Donne, motori e rock 'n' roll

26 Marzo 2014

Nel 1993 Speed Kills, una fanzine di Chicago (attiva tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90, e dedicata alle vecchie auto sportive, alle corse automobilistiche e alla musica indie rock, gli interessi principali del fondatore Scott Rutherford), pubblica la serie “DC musicians with their cars” di Cynthia Connolly, una giovane fotografa di Washington, D.C.


La serie di fotografie in bianco e nero (che sarà ripubblicata da numerose fanzine e riviste) ritrae musicisti e musiciste della scena punk hardcore locale accanto alle loro vetture, spesso vecchi e strambi catorci: Kathi Wilcox delle Bikini Kill con la sua Plymouth Valiant del 1965, Ian Svenonius (Nation of Ulysses, The Make-Up) con la sua Plymouth Sport Fury del 1969, Christina Billotte delle Slant 6 con la sua Datsun 210 del 1981, Ian MacKaye (Minor Threat, Fugazi ecc.) con la sua Toyota Corolla Station Wagon del 1978, Allison Wolfe delle Bratmobile con la sua Pontiac Catalina del 1979, e così via.


Cynthia Connolly, pur non avendo mai suonato in una band, è considerata un pilastro della leggendaria scena punk hardcore di Washington, D.C. Ex compagna di Ian MacKaye, autrice di numerosi scatti iconici per la Dischord Records e del libro Banned in DC (1988), la Connolly ha avuto una forte influenza sulla cosiddetta “punk photography”.

La relazione tra musica rock ed automobili inizia nei lontani anni cinquanta. Da allora sono state scritte migliaia di canzoni che parlano di macchine, del piacere di guidare, ma anche di incidenti automobilistici e simili tragedie.

 

Da Drive My Car dei Beatles (1965) a Go Lil' Camaro Go dei Ramones (1987), da Fast Cars dei Buzzcocks (1978) a Cars di Gary Numan (1979), da Roadhouse Blues dei Doors (1970) a Autobahn dei Kraftwerk (1974, ispirata dai suoni dell'autostrada tedesca), non dimenticando classici quali Brand New Cadillac (di Vince Taylor, rifatta anche dai Clash nel 1979). Innumerevoli sono poi i brani che, seguendo la tradizione del classico R&B Mustang Sally, usano l'automobile e il guidare quali metafore per indicare la donna e/o l'attività sessuale. Little Red Corvette di Prince (1983) e Pink Cadillac di Bruce Springsteen (1984) rientrano tra questi.
Il rock & roll e le hot rod (ovvero le auto da corsa, le classiche vecchie auto americane col motore truccato), entrambi alla base della cultura pop americana, entrambi celebratori del progresso, della potenza, della velocità e dell'elettricità, sono esplosi più o meno nello stesso periodo, cioè nel dopoguerra. Prendiamo ad esempio il musical Grease del 1971 (e l'omonimo film del 1978 con John Travolta e Olivia Newton-John).

 

Ambientato verso la fine degli anni '50, Grease racconta le vicende sentimentali di un gruppo di teenager della working-class statunitense (appartenenti appunto alla sottocultura dei greaser). La colonna sonora si rifà al sound del primo rock & roll, uno dei due interessi principali dei greaser americani; l'altro era le hot rod (al contrario dei greaser britannici, che erano quasi sempre biker). C'è una canzone nel film (la celebre Greased Lightning) che fonde tre cardini della cultura pop americana degli anni cinquanta: il sesso (“The chicks'll cream For Greased Lightnin'”, le pollastrelle si ecciteranno per Greased Lightning. Greased Lightning è il nome dell'automobile - nda), il rock & roll e le automobili, con le quali l'America ha da sempre una vera e propria storia d'amore. Nel film assistiamo anche allo “sport” preferito dei teenager americani degli anni '50: il drag racing. Una gara, estremamente pericolosa e ovviamente illegale, tra due automobili. Un duello che spesso portava alla morte.

