La linea del disegno: una mostra
Occupandoci di arti visive, si può affermare che il disegno viene prima di tutto. Può essere un appunto visuale, la concretizzazione immediata di un’idea, un bozzetto, un progetto, qualcosa che ha a che fare solitamente con la materia della carta, con tutti i limiti e le opportunità che essa riserva. La mostra Disegno singolare. Il disegno ai tempi dell’Intelligenza Artificiale, curata da Elio Grazioli, è fondata su un’idea di disegno inteso in senso ampio, che riunisce numerosi autori, di differenti generazioni con le loro identità particolari, con le intenzionalità proprie di ognuno.

Il “disegno … attinge sia a un moto di regressione, di involuzione, di introspezione, e di automatismo, di piacere, di abbandono al segno, sia a uno di proiezione in avanti, di idea, di pensiero visivo”, scrive Grazioli. Pesca nel profondo, e forse per questo, “Sia nella storia artistica che in quella individuale di molti artisti pare che ogni volta che accade un cambiamento di grande rilevanza si torna a disegnare e a interrogarsi sul senso del disegno”. Per questo, più ci avviciniamo alla contempoaneità, più le sue forme diventano varie e libere.
Ne sono una prova le opere in mostra. Vi è il foglio di una partitura di Giuseppe Chiari, con note cui si aggiungono interventi al limite del pittorico. Marco Cingolani disegna anche cancellando il proprio segno, lo trasforma, alla ricerca di una possibilità d’immagine data per annullamento, come in una autolimitazione finalizzata a una scoperta. Un maestro in cancellazioni, manipolazioni e interventi sull’immagine e sulla carta è Stefano Arienti, nel suo caso su un patrimonio esistente, ricercato, trovato, artista presente in mostra stavolta con disegni in cui la manipolazione materiale è assente. Di Dadamaino la scelta è caduta su opere dai segni astratti, espansivi, liberi in un movimento magmatico. Per Ketty La Rocca la linea disegno è anche scrittura sull’immagine, riprendendo la foto della statua di un corpo maschile. Luca Pancrazzi presenta la prospettiva di un angolo del suo studio con elementi e strumenti utili a produrre opere; l’immagine fa pensare al segno delle incisioni.

La mostra è naturalmente il prodotto delle scelte del curatore Grazioli, che per il testo preparato per il catalogo fa una colta disamina della questione disegno, memore di due mostre, Disegno/Trasparenza, curata da Achille Bonito Oliva nel 1976 per lo Studio Cannaviello a Roma, e Drawings: The Pluralist Decade, curata da Janet Kardon per il Padiglione degli Stati Uniti della Biennale di Venezia del 1980, e chiama in causa posizioni espresse da Rosalind Krauss e Benjamin Buchloh, oltre che il pensiero di Gilles Deleuze. Ma la mostra è anche il prodotto di un concorso di forze delle gallerie di Michela Rizzo, con sede a Venezia, e di Simone Frittelli, con sede a Firenze. A Milano hanno dato vita alla galleria Frittelli Rizzo, inaugurata con questa mostra sul disegno dove sono confluite opere dai loro patrimoni, dagli autori con cui hanno avuto rapporti sviluppati nel tempo, dal gusto e dalle scelte professionali di loro due.
Prevedibile ma fino a un certo punto il richiamo oggi all’intelligenza artificiale nel sottotitolo, quasi un’alterità rispetto alla singolarità espressa nel titolo, ipotizzata con l’ingresso di una particolare artificialità in un campo creativo per eccellenza.

Colgo l’occasione per fare una considerazione suggerita dall’esperienza che sta vivendo, nei giorni in cui scrivo, un’amica illustratrice che con la mostra non c’entra niente ma che fa intendere quelle che sono le possibilità date dall’AI, quando si entra in rapporto con essa. Mossa da un’urgenza, ha richiesto delle illustrazioni per un libro sull’infanzia fornendo chiare, particolareggiate indicazioni, inclusi esempi di lavori precedenti per dare un’idea di espressione e di gusto. Dopo generiche, preliminari risposte da parte dall’AI che facevano supporre intendimento e buone intenzioni, ha ottenuto disegni meno che banali, oltre che sbagliati in alcuni particolari anatomici. Ha soprattutto avuto un senso di sconforto e rabbia, quando si è trovata davanti a realizzazioni con blocchi di libertà nel rappresentare comportamenti animali assimilabili a quelli umani, in nome di un discutibile criterio di rispetto e correttezza nei confronti di creature naturali, che non potevano subire manipolazioni, mutazioni nel corpo e offese alla loro identità. Un disegno alla Carol Rama, presente in mostra, non sarebbe possibile. Non sarebbe consentita la vitale, imprevedibile immissione dell’osceno in un campo di libertà come quello dell’arte, uno dei motivi per cui apprezziamo l’artista.
Fino a ora tutto lascia suppore che l’AI possa essere utilizzata in modo meramente applicativo, ripetitivo e rispondente a esigenze di quantità. Operando nel mondo dell’arte, con l’arte che nel corso del tempo ha creato modi nuovi di comprensione della realtà, contribuendo a trasformarla, mi sento di affermare che l’intelligenza artificiale può fare poco. La pratica libertaria degli artisti si pone come utile e feconda resistenza.

Disegno singolare. Il disegno ai tempi dell'Intelligenza Artificiale, a cura di Elio Grazioli.
Galleria Frittelli Rizzo
viale Stelvio 66, Milano
Fino al 22 novembre 2025
Orari apertura: dal martedì al sabato, dalle ore 14 alle ore 19 su appuntamento