Paul Lynch: il fascismo in Irlanda

7 Marzo 2024

Se fosse un film Il canto del profeta di Paul Lynch (66THAND2ND, traduzione di Riccardo Duranti) sarebbe un lungo piano-sequenza, il movimento di macchina ininterrotto di un racconto, senza montaggio, con la molteplicità dei livelli che si sovrappongono nella voce di Eilish, la protagonista, e la profondità di campo che ci fa entrare in una vita ordinaria, trasformata dagli eventi in una prova di resistenza e di lotta. Nel romanzo l'autore immagina che il suo paese, l'Irlanda, precipiti nel totalitarismo dopo la presa del potere da parte di un partito di destra che ha trascinato Dublino nella guerra civile. "La sera è scesa e lei non ha sentito bussare, in piedi davanti alla finestra a guardare in giardino. A guardare come l'oscurità avviluppa in silenzio i ciliegi, come raccoglie le ultime foglie che cedono al buio". La claustrofobia che soffoca il lettore dalla prima all'ultima pagina si insinua già in questo incipit, che coglie Eilish assorta, e lo spinge verso una narrazione dalla quale è impossibile distogliere lo sguardo, costringendolo a finire questo libro, una volta cominciato, senza staccarsi. 

Lo stile è la vera invenzione: ci sono capitoli, ma non sono numerati e non hanno titoli, intervallati solo da spazi bianchi. I dialoghi non sono indicati dalle virgolette, le frasi sono un tutt'uno con le descrizioni degli ambienti, con i flussi di coscienza e le psicologie dei protagonisti, come se non ci fosse mai differenza tra una cosa detta e una cosa pensata: "quando una cosa porta a un'altra finché la situazione va avanti da sola e non c'è più niente che si possa fare, ora capisco che quella che pensavo fosse libertà in realtà era solo una lotta e che la libertà non c'era mai stata, però guardi, dice prendendo Ben per una manina e facendolo ballare, ora eccoci qua, no?". La fatica della scrittura, questo immedesimarsi nei personaggi mentre agiscono e contemporaneamente guardarli da fuori e descrivere i luoghi in cui si muovono, con un occhio a chi si relaziona con loro, in una sorta di controllo delle scene che un fotografo eserciterebbe usando il grandangolo, per catturare più contesto, più realtà "aumentata", per puntare l'obiettivo sul soggetto principale e contemporaneamente far muovere molto altro sullo sfondo: la fatica della scrittura, dicevamo, non si percepisce, sono molte le pagine di un virtuosismo letterario trascinante. 

Se fosse un quadro Il canto del profeta avrebbe la potenza di un trittico boschiano ma senza delizie, solo la galleria di torture per incolpevoli precipitati nell'inferno, un concentrato di atrocità e di bellezza stilistica, l'esplosione di una visione compressa, come in quelle tre pale del pittore fiammingo, in 276 pagine senza respiro. Ciò che pensa Eilish è terribile quanto lo è esprimerlo e esprimerlo è inutile come pensarlo, suggerisce questa storia che non dà tregua, mentre dalla tranquillità domestica di una moglie biologa con marito sindacalista e quattro figli, si procede verso la catastrofe: il padre scompare, la famiglia è vittima di un bombardamento, la madre cerca un figlio ferito sparito da un ospedale, tra il ricatto di un nonno che si ammala di demenza senile e della figlia adolescente che smette di mangiare, mentre il maggiore si arruola "tra i ribelli" e non dà più notizie di sé. 

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Il fascismo che sconvolge la vita degli Stack è così plausibile che questo libro potrebbe essere il seguito fantapolitico di 1984 di Orwell, un disegno sulla sorveglianza di massa, con dettagli sulla repressione delle libertà e l'assoggettamento di un popolo allo sbando. Ma Lynch sterza qui verso la distopia senza morale, nel delineare i contorni di una società spaventosa e ingiusta e non dice cosa ha portato a quella involuzione, non si addentra a spiegare come ci si è arrivati e il fatto che tutto accada in Irlanda, con la sua lunga sequenza di conflitti, sembra casuale, perché mi pare che l'autore preferisca consegnarci una storia allegorica, che possa essere plausibile in tutti quei paesi che allentano i controlli sul rispetto della democrazia e allargano l'indulgenza verso le nuove forme di fascismo che rinascono con le generazioni giovani, senza memoria né vergogna. Non importa quanto orribili siano gli eventi che accadono: la protagonista si aggrappa all'illusione che quella situazione drammatica possa essere governata, non crede fino in fondo alla brutalità di uno stato di polizia, si convince anzi che quella crudeltà possa essere addomesticata, come se le persecuzioni naziste non avessero insegnato nulla e fossero state rimosse dalla storia. 

Chi non è colpevole di niente, la cosa peggiore e più assurda che deve temere è diventare vittima di un ingranaggio che non riesce a controllare. "...Quando le cose sono peggiorate, non c'era proprio spazio di manovra, cioè quello che voglio dire è che una volta credevo nel libero arbitrio, nel senso che se lei me lo avesse chiesto prima di tutto quel che è successo, le avrei detto che ero libera come un uccellino, ma ormai non ne sono più tanto sicura, non vedo come possa esistere il libero arbitrio quando si rimane impigliati in una situazione così mostruosa...". Il fascismo cancella il libero arbitrio, la facoltà delle persone di decidere gli scopi del loro agire e del loro pensare, annulla la volontà individuale, la sottomette a un ordine esterno: la fiducia nel futuro di Eilish vacilla, la sorella la vorrebbe in Canada, lei, trattenuta da mille lacci, non riesce a partire. 

Ma la letteratura ha il potere di trasfigurare la vita ed ecco che, verso la fine, la storia di Eilish Stack, di sua figlia Molly e dell'ultimo nato, Ben (e degli scomparsi Larry, Mark e Bailey), diventa la tragedia di altre madri, di altri figli, di altri popoli che partono da altri luoghi, dalla Siria, dalla Tunisia, dalla Costa d'Avorio. "La fine del mondo è sempre un evento locale, arriva nel vostro paese e visita la vostra città e bussa alla porta della vostra casa...". Il canto dei profeti non è altro che lo stesso canto sempre cantato nel corso del tempo "l'avvento della spada, il mondo divorato dalle fiamme, il sole che cade sulla terra a mezzogiorno e il mondo che precipita nelle tenebre". Lynch ha dato al suo libro lo stesso titolo di un brano del 1975 dei Queen che inizia proprio con questo avvertimento: "Oh people of the earth / ascoltate il profeta / attenti alla tempesta che si accumula qui / ai cuori gelidi di carità nudi / le speranze dei giovani sono in tombe tormentate / ascoltatelo quel canto / perché presto cadrà il freddo della notte". La marcia devastante di Eilish con i suoi figli è la stessa dei migranti, il lungo piano sequenza si interrompe su Molly, che la scongiura di fermarsi, ma Eilish le stringe le mani "come per dirle che non gliele lascerà mai, e dice, in mare, dobbiamo andare in mare, il mare è la vita".

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TAGGED: Paul Lynch