Jean Christophe Bailly

L'apostrofe muta

Saggio sui ritratti del Fayum

8,00 EURO
Anno
2015
ISBN
9788897685517
Tipo di testo
saggistica
Collane
cheFare

 

“I vivi si scoprono, ogni volta, al mezzogiorno della storia. Essi devono preparare un pasto per il passato. Lo storico è l’araldo che invita i defunti al banchetto”, scrive Walter Benjamin. Con i ritratti del Fayum è un po’ come se i defunti si invitassero da soli, senza invadenza, con la sola forza del loro volto. I ritratti del Fayum, i loro volti, ci guardano come da un luogo neutro, che non è né la morte né la vita, da un passato remotissimo che raggiunge come per miracolo il nostro presente. Rappresentare l’individualità di un volto è come fare il calco dell’individualità in se stessa: individualità di ogni volto, individualità dell’essere o dell’essere stati quel volto, ogni volta l’unico, l’ultimo, il solo fatto a quel modo, durante la vita e nella morte. Con l’arte del Fayum è come se la finitezza che spettava solo agli dei o ai re fosse stata concessa all’uomo, ma con dolcezza, senza alcuna appropriazione, come una patina estremamente sottile – una pelle, un pigmento, un incarnato. Con questi volti viene conservata e trasmessa sino a noi una scintilla della cultura dell’Egitto greco-romano, in una perennità rituale in cui il sacro – il legame della vita con la morte – si manifesta nella luce tenue, uniforme, in cui si schiudono i grandi occhi di donne, uomini, fanciulli. I ritratti del Fayum parlano, benché muti, della morte che accompagna la vita, ci dicono “quel che era l’essere”, l’essere vivi, in quel tempo e in quel luogo. Senza aneddoti, senza dettagli, senza messa in scena, fanno trasparire l’essenza nella superficie, in una lunga catena ove i vivi sono i morti e i morti i vivi.
 

Jean-Christophe Bailly (Parigi, 1949) insegna alla École de la Nature et du Paysage di Blois. Autore di saggi (Regarder la peinture, Hazan, 1992; Adieu, éd. de l'Aube, 1993; La propre du langage, Seuil, 1997), ha pubblicato racconti e scritto per il teatro. Suoi lavori sono stati rappresentati anche in Italia (La medesima strada, Milano 1989; Fuochi sparsi, Parma 1994). Ha diretto riviste e collane per importanti editori francesi.

 

Sommario

Nota preliminare

1. Invito
2. “Hai dipinto il ritratto di un morto”
3. Una popolazione silenziosa
4. La bottega
5. La soglia
6. “Il succo dei frutti caduti allora”
7. Il sudario del Museo Puškin
8. La terra che ama il silenzio
9. Il ritratto e l’assenza
10. “Buona fortuna!”
11. Un volto al posto di una maschera
12. L’apostrofe muta
13. La partenza del volto
14. “Il sogno di un’ombra”

Crediti fotografici