Warburghiana

12 Novembre 2012

Quale finissage della mostra “Il pathos delle forme” in corso alla Galleria Milano, di Milano, il gruppo Warburghiana mette in scena il IV concerto sinottico che riassume in forma di spettacolo i temi sviluppati in mostra con altre idee in progressione. Il concerto è una sequenza di interventi teorici, teatrali, musicali e video.

 

15 novembre 2012 ore 19.30. Inizio alle ore 19. Durata di 22’.

 

Entrée- 45”

Jimmie Durham, Nature morte - 2’

Elio Grazioli, Il pathos delle forme - 3’

Gianluca Codeghini, Keep watch - 5”

Aurelio Andrighetto, La sfera senza requie - 3’

Elio Grazioli, Diciamo così I - 1’

Dario Bellini e Gianluca Codeghini, Crudeltà inaudite - 2’ 10”

+ Gianluca Codeghini noise / Paolo Romano double bass - 3’40”

Warburghiana, Indicare - 9”

Aurelio Andrighetto e Giulio Calegari, Città visibili e invisibili - 57”

Elio Grazioli, Diciamo così II - 1’

Carlo Dell’Acqua, Pensierini - 38”

Dario Bellini, In morte di Riccardo II, con Marco Bragalini Dadda - 3’

Gianluca Codeghini, One pose after the other - 15”

Elio Grazioli, Diciamo così III - 1’

Gianluca Codeghini noise / Paolo Romano prepared double bass - Entrer code due

 

Da un lato mettiamo l’Atlante Mnemosyne e la Biblioteca di Aby Warburg, ci mettiamo il fondo nero su cui si stagliano le figure dell’Atlante e il criterio di “buon vicinato” della disposizione dei libri nella biblioteca; e ancora le conferenze che erano ben più che attività didattica, la diversità delle discipline che Warburg pretendeva di coinvolgere e di montare, gli elenchi che redigeva con valore quasi autonomo; ci mettiamo poi le figure della ninfa e del serpente, e quella del destino infine (“Prova pure ciò che vuoi con le tue vele, io ti prendo per il ciuffo!”), che danno sostanza anche esistenziale alle sopravvivenze che teorizzava.

 

Dall’altro ci mettiamo la nostra caparbietà che le sbarra, senza cancellarle ma anzi per renderle redivive, per rovesciare le formule del pathos su cui si reggono in pathos delle forme su cui vogliamo reggerci noi.

 

Riassumiamo allora le forme individuate nel nostro lavoro fino ad oggi: lo scambio epistolare con cui abbiamo iniziato a confrontarci sul progetto; i tavoli come forma di ciò che abbiamo a disposizione, concretamente tra le mani e sotto gli occhi; il concerto sinottico con cui montiamo le diverse modalità espressive, la performance, la conferenza, il video, l’oggetto, la musica; l’invito che da noi, che siamo già gruppo, estendiamo ad altri che coinvolgiamo e sentiamo affini a noi; il programma di sala con cui scandiamo la volontà di precisione che avanziamo e la richiesta di attenzione che chiediamo; infine l’uso di internet non come puro contenitore ma come ulteriore forma del montaggio e della multimedialità.

 

Tempestiamo il fondo nero di punti, piccole macchie, segni, linee, che sono al tempo stesso disturbo visivo e richiamo a un cielo stellato e a possibili costellazioni e collegamenti. Alcune linee vanno in direzione di termini che ancora dobbiamo individuare, alcuni dei quali sono già in atto nella mostra di cui questa mappa è in fin dei conti l’opera e la bandiera.

Warburghiana.

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