 

 

 

 

La “canzone da incidente automobilistico” (car crash song) diventa un trend popolare nella musica pop e rock degli anni '50 e '60, periodo in cui in molti paesi il numero di persone uccise durante incidenti stradali cresce rapidamente. Le reginette delle tragedie adolescenziali Shangri-Las sono diventate celebri grazie alla loro Leader of the Pack (1964), storia di un ragazzo che muore in un incidente con la sua motocicletta, ma hanno cantato anche di disgrazie automobilistiche, ad esempio in Give Us Your Blessings (1965). La canzone narra la storia di Mary e Jimmy, due adolescenti il cui amore viene ostacolato dalle famiglie. La coppietta scappa di casa in automobile e, per colpa delle lacrime che scendono dai loro occhi, non vedono un segnale stradale che indica una deviazione. Il giorno seguente le famiglie trovano i loro corpi senza vita.

 

 

 

 

Qualche anno prima James Lafayette Tarver, ispirato dalla morte della figlia Carol Ann (deceduta in uno scontro tra un treno e un'automobile), scrive la funerea Last Kiss. La canzone narra di un giovane che chiede in prestito l'auto del padre per portare fuori la fidanzata in una serata piovosa (è quasi sempre una serata piovosa). Ma i due, per evitare un'altra macchina, finiscono fuori strada e si schiantano. Quando il ragazzo riprende conoscenza, si accorge che la fidanzatina è in fin di vita: tempo per un “ultimo bacio romantico”, e l'anima della ragazza è già sulla strada per il paradiso. Il tristissimo brano fu interpretato prima, senza successo, da Wayne Cochrane (nel 1961), reso in seguito popolare da J. Frank Wilson and The Cavaliers (nel 1964), e più recentemente (1999) coverizzato dai Pearl Jam.


Gli incidenti automobilistici sono tema di brani anche più recenti, come Wreck on the Highway di Bruce Springsteen (1980), In The Kingdom #19 dei Sonic Youth (1986), Glitter Years delle Bangles (1988), Car Crash delle Hole (2010).

 

 

 

 

Essendo la lista delle canzoni dedicate all'argomento automobili infinita, abbiamo deciso di concentrarci su dieci brani pop e rock che parlano di motori da un punto di vista femminile.

1) Shirley, L7 (da Hungry for Stink, 1994)

Partiamo in quarta con il grunge di Shirley, brano delle losangeline L7, dal loro quarto album Hungry for Stink. La canzone è dedicata a Shirley Muldowney (nata nel 1940 a Burlington, Vermont), conosciuta come “Cha Cha” e la “First Lady del Drag Racing”. Pioniera delle corse automobilistiche professionali, la Muldowney fu la prima donna a ricevere una licenza dalla NHRA (National Hot Rod Association) per guidare un dragster (auto da gara) Top Fuel. Vinse il titolo di campionessa della NHRA Top Fuel nel 1977, nel 1980 e nel 1982, diventando così la prima persona a vincere tre volte. Durante tutto il brano la voce della cantante è intramezzata con quella di un cronista dell'epoca, che prima dà il benvenuto alla Muldowney (“Welcome the first lady/ To try and qualify in an A-Dragster/ For NHRA competition/ Shirley Muldowney”) e poi le chiede cosa fa una bella ragazza come lei in un posto come quello, al che Shirley risponde, ovviamente, “Winning” (vince).

 

 

 


2) In Your Car, Kenickie (da At the Club, 1997)

In Your Car è stato il singolo di maggior successo del quartetto indie inglese, composto da tre ragazze e un ragazzo (di cui non parlava mai nessuno). Le festaiole Kenickie amano la vita notturna e i tacchi alti, prendono il bus per andare in città, ma a volte anche loro si stancano di camminare, e quando passa un ragazzo in una bella automobile (“Is this your car?/ It's quite a machine”), gli chiedono un passaggio. Ma trattandosi delle Kenickie, si intuisce che è tutta una strategia seduttiva: arrivate a casa del ragazzo, la cantante chiede all'autista di farle vedere la sua camera... (“Well I want to see your room”). Alla fine, ringrazia per il passaggio e bye bye (“I just said thanks for the ride/ It sure beats walking”).
Una b-side di un loro singolo dall'album, Punka, includeva un altro brano dedicato alle automobili: Drag Race.

