Speciale

Lettera a un/a giovane insegnante 5

14 Novembre 2014

Al volgere di una tornata di immissioni in ruolo, un po' per gioco e un po' no, mi erano stati chiesti dei consigli. Naturalmente, mi sono schermito. Poi ho pensato a quello che avrei voluto sapere quando non ancora trentenne ho iniziato a insegnare e che ho scoperto in classe, nel decennio successivo e confrontandomi con altre esperienze. Il gioco mi ha preso la mano e ne è venuto fuori una autoriflessione da condividere in alcuni punti. Se ne possono aggiungere altri, chiaro.
Pensavo, con tutta la distanza autoironica del caso, alle lettere di un Rilke più stralunato, invece è risultata la voce di un Wittgenstein più nevrotico, con tutta la distanza autoironica del caso. L'importante è avere buoni modelli, con tutta la distanza autoironica del caso.
In più: sono consapevole che la condizione del giovane insegnante sia in realtà abbastanza rara, e quando c'è è precarizzata e soggetta a malus di varia natura che qui non trovano posto.
Il testo è rivolto a chi è già dall'altra parte del deserto. Ma da chi come me è considerato troppo critico e apocalittico queste righe vogliono essere un segno benaugurante per gli anni a venire.

 

#5

Tu e gli studenti non siete amici e appartenete a specie diverse. Sii disponibile all'ascolto sempre, ma ricordati che sei il volto umano dell'istituzione che rappresenti.

Un buon clima di classe agevola l'apprendimento e fa stare tutti meglio. Un buon senso dell'umorismo, nelle tonalità tra l'allegria e l'ironia, aiuta a vivere in un mondo involontariamente surreale e tra adolescenti che tendono a amplificare le emozioni. Io scelgo l'understatement come attitudine di base; l'entusiasmo sarebbe ancora meglio. Nei limiti del possibile la depressività deve essere lasciata fuori dalla classe. Tu devi comprendere i problemi degli studenti, loro non possono proprio capire i tuoi: sei un adulto.

Ogni volta che entri a contatto con elementi delicati di privacy dei tuoi studenti condividi con il tuo dirigente e/o con il responsabile di settore: fare gli eroi di testa propria è una sciocchezza e in più persone si ragiona meglio sul da fare. Suicidi, disturbi alimentari, tossicodipendenze, violenze non esistono solo nei film sulla scuola.

Non dimenticare o scavalcare le famiglie degli studenti e fai in modo che siano coinvolte, naturalmente se non sono le dirette responsabili dei problemi.

Se hai lavorato su te stesso negli ultimi vent'anni dovresti essere consapevole che l'adolescenza in termini comportamentali, emotivi, cognitivi è una forma problematica, irregolare, aberrante e talvolta  deviante dell'umano, nel bene e nel male. Inevitabile. Documentati sulla letteratura in argomento e comportati di conseguenza. Non puoi permetterti di essere Biancaneve.

Ogni contatto diretto con studenti che metta in gioco la tua umanità non potrà prescindere dal tuo ruolo educativo.

Sii la distanza che metterai tra di loro per tutto il tempo che passerete insieme.

Difendi la tua vita privata, raccontando le cose che possano servire all'immagine di te che tu vuoi che loro abbiano. L'autenticità a ogni costo è un mito ipocrita.

La scuola è un grande teatro. Lasciati trattare da essere mitologico, enfatizzando i tratti migliori del tuo carattere. Un giorno, quando ormai non sarai più il loro professore potrete darvi del tu e si vedranno le sfumature.

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