Stat [maglia] rosa pristina nomine

12 Maggio 2014

Libri di corsa, libri in corsa, libri corsari. Si può guardare una corsa ciclistica come se si leggesse un libro? Girare le pagine come si prendono i tornanti di una salita, stando larghi, all’esterno come per addolcire la pendenza della strada che sale, o tagliandoli con rabbia stringendo sul cordolo interno come a strappare le righe e la fatica. Passare sotto al traguardo di un Gran Premio della Montagna come si passa sotto al titolo di un capitolo, prima di gettarsi in discesa, prendendo al volo un foglio di giornale da infilarsi sotto la maglietta. Cercare nelle righe del colophon qualcuno che ti possa passare una borraccia di acqua fresca. O infine scattare alle ultime dieci pagine di un romanzo come fa il finisseur che anticipa i velocisti in vista della bandiera rossa dell’ultimo km?

Non lo so, ma in questo Giro d’Italia, che sembra disegnato per James Joyce – terza tappa a Dublino, arrivo a Trieste – ci possiamo provare. Tra i Dubliners – tra parentesi: il quinto racconto s’intitola After the Race – ho come la sensazione che potrebbe trovarsi a suo agio Fabio Aru, campidanese di San Gavino Monreale, paese dello zafferano. Sardi e irlandesi vanno d’accordo. E il minuscolo Domenico Pozzovivo potrebbe trovare ispirazione dalla profonda caverna di Lough Derg nel Donegal, St. Patrick Well. Quanto a Nairo Quintana, faccia da campesino, potrebbe essere il primo colombiano a vincere un Giro d’Italia: cronaca di una vittoria annunciata, scriverebbe Garcìa Marquez. Eccoli allora a coppie, come in un immaginario Trofeo Baracchi letterario: Stephen Roche e C.S. Lewis, Moreno Moser e Guido Morselli, Antonio Delfini e Michele Scarponi, PPPasolini e Franco Pellizzotti. Infine, e non poteva che essere così, Diego Ulissi correrà con James Joyce, anzi, col profesor Giacomo Zòis, triestin.
Perché, come dice il maestro: Stat [maglia] rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus. Ma ci bastano i nudi nomi.

 

In collaborazione con Cycle Magazine

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