 

 

 

 

 


3) Car Song, Elastica (da Elastica, 1995)

Justine Frischmann non è certo una che parla per cervellotiche metafore, come dimostra il languido brano Car Song dall'eponimo album di debutto della sua band Elastica: “You could call me a car lover/ 'Cause I love it in a motor”, puoi chiamarmi un'amante delle automobili, perché mi piace (farlo) in macchina. Tra le rime più pittoresche e degne di nota di questo inno al sesso in automobile: “Let's go siesta/ In your Ford Fiesta” (andiamo a fare siesta nella tua Ford Fiesta), “Every shining bonnet/ Makes me think of my back on it” (ogni cofano luccicante mi fa pensare alla mia schiena appoggiata sopra) e “In every little Honda/ There may lurk a Peter Fonda” (in ogni piccola Honda potrebbe nascondersi un Peter Fonda). Come disse un critico all'epoca, finalmente un brano che fa sembrare sexy il sesso in automobile (di solito più scomodo che altro).

 

 

 

 

 


4) Take Me To The Backseat, The Donnas (Spend the Night, 2002)

Ancora, se possibile, più dirette sono quelle ragazzacce californiane delle Donnas, con questa ode al sesso sul “sedile posteriore” dal loro quinto album Spend the Night. “Don't want to go to the mall/ don't want to go to the movies/ I think we've done it all/ just take me to the backseat” (non voglio andare al centro commerciale, non voglio andare al cinema, credo che queste cose le abbiamo già fatte, ora portami sul sedile posteriore) comanda la cantante Brett Anderson. E chi oserebbe contraddirla?
Sullo stesso tema ci sono anche Bubble Pop Electric di Gwen Stefani (“Tonight I'm gonna give you all my love in the back seat”) e Heaven's in the Backseat of my Cadillac (originariamente interpretata dagli Hot Chocolate, più recentemente coverizzata dagli Stereo Total).

 

 

 

 

 


5) 500 (Shake Baby Shake), Lush (Lovelife, 1996)

500 (Shake Baby Shake) è stato l'ultimo singolo dei Lush, che si sono sciolti un paio d'anni dopo la tragedia che ha colpito la band alla fine del 1996 (il suicidio del batterista Chris Acland). Dopo due album di musica shoegazing, nel loro ultimo album Lovelife i Lush virano decisamente verso sonorità più britpop, come è chiaro in questa dolce serenata alla nostra 500: “They call you 'little mouse' by name in Rome and Turin/ Looking now at your famous shape/ They don't make them like you anymore” (ti chiamano 'topolino' a Roma e Torino/ Guardo la tua famosa forma/ Non ne fanno più come te). La FIAT 500 fu messa in vendita nel giugno del 1936, e il suo prezzo (8900 lire) corrispondeva a venti volte lo stipendio medio di un operaio specializzato. Presto acquisì il soprannome “Topolino”, vista la somiglianza del frontale al profilo di un topo. “Shake, baby, shake/ You know I worship from afar/ Brake, baby, brake/ How I wish you were my car” cantava in adorazione Miki Berenyi, la rossa leader dei Lush.

 

 

 

 

 


6) Mercedes Benz, Janis Joplin (Pearl, 1971)

Mercedes Benz fu registrata (a cappella) dalla Joplin l'uno ottobre del 1970, soltanto tre giorni prima della sua morte. Il brano, che non era nato con l'intenzione di essere pubblicato, fu scritto da Janis con i poeti Michael McClure (Oh Lord, Won't You Buy Me a Mercedes Benz era il titolo di una sua poesia) e Bob Neuwirth durante una “drinking session”. Inclusa in Pearl, il suo album pubblicato postumo nel 1971, Mercedes Benz è considerata un rifiuto hippie del consumismo americano, dei desideri materialistici della società (una macchina di lusso, una TV a colori, una notte in città): “Oh lord, won’t you buy me a Mercedes Benz?/ My friends all drive Porsches, I must make amends/ Worked hard all my lifetime, no help from my friends/ So lord, won’t you buy me a Mercedes Benz?”.
In realtà, alla Joplin piaceva far festa, bere, guidare macchine di lusso (possedeva una Porsche 356C Cabriolet) e pure guardare la TV, quindi il testo potrebbe non essere sarcastico come molti credono! In ogni caso, la Mercedes-Benz ha usato il brano per diversi spot, nel 1995, 2007 e 2011.

 

 

 

 

 


7) The Jeep Song, The Dresden Dolls (The Dresden Dolls, 2003)

Una malinconica canzone sulla fine di una relazione d'amore dal duo punk cabaret  bostoniano Dresden Dolls (formato da Amanda Palmer e Brian Viglione). La protagonista lascia (o viene lasciata) il suo amante, ma è perseguitata da visioni di Jeep Cherokee nere: quando guida in città vede dappertutto auto uguali a quella del suo ex. Pare che tutta Boston guidi lo stesso fottuto veicolo nero: “I've been driving around town/ with my head spinning around/ everywhere I look I see/ your '96 Jeep Cherokee”. Pensa quasi di svignarsela dalla città per un po', finché queste macchine non passano di moda (“and thinking about skipping town a while/ until these cars go out of style”). Chissà se lui prova lo stesso quando vede una Volvo azzurra come quella di lei? Esasperata, Amanda chiede al suo ex di non chiamarla se si trova un'altra donna, ma se cambia automobile sì.

 

 

 

 

 


8) Susie and Jeffrey, Blondie (b-side del singolo The Tide Is High, 1980)

E se Amanda Palmer non vi ha fatto venire gli occhi lucidi, ecco una storia più triste ancora. Susie and Jeffrey dei Blondie è un perfetto racconto di tragedia adolescenziale in stile Shangri-Las: l'ennesima coppia di sfortunati teenager che vogliono scappare e sposarsi di nascosto. Evidentemente i due non erano fan delle Shangri-Las, altrimenti avrebbero saputo che questo desiderio porta quasi sempre ad un finale tragico (soprattutto se si scappa di notte, e con la pioggia). Susie ha una Chevy nuova di zecca, senza assicurazione, di cui non finirà mai, purtroppo, di pagare le rate. Mentre guidano, i due piccioncini hanno una piccola discussione. Susie toglie il piede dal freno, e Jeffrey guida la macchina contro un muro (“They had a little argument/ Sue took her foot off of the brake/ He drove the car into a wall”).

 

 

 

 

 


9) I Drove All Night, Cyndi Lauper (A Night to Remember, 1989)

Scritta da Billy Steinberg e Tom Kelly, ed in origine destinata a Roy Orbison, I Drove All Night fu portata al successo da Cyndi Lauper, che la scelse per il suo terzo album A Night to Remember perché le piaceva l'idea di una “donna alla guida, una donna che ha il controllo”. La trama è semplice: la protagonista si mette alla guida di notte per raggiungere di sorpresa il suo amante (“I drove all night to get to you”) ed infilarsi nel suo letto.

 

 

 

 

 


10) Emotional Highway, Belinda Carlisle (Live Your Life Be Free, 1991)

Anche la Belinda Carlisle di Emotional Highway, dal suo quarto album solista Live Your Life Be Free, sta guidando per raggiungere il suo uomo (“Driving all night and day through the pouring rain”, guidando tutta la notte e il giorno nel diluvio. La pioggia, sempre la pioggia), ma il suo stato d'animo è più, diciamo, bellicoso. La ragione? Ha sentito un pettegolezzo e vuole scoprire se è fondato oppure no: si dice che il suo tipo se la stia facendo con un'altra (“I've heard a rumor now/ I've got to find out for myself/ If my baby's getting it on with someone else”). Tra una mente che “gioca brutti tiri”, le pessime condizioni meteo, e una strada che non finisce mai, Belinda prega di non perdere il controllo, ma quando si trova a dover aspettare in colonna, si spazientisce: “I don't have time to wait in line/ Move over mister/ I've gotta get through”. Fatevi da parte e lasciatela passare!

 

 

 

 

 


Bonus track: Joe Le Taxi di Vanessa Paradis (dal suo album di debutto M&J del 1988).
Vanessa aveva appena quattordici anni quando registrò il brano nel 1987. La canzone, che parla di un tassista di nome Joe che lavora a Parigi, è stata rifatta numerose volte, ad esempio dagli Stereo Total nel 1999 e dai Divine Comedy nel 2010.

 

 

 

 

 


Questo pezzo è uscito in precedenza Alias de il manifesto

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