono la qualità, la ricchezza e la completezza percettiva e cognitiva del rapporto con le cose che ci circondano.

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Tomorrow, 2022 courtesy of the artist; ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio.

Un’operazione metaforica di intrecci di luci e riflessi articolata sulla valorizzazione dei margini, dei limiti fisici di Palazzo Strozzi – idealmente trasformato da struttura chiusa a sistema organico e responsivo – evidente anche in Your timekeeping window. Composizione circolare di ventiquattro sfere di vetro su una parete che copre una finestra dell’edificio, obbliga il pubblico ad affacciarsi su un puzzle frammentario di immagini esterne capovolte e deformate dalla convessità di superfici che richiamano alla mente, forse in modo persino troppo diretto, il famoso autoritratto di Parmigianino.

Del resto, è noto che l’interesse di Eliasson per i fenomeni inerenti a luce e colore sia di natura pratica e insieme teorica; interesse a cavallo tra arte e scienza che si innesta su una linea – di cui il curatore nel catalogo tenta di ricostruire alcune tappe – che vede nel Rinascimento italiano e fiorentino un momento ovviamente imprescindibile. Un approccio sperimentale e teorico che procede anche oltre l’epoca storica di cui la sede della mostra è simbolo, riverberandosi in dispositivi di rifrazione caleidoscopica (Colour spectrum caleidoscope, 2003) che dialogano con ricerche scientifiche successive, mostrando nello spazio una sorprendente presenza scultorea (sulla stessa lunghezza d’onda, è da segnalare anche l’altra esposizione dell’artista in Italia, al Castello di Rivoli, inaugurata a inizio novembre e curata da Marcella Beccaria).

In queste righe ho volutamente lasciato spazio alle nuove opere realizzate per la mostra, sia per la loro efficacia nel delineare stimoli e possibilità immersive per lo spettatore, sia perché credo rappresentino anche un omaggio, misurato, elegante e non fine a se stesso, a Palazzo Strozzi, così come un dialogo con numerosi temi e motivi della storia dell’arte e della cultura occidentali che l’artista si impegna a sviluppare.

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Just before now, 2022 courtesy of the artist; ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio.

Motivi che l’esposizione indaga a ritroso con lavori celebri; la forza irradiante della luce calda e dorata di Solar compression (2016) e Room for one colour (1997), a cui il pubblico deve abituarsi, giocoforza, ricalibrando i propri punti di riferimento percettivi; l’atmosfera di straniante di Red window semicircle (2008), versione rimpicciolita del famoso sole di The weather project, realizzato quasi vent’anni fa alla Tate di Londra e caso esemplare di contemplazione partecipata. Quanto a Beauty (1993), la meno recente tra le opere esposte, si può dire che racchiuda il senso della mostra.

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Beauty, 1993, courtesy of the artist, ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio.

Una cortina di nebbia cangiante – grazie alla rifrazione tra luce e particelle d’acqua – in perpetuo movimento: la possiamo attraversare, al sopportabile costo di una lieve rinfrescata, rendendoci presto conto che non riusciremo mai a cogliere in essa la stessa sfumatura. Opera che più di altre rivela la chiara omonimia nel titolo della mostra – Nel tuo tempo – nel senso di durata dell’esperienza individuale e collettiva ma anche di condizioni climatiche (in distruttivo mutamento). I due significati coesistono in Beauty, tuttavia è il primo a rimanere davvero impresso.

Bellezza, parola che con l’arte contemporanea spesso ha poco a che fare, va qui colta in chiave ecologica; a patto di non intendere il termine ecologia banalmente come sensibilizzazione su tematiche ambientali, bensì come condizione necessaria della nostra coscienza del mondo e delle relazioni di cui si costituisce. Il fenomeno della visione di cui, in fondo, la mostra si occupa, testimonia la nostra appartenenza a qualcosa di più grande di noi, e questa stessa eccedenza ci mostra il nostro spazio decisivo: in quanto fruitori, siamo co-produttori dei lavori di Eliasson.

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Your timekeeping window, courtesy of the artist, ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio.

Quell’arcobaleno tra la nebbia, che mai potremo rivedere uguale a se stesso, esiste solo nel tempo che lega opera e spettatore e, a dire il vero, anche in quello della storia delle immagini. Un’immagine persuasiva ne chiama sempre altre, generando fortuiti incontri, alle volte scontri – un “Iconoclash”, direbbe Bruno Latour. Quel bagliore colorato su una superficie riflettente, a tratti quasi tondeggiante, in fin dei conti lo abbiamo già visto da qualche parte: una natura morta di epoca moderna, forse Chardin, forse altrove.

Olafur Eliasson | Nel tuo tempo  
Firenze, Palazzo Strozzi 22 settembre 2022 – 22 gennaio 2023
a cura di Arturo Galansino
Catalogo: Marsilio.

Nell'immagine di copertina, Beauty, 1993, courtesy of the artist, ©photo Ela Bialkowska OKNOstudio.

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