Il racconto di un universo. Nino Migliori allo Spazio Forma

16 Novembre 2012

Ogni scatto di Nino Migliori potrebbe essere definito come un racconto, una storia. Le sue fotografie più famose sono cariche del neorealismo tutto italiano degli anni ’50, quando dal Nord al Sud si cominciava a riprendere una vita normale, più leggera, si ricostruiva un futuro.

L’Italia che Migliori scopre quando comincia a fotografare a Bologna è quotidiana e nuova allo stesso tempo, è un’Italia poetica ma normale, è un’Italia fatta di vicoli, di biciclette, di bambini con i calzoni corti e di frati che giocano a pallavolo.

L’occhio di Migliori è preciso, documentarista, profondamente geometrico nella costruzione spaziale dell’inquadratura. Sono immagini lente, pensate, intense.

 

La retrospettiva allo Spazio Forma (fino al 6 gennaio) è ben costruita, permette di conoscere l’universo visivo del fotografo emiliano in modo lineare, facile in un certo senso, quando Migliori non è certo un fotografo facile. Si comincia da una parte consistente legata agli esordi nella quale sono chiare le influenze del fotogiornalismo: bianco e nero e carattere formale restituiscono la poesia di momenti di vita comune dell’Italia degli anni ’50 e ’60.

Continuando nella grande sala si arriva alle sperimentazioni della maturità, dai pirogrammi alle ossidazioni fino ai cliché-verre. La fotografia per Nino Migliori è lo strumento ideale con il quale bloccare istanti di realtà, ma con il quale interagire in maniera fisica, è qualcosa da manipolare, come fosse da plasmare, da modificare, come fosse materia. “Fotografare - ha affermato - significa scegliere e trasformare”.

 

Che sia con un fiammifero, che sia dosando gli acidi di fissaggio e di sviluppo in camera oscura o che sia incidendo direttamente con dell’oro o del bronzo la superficie della stampa, l’uso della fotografia per Migliori è totale e assoluto. Come un climax artistico, la sua ricerca sperimentale con la superficie fotografica diventa il mezzo perfetto per scrivere con la luce, che il soggetto sia la coda fuori da un parrucchiere per signora, o il traffico in una metropoli americana, che sia un giardino italiano o un muro.

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