Speciale

Tavoli | Sonia Bergamasco

4 Novembre 2013

C’è una grande intensità di oggetti sul tavolo di Sonia Bergamasco. È un’intensità che non si ferma alla superficie bianca che si intravede al di sotto di tutte le cose che abitano il piano, ma si propaga come onde nell’immediato intorno. Sei sedie stanno a circondare il tavolo e tutto risulta incorniciato dalla greca del pavimento che rimanda ad antichi motivi decorativi.

 

I veri abitanti di questo tavolo sono le differenti pile di libri.
Libri che sono indizi di lavori e spettacoli che hanno caratterizzato un passato recente e lontano oppure libri che proiettano Sonia Bergamasco nel futuro. Sono pagine che raccontano passioni e amori di letteratura. C’è la struggente Anna Karenina vicina dei Racconti di fantasmi di Henry James che a sua volta è vicino alle Opere di Dante e ai Nove saggi danteschi di Borges. Sono strane connessioni quelle che possono crearsi popolando lo stesso tavolo.

 

Altri libri ancora vivono dall’altra parte del tavolo, dove classico e moderno si incontrano. C’è un altro Dante, questa volta in versione iper-contemporanea e multimediale e c’è anche un volume di Leyla e Majnun, un classico arabo di amore e pazzia. A chiudere questo quadretto, pare riportarci ai giorni nostri la durissima concretezza della Storia che esplode in Noi senzapatria di Ursula Hirschmann.

 

Il retro di una cartolina, un foglio dal titolo “Passioni”, un dvd che porta scritto il nome “Sonia” e qualche dispensa, di quelle rilegate a mano simili a quelle degli studenti universitari, sembrano appoggiate sul tavolo in una sorta di limbo in attesa di essere smistate e sistemate altrove. Un computer e un paio di blocchi per gli appunti, invece, paiono essere gli altri attrezzi del mestiere: quasi armi per addentrarsi nel conflitto della scrittura. Due portapenne stracolmi aiuteranno in questa missione. Da questa intensità di oggetti vediamo anche spuntare due fiorelloni di carta, uno bianco e uno rosa, a dare vivacità e allegria al mondo delle carte. C’è anche un musetto che guarda verso l’alto con gli occhioni sbarrati: familiarmente appollaiato in una scatola, il gatto sembra starsene lì a fare da fedele custode al tavolo.

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