Tòibìn e le nostre ombre
Colm Tóibín aveva già spiegato il modo in cui i libri nascono dalla vita: lo aveva fatto in quella biografia romanzata – una sorta di tributo a un autore da lui venerato, Henry James – intitolata The Master, uscita in Italia nel 2004. Tòibìn si immedesima nello scrittore americano, tra biografia e invenzione, fino a fantasticare sui suoi ricordi e desideri segreti: una vertigine letteraria che gli permette di seguirne i percorsi cognitivi e che evoca una profondità quasi proustiana, per come riesce a dare forma al groviglio di pensieri che definiscono l'esperienza del "Maestro". Tòibìn ricostruisce i processi mentali involontari di James, riuscendo a fargli esprimere quello che nemmeno lui stesso aveva mai detto apertamente, come i suoi mai confessati desideri sessuali. Ma i collegamenti biografici appaiono secondari, perché il cuore di The Master è il misterioso processo con il quale uno scrittore si ingegna a mascherare e a smascherare sé stesso.
Qualcosa di simile accade in Long Island (traduzione di Giovanna Granato, Einaudi 2025): gli esseri umani si trasformano, vengono colti nel loro agire da angolazioni diverse e si rivelano in modi nuovi a seconda di come lo sguardo del narratore ce li fa apparire. Visti da una finestra o da una porta, inquadrati in cornici domestiche, con gesti minimi rivelatori di qualcosa di nascosto che si manifesta all'improvviso, emergono con una tale intensità da permettere a chi legge di riconoscersi in loro e di ritrovare in quelle vite frammenti della propria. Lo fa, con i suoi quadri, anche Edward Hopper, richiamato alla memoria da molte scene di questo romanzo – negli interni di un pub, nel soggiorno di una casa modesta, sulla spiaggia in riva al mare – con le sue figure sospese nel tempo – una donna, un barista, una coppia seduta a un tavolo – di cui si intuiscono gli stati d'animo, tra solitudine, attesa e introspezione. Ambientato due decenni dopo gli eventi del suo precedente romanzo Brooklyn (2009), in Long Island Tòibìn racconta la vicenda della stessa protagonista, Eilis Lacey, ora quarantenne, sposata con Tony Fiorello, di origine italiana, due figli adolescenti, circondata dalla numerosa e un po' invadente famiglia di lui. La sua tranquilla esistenza viene sconvolta quando uno sconosciuto suona alla porta di casa e, in poche parole, le dice che suo marito ha messo incinta sua moglie: "Le garantisco che il padre non sono io. Non c'entro proprio niente (...) ma se qualcuno pensa che mi terrò in casa il marmocchio di un idraulico italiano facendo credere ai miei figli che è venuto al mondo in modo rispettabile come loro, si sbaglia di grosso. Perciò, appena nasce il piccolo bastardo, lo prendo e lo porto qui". Il suo rapporto con il marito entra in crisi: con la scusa degli ottant'anni di sua madre, Eilis decide di tornare a Enniscorthy, in Irlanda.

Nella sua città natale ritrova Jim Farrell, di cui era stata innamorata prima di partire per gli Stati Uniti. Eilis non sa che Jim ha ora una relazione con la sua amica d'infanzia, Nancy, vedova, che gestisce una friggitoria. I libri nascono dalla vita, si diceva: in questa storia inventata Tòibìn non racconta solo i fatti di Eilis, di Tony, di Nancy e di Jim ma penetra nelle loro coscienze, immagina i loro pensieri più nascosti, descrive le loro esitazioni, procedendo a una sorta di ricostruzione fenomenologica degli esseri umani, a una campionatura delle pulsioni, delle psicologie, delle incertezze con cui la gente affronta la quotidianità. Descrivendo semplicemente ciò che accade, Tòibìn ci fa entrare nei pensieri dei protagonisti, mettendoci a parte dei dubbi e del modo in cui interpretano le circostanze che modificano le loro vite: è un continuo mettersi nei panni degli altri, facendoci vedere le cose come ognuno le vede dal suo punto di vista, provare le emozioni che ognuno prova, ragionare come ragionano loro, tutto il contrario di una prospettiva oggettiva e distante, perché Tòibìn ama i suoi personaggi e li conosce profondamente.
Eppure, non prende mai le parti di nessuno: il narratore è un osservatore silenzioso e invisibile, lascia che siano le azioni e i pensieri a parlare per loro stessi. Eilis, per esempio: quando il lettore è portato a simpatizzare con lei, a comprendere il suo smarrimento e ad approvare la forza di volontà con cui dice di non volere "quel neonato in casa mia", ecco che Tòibìn introduce un dettaglio che la mette sotto una luce ambigua ma, non appena si inizia a giudicarla come una egoista, compare un nuovo elemento che la riabilita ai nostri occhi, rendendola comprensibile e umana. Un modo per costringerci a restare in una zona neutra, dove nessuna delle persone che incontriamo è mai del tutto buona o del tutto cattiva. Con tecnica sapiente Tòibìn riflette lo stato delle cose: gli individui sono sempre in contraddizione con sé stessi, mossi da desideri, paure e debolezze spesso in conflitto tra loro. L'autore non suggerisce mai chi, secondo lui, ha ragione o torto, ma fa in modo che sia il lettore a muoversi nel flusso degli avvenimenti e delle loro conseguenze al di là di ogni giudizio morale e lo lascia, anche alla fine, nell'incertezza. Per questo Long Island cela – in una narrazione apparentemente lieve, negli intrecci familiari, nei matrimoni, nei tradimenti – una durezza profonda, che non offre alcuna consolazione.
Le vite di chi lo anima non sono mai del tutto giustificabili o condannabili, ogni decisione porta con sé una conseguenza ambigua, ogni relazione è segnata da incomprensioni, esitazioni, meschinità, rimpianti. Nel trascorrere del tempo tutti cercano di adattarsi, di resistere, di trovare un compromesso tra ciò che vorrebbero e ciò che possono avere. Eilis è a tratti pragmatica, sicura, calcolatrice ma anche vulnerabile e capace di momenti di sincerità e di abbandono. L'esistenza che Long Island racconta non è tragica, ma è segnata da una tensione continua, fatta di scelte imperfette, di non detto, di silenzi pesanti. Dietro l'apparente ordinarietà della storia, Long Island mostra in modo mirabile, con lucidità e senza illusioni, l'inquietudine che accompagna ogni decisione e ogni rinuncia.
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