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Lettera a un/a giovane insegnante 4

30 Settembre 2014

Al volgere di una tornata di immissioni in ruolo, un po' per gioco e un po' no, mi erano stati chiesti dei consigli. Naturalmente, mi sono schermito. Poi ho pensato a quello che avrei voluto sapere quando non ancora trentenne ho iniziato a insegnare e che ho scoperto in classe, nel decennio successivo e confrontandomi con altre esperienze. Il gioco mi ha preso la mano e ne è venuto fuori una autoriflessione da condividere in alcuni punti. Se ne possono aggiungere altri, chiaro.
Pensavo, con tutta la distanza autoironica del caso, alle lettere di un Rilke più stralunato, invece è risultata la voce di un Wittgenstein più nevrotico, con tutta la distanza autoironica del caso. L'importante è avere buoni modelli, con tutta la distanza autoironica del caso.
In più: sono consapevole che la condizione del giovane insegnante sia in realtà abbastanza rara, e quando c'è è precarizzata e soggetta a malus di varia natura che qui non trovano posto.
Il testo è rivolto a chi è già dall'altra parte del deserto. Ma da chi come me è considerato troppo critico e apocalittico queste righe vogliono essere un segno benaugurante per gli anni a venire.

 

#4

Anche se sei più giovane di chiunque altro nella scuola, sei comunque vecchio secondo i tuoi studenti.

Vestiti come quando in Università hai dato gli esami. I tuoi simboli di diversità giovanile saranno ben accetti ma c'è un limite. I miei: orecchini, collane sì; evita i segni eroticamente evidenti, aderenze, scollature, muscoli a vista, spacconate da biker, tacchi da deputata del centrodestra.

Dall'altro lato: sono inaccettabili completi improbabili da matrimonio, cravatte e scarpe da agente immobiliare, abiti da orsolina, tute da ginnastica in acetato o felpone da casa di tessuto che fa i pallini.

Non giudicare in modo sprezzante i gusti estetici dei tuoi studenti, anche se hai ragione. È antipatico.

Rivolgiti sempre agli studenti in modo gentile, anche se stai facendo una dura reprimenda.
Sii coerente nel modo in cui li chiami: se scegli i nomi, al posto dei cognomi, lo fai con tutti. È inammissibile rivolgersi allo stesso tempo a Chiara e Davide e a Esposito e a Kranz.

Tieni sempre presente il loro punto di vista. Iscriviti a qualche corso di lingue sconosciute o di attività in cui non sei pratico (arti marziali, cucina asiatica, motoristica, uncinetto): aiuta a capire come ci si trova a essere discenti.

Ascolta sempre tutti e cerca di conoscere ogni abitante del mondo scuola e di avere rapporti cordiali.

La timidezza non si confà al tuo lavoro. La riservatezza è un pregio. Il pettegolezzo e la chiacchiera ti siano estranei.

Esplora tutti i luoghi della tua scuola. Trova luoghi comodi di lavoro per le ore buche e per le lunghe attese. Renditi familiari luoghi per il ristoro, i pasti, la concentrazione, lo svago.

Individua la biblioteca o il tuo laboratorio di riferimento e studialo, ti dirà molto della storia della scuola. Se puoi, contribuisci a rendere vivo il posto. Sono comunque buoni rifugi ma devono essere incubatori di intelligenza.

Tieni ordinato il tuo armadietto e non trasformarlo in discarica. Ti serve per libri, film, testi, ricordi.
Attaccagli sopra il mantra che ti sei tatuato nel cervello. Il mio è questo di Henry James, è famoso, lo usa anche J. C. Oates: «Lavoriamo nell'oscurità, facciamo quello che possiamo, diamo quello che abbiamo, il nostro dubbio è la nostra passione, e la nostra passione è il nostro compito, il resto è la follia dell'arte».

Se stai continuando a studiare, anche dopo la laurea, sai già molte cose rispetto a quello che ti è richiesto di sapere in una scuola. Lavora su come renderle accessibili e palatabili nei fondamenti, e metti da parte lo specialismo. È importante come le comunichi, la materia coinciderà con il metodo che incarnerai. Comunque continua a studiare.

Avrai poco tempo per le avventure intellettuali: ogni anno approfondisci il programma di almeno una classe con la letteratura più aggiornata e interessante.

Ricorda che, da un punto di vista cognitivo, sei iperspecializzato in qualcosa a cui hai dedicato migliaia di ore di lavoro. I percorsi delle tue rappresentazioni mentali sono sentieri tracciati e soggetti a continuo rinforzo. Per quelli a cui insegni, non è così.

La formazione docenti proposta a scuola è importantissima, per aggiornamento e condivisione. Non tutta l'offerta formativa è ugualmente valida: seleziona le attività che ritieni preziose e sostienile con il tuo lavoro.

La programmazione è tutto; calendarizza i tempi e rispettali. Prevedi anche gli imprevisti.
Calcola spiegazioni, lavori, valutazioni, numero di verifiche, recuperi, voti. Deroga solo in casi eccezionali. Non si recuperano i voti all'ultimo giorno.

L'agenda è la tua migliore amica. Segnati bene le riunioni e arriva sempre almeno un quarto d'ora prima. Non fare pasticci con le date, leggi sempre le circolari, fattele mandare per mail e archiviale.

Il tuo registro sia sempre compilato e pulito. Nelle parti dei contenuti e in quella, cruciale, delle valutazioni. Il tuo dirigente lo apprezzerà (tra i loro compiti c'è il controllo dei registri), tu avrai più chiaro il processo di quello che stai facendo, una tua eventuale assenza permetterà a chi supplisce di ricostruire lo scenario del tuo lavoro.

Negli scrutini devi sempre dire quello che pensi, essere diretto e risoluto, nel promuovere come nel differire o nel bocciare. I tempi sono stretti, l'animo umano imperscrutabile, le alleanze imprevedibili. Fissa i tuoi principi e rimani coerente. Se sei stato onesto con te stesso nella valutazione non ti potrai rimproverare niente.

I genitori sono parte del mondo scuola, se sono ansiosi è perché quasi sempre ignorano molte cose del mondo degli adolescenti e raramente riescono a immaginare cosa succede veramente.
Ricordati sempre che gli studenti vivono con loro.

Sii disponibile con i genitori: non considerare i colloqui come pesi, né considerare le loro richieste come interferenze nel tuo lavoro. Sono i tuoi datori di lavoro e sono loro che ti hanno chiesto che tu insegnassi ai loro figli nella Scuola della Repubblica. Se hai problemi con i loro figli, molto probabilmente loro ne hanno di più.

Sii paziente con i genitori che ignorano come sia il loro figlio realmente, sopravvalutandolo e difendendolo oltremodo: un giorno la realtà si presenterà in modo duro.
I genitori che sottovalutano e accusano oltremodo i loro figli devono essere aiutati a vedere quello che hai visto tu.

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