Speciale

Lettera a Giuliano Pisapia

2 Gennaio 2012

Gentile Sindaco Giuliano Pisapia,

 

le capita mai di pensare alla bellezza? Di dedicare qualche momento della sua intensa attività di primo cittadino di Milano alla contemplazione della bellezza della sua città? Sono sicuro di sì, dato che lei conosce Milano, l’ha attraversata in lungo e in largo nel corso della sua vicenda umana, e ne ha seguito la trasformazione nell’arco degli ultimi decenni. Ebbene, come Lei sa, Milano ha una bellezza particolare: ritrosa, discreta, persino segreta. Manifesta se stessa in pochi punti e momenti del tessuto urbano che, nonostante il degrado in cui è stato lasciato per lungo tempo – le “rovine di Milano” le ha chiamate di recente Giovanni Agosti – mantiene ancora una sua eccellenza. Per questo vorrei richiamare la sua attenzione su un luogo importante della città, la zona antistante il Cimitero Monumentale, uno dei luoghi più noti anche all’estero, ricco di manufatti artistici, sculture e architetture, luogo di memoria.

 

                                                                      

Lì, dove un tempo finiva la città delle case e delle abitazioni e cominciava la città delle officine e delle piccole fabbriche, c’è uno spazio che sembra uscito da un quadro di Sironi, con alti muri, vecchi capannoni novecenteschi, residui di costruzioni spontanee del secolo scorso. Mi riferisco alla zona battezzata “area ex-Enel”, alla fine di via Bramante, prospiciente Piazza Cimitero Monumentale e via Procaccini, una superficie non indifferente abbandonata da anni. Come ha scritto Gianni Biondillo, architetto e narratore, si tratta di un lotto occupato da un edificio storico dell’Enel che ha “una qualità e un’evidenza storico-artistica lampante”. Ebbene questa costruzione sta per essere sostituita da un manufatto architettonico decisamente orrendo, una costruzione fuori scala, di otto e nove piani, abbattendo l’edificio attuale che si trova proprio di fronte alla Fabbrica del Vapore, di recente recuperata per uso culturale e conservata nella sua quasi integrità architettonica. Ma non basta. Lì a fianco verrà eretto un hotel di nove piani dalla forma decisamente obsoleta che ricorda una architettura modernista del socialismo reale. L’intera vicenda urbanistica, con piante, alzati, planimetrie, rendering, e altro ancora, è visibile ora in un sito ad hoc, www.areaxenel.com, cui la rimando perché possa rendersi conto direttamente dello sfregio edilizio che viene inferto a una zona centrale della città, a solo venti minuti a piedi da Piazza del Duomo. Guardando il tutto viene da chiedersi come sia possibile nell’anno 2012 erigere edifici di tal fatta che negano qualsiasi bellezza e riducono lo spazio urbano a una sorta di non-luogo spaesante e ben presto degradato.

 

 

La bellezza, cui spero lei dedichi qualche pensiero, ha un preciso valore morale, come ci hanno insegnato i greci antichi, e come ancor oggi è vivo nel senso comune. Mi appello dunque alla bellezza come fatto morale, quella bellezza che secondo Dostoevskij può salvare il mondo, perché è stata proprio la sua giunta Signor Sindaco ad approvare di recente con un voto unanime del consiglio comunale questo disastro urbanistico predisposto dalla precedente amministrazione guidata da Letizia Moratti. Com’è stato possibile? Non avevate visto il progetto e analizzato la sua scarsa qualità architettonica? Di più. Come ha segnalato il sito areaxenel, e come rimarca in un suo intervento Biondillo, a progettare l’intero intervento, che si esplica in tre differenti aree limitrofe, è un architetto milanese, Giancarlo Perotta, noto per le sue modestissime, se non deleterie, costruzioni: i due grattacieli della Stazione Garibaldi, oggi rifatti, la Stazione Bovisa, un esempio perfetto di non-luogo, l’Ospedale San Paolo, il complesso residenziale di via Sesia, e altri ancora, tutti progetti invecchiati precocemente, di nessuna specificità architettonica, che costituiscono esempi non solo da non imitare, ma da demolire al più presto, prima che la loro bruttezza generi quel degrado urbano che abbiamo già visto all’opera in altri contesti italiani e stranieri.

 

 

Una città brutta, con brutti edifici, induce a vivere male, a pensare male, e persino a sognare male. Perché è stato affidato all’architetto Perotta questo prezioso recupero edilizio della zona? Inoltre, come lei saprà il progettista in questione appartiene a una stagione non molto positiva della città, Mani Pulite. Lui come altri progettisti coinvolti in quell’inchiesta, chi più chi meno, sono tornati in modo prepotente negli ultimi anni a progettare e costruire complessi residenziali e architetture come se niente fosse (ad esempio, l’architetto Dante Benini nel complesso battezzato Cantiere del Nuovo). E che architetture! Nessuna che possegga una qualità accettabile, ma solo mediocri rimasticature di forme moderniste già vecchie da decenni. Possibile che all’amministrazione comunale da lei diretta con tutta l’autorevolezza e il peso del proprio parere non abbia pensato di convincere i proprietari dell’area a indire un concorso per investire del progetto architetti di levatura internazionale? Perché abbandonare al proprio destino di degrado questo luogo importante di Milano? E com’è possibile costruire un albergo di nove piani, manufatto orrendo, a duecento metri in linea d’aria dal Cimitero Monumentale aggirando un vincolo con l’aiuto di un piccolo escamotage da costruttori di terz’ordine? Sette mesi fa la sua elezione ha suscitato molte e forti speranze di un cambiamento, possibile che un uomo della sua esperienza e levatura morale scivoli sulla buccia di banana di un Perotta qualsiasi?

 

 

Mi aspetto – ci aspettiamo, vista la mobilitazione di uomini e donne di cultura, e non solo, intorno alla questione dell’area ex-Enel – una risposta adeguata. Fermi Sindaco Pisapia un obbrobrio di cui con il voto della sua giunta è oggi diventato direttamente responsabile. Pensi più alla bellezza di Milano e meno agli oneri di urbanizzazione che il Comune può ricavare dal progetto Perotta e dai 240 box da scavare lì sotto, che attirano solo auto. La città, si diceva un tempo, non si svende. Vale ancora?

 

Suo Marco Belpoliti

 

Nei commenti la replica e controreplica dell'assessore de Cesaris e di Marco Belpoliti, entrambe pubblicate su ilFatto in questi giorni.

Per maggiori informazioni sul progetto: www.areaxenel.com

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La lettera è apparsa sul Fatto Quotidiano di giovedì 29 dicembre 2011. Scarica il pdf.

 